I Vescovi del nord-est riflettono sulla presenza della Chiesa sul territorio. Un ricordo particolare per le vittime del terrorismo

 
Si è svolta a Cavallino (Venezia) il 7 e 8 gennaio l’annuale “due giorni” dei Vescovi del Triveneto, allargata anche ad alcuni sacerdoti e laici delle 15 Diocesi del Nordest, dedicata in quest’occasione ad approfondire il tema “Chiesa particolare e sua presenza sul territorio. Nuove opportunità”.
 
La prima parte dei lavori è stata utile per comporre un sintetico resoconto, curato dall’Arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato, delle varie esperienze in atto, senza dimenticare mai i criteri e i principi di fondo della vita della Chiesa: l’essere “missionaria”, fondata sui sacramenti e dotata di una originale struttura gerarchica. Ad oggi, non tutte le Diocesi del Triveneto stanno attuando nuove forme di organizzazione ecclesiale (cioè di presenza e azione pastorale della Chiesa sul territorio) stabili e autorevolmente promulgate dal Vescovo. Tutte, però, hanno programmi e progetti pastorali orientati a far crescere la comunione e la collaborazione.
 
I soggetti maggiormente stimolati ad aprirsi alla collaborazione e alla “novità” sono le parrocchie, anche sulla spinta della nota pastorale della Cei del 2004 “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” e, più recentemente, delle sollecitazioni giunte dall’ “Evangelii gaudium” di Papa Francesco. Vi è sostanziale convergenza nelle cause che hanno spinto a cercare nuove forme di organizzazione ecclesiale: la manifesta “insufficienza” della parrocchia, la carenza di sacerdoti, la maggiore mobilità della popolazione e il venir meno di molti “confini” geografici, la mutata condizione esistenziale, culturale e religiosa delle persone a cui la Chiesa è chiamata a predicare il Vangelo. Vi sono denominazioni diverse, a volte anche cambiate nel tempo, delle sperimentazioni avviate (in alcuni casi già oltre vent’anni fa): unità pastorali, zone pastorali, collaborazioni pastorali, equipe vicariali o di zona ecc. La diversità dei nomi indica talora, ma non sempre, anche delle differenze nell’impostazione. Sono state, in particolare, ascoltate più diffusamente le esperienze di 4 diocesi: Treviso, Vicenza, Trento e Concordia – Pordenone.
 
Nella seconda parte dei lavori si è poi aperto e sviluppato il dialogo, sia in gruppi che in assemblea, tra i presenti. I principali elementi evidenziati sono stati i seguenti:
– la consapevolezza che non è più “tempo di aggiustamenti” ma si è chiamati ad assumere, con pazienza e determinazione insieme, una sfida forte per rispondere oggi e in modo rinnovato all’esigenza di trasmettere il Vangelo, di stare – come Chiesa – tra le case delle gente e di offrire alle persone e alle comunità una reale esperienza di Cristo con l’indicazione di un cammino qualificato per essere discepoli autentici all’interno della Chiesa;
– la necessità, anche nell’articolazione delle nuove forme di organizzazione ecclesiale, di non piegarsi mai a tentazioni e soluzioni meramente organizzative o di prassi ma di tenere sempre ben presenti ed evidenti i criteri teologici ed ecclesiologici che guidano e orientano scelte e modalità specifiche;
– il rilievo emergente alla doppia e decisiva istanza, la comunione-fraternità e l’apertura missionaria, che fa riscoprire il nucleo originario e fondante della Chiesa;
– il ruolo tuttora fondamentale della realtà-parrocchia anche se, nello stesso tempo, si avverte che essa è messa alla prova da più parti e va perciò ripensata e ridisegnata;
– la riscoperta della centralità della Chiesa particolare, come presenza piena della Chiesa di Cristo sul territorio, al di là delle singole e temporanee articolazioni;
– la particolare cura ed attenzione da avere per i soggetti dell’azione pastorale e della missione della Chiesa – vescovi, sacerdoti, diaconi, persone consacrate, fedeli laici – nel rispetto del ministero e delle specificità di ognuno.
 
Il tema – è stato rilevato a conclusione della “due giorni” – rimane aperto e “fluido”, sia nelle denominazioni che nei contenuti delle nuove forme di vita ecclesiale; sarà perciò oggetto di un costante studio e aggiornamento di analisi ed esperienze tra i Vescovi e le Chiese del Triveneto.
 
Al termine dei lavori della successiva riunione della Conferenza Episcopale Triveneto, il Patriarca Moraglia ha infine invitato a ricordare le vittime della strage di Parigi e a pregare per i defunti e per i loro familiari, esprimendo l’auspicio che tale atto così fortemente irrazionale non generi ulteriori espressioni di violenza e di odio.