Festival Biblico 2015 Custodire il Creato, coltivare l’Umano. I risultati dell’inchiesta sull’impatto sociale e culturale del Festival

 
La presentazione del Festival Biblico 2015 è iniziata con l’annuncio che dopo Vicenza, Padova, Verona e Rovigo anche Trento ospiterà nella prossima edizione gli eventi della manifestazione, giunta al suo undicesimo anno di vita. Al tavolo dei relatori lunedì 19 gennaio erano presenti i due Presidenti, mons. Roberto Tommasi e don Ampelio Crema; il responsabile del programma prof. Leopoldo Sandonà, Guido Zovico e il prof. Andrea Bassi dell’Università di Bologna che ha presentato i risultati di una interessante ricerca sull’impatto sociale del Festival Biblico.

Mons. Tommasi ha voluto iniziare con un riferimento ai recenti attentati terroristici che hanno sconvolto la Francia e continuano ad insanguinare il continente africano. “L’Europa – ha detto don Roberto – ha sviluppato un’idea di libertà incondizionata, ovvero senza vincoli di sorta. Ma la convivenza civile e pacifica tra esseri umani esige la capacità di una società di autodeterminarsi in alcuni limiti che impediscano di precipitare nel bellum omnium contra omnes. La Bibbia è evidentemente in grado di offrire un contributo importante in tale compito educativo e sociale”.

Per don Ampelio Crema il Festival è un’occasione straordinaria per creare ponti e abbattere muri; per incontrarsi attorno ad un testo che dimostra sempre la sua attualità e significatività per la vita umana; per aggregarsi attorno idee e valori buoni che fanno crescere le singole persone e la comunità, sia civile che religiosa. La presenza dei rappresentanti delle maggiori istituzioni civili coinvolte nel progetto ha confermato tale consapevolezza, verso una manifestazione che – come ha sottolineato mons. Giancarlo Grandis di Verona – “aiuta ad incontrare la Bibbia e a dialogare a partire da un approccio culturale alla Scrittura, fondamentale quando quello confessionale è pregiudizialmente respinto da una maggioranza di persone”. 
 
 Proprio la riuscita di tale modalità di avvicinamento alla Bibbia è emersa anche dall’inchiesta sociologica realizzata dal prof. Bassi sui partecipanti al Festival per verificare se la mission di questa manifestazione (portare la Parola nelle strade, nelle piazze, tra la gente) è realizzata o meno.

Dai dati raccolti risulta che i partecipanti al Festival Biblico sono in prevalenza donne (quasi il 70 %); di età compresa tra il 44 e i 64 anni (55%) con una forte vita associativa (anche se poi la maggioranza partecipa al Festival singolarmente e non in gruppo) e una cultura medio alta (ben il 45% di laureati).

Da questi dati si può dedurre la buona riuscita del Festival, ma si individuano anche taluni ambiti che richiedono un maggiore impegno: il coinvolgimento dei giovani a partire dalle fasi di progettazione degli eventi; la ricerca di sinergie con il mondo dell’associazionismo; la possibilità di creare una “fondazione di comunità” per dare stabilità alla gestione dell’evento.

Appuntamento allora per tutti dal 21 maggio al 2 giugno con i cinque percorsi (esegetico, sociale, culturale, scientifico e della memoria) che ci porteranno ad esplorare il tema di quest’anno “Custodire il Creato, coltivare l’Umano”.

Alessio Graziani