Don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri finalmente liberi!

Presto l'abbraccio di tutta la Diocesi di Vicenza

Liberi. Dopo due mesi la notizia tanto attesa ci ha finalmente raggiunto e lo ha fatto di domenica mattina. Mentre le comunità cristiane celebravano la messa nella festa dell’Ascensione, mentre in tutte le chiese risuonavano le parole rassicuranti di Gesù: “Ecco io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Il rapimento era avvenuto il 4 aprile, di venerdì, e da allora era iniziato un tempo di passione in cui speranze e angoscia, paure e fiducia avevano continuato a mescolarsi, soprattutto nel cuore del Vescovo, di don Arrigo Grendele e dei famigliari di don Giampaolo e don Gianantonio.

La preghiera, che non è mai venuta meno, aiutava a ridare serenità. La comunità diocesana si era riunita la sera stessa del rapimento a Lisiera, poi un mese dopo numerosissima a Monte Berico e di nuovo infine proprio sabato sera con un pellegrinaggio mariano lungo i portici del Santuario. Ma la preghiera per i nostri preti scandiva le giornate di tantissimi amici e conoscenti , delle loro comunità di origine e di servizio pastorale, di altri missionari e missionarie sparsi in tutto il mondo che si son fatti presenti incessantemente con mail, telefonate, lettere. 

In questi due mesi si è manifestata una grandissima solidarietà affettiva e spirituale che ci ha permesso di non perdere la fiducia. Non solo la fiducia nella liberazione, ma anche la fiducia sulla reale possibilità di costruire un mondo più giusto e fraterno, come don Gianantonio e don Giampaolo stavano facendo in terra d’Africa, amati dalla gente del posto (cristiani e musulmani, senza distinzione) per la loro generosità e la loro dedizione. 

Oltre alla preghiera ci ha aiutato in questi mesi quella fedeltà al quotidiano che il Vescovo per primo ha vissuto e ci ha insegnato. “La visita pastorale non si interrompe” – ha detto mons. Beniamino la mattina dopo il rapimento, pur visibilmente scosso dalla notizia. Il lavoro pastorale quotidiano, fatto giorno per giorno con amore è forse l’unico modo concreto per far fronte al male, anche quando questo si manifesta con un eccesso di violenza, che davvero fatichi a capire. Una quotidianità che per quanto possibile hanno voluto preservare anche don Maurizio e don Leopoldo con la loro scelta coraggiosa e, per certi versi, difficile da capire di restare comunque in Camerun, almeno fino al rilascio dei loro amici.

Presto potremo riabbracciarli tutti ed elevare insieme la nostra preghiera di ringraziamento al Signore che ha mutato le nostre lacrime in gioia.


Don Alessio Graziani