DIOCESI DI VICENZA
RITO DELLE ESEQUIE

Indicazioni Pastorali

 
La liturgia cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la resurrezione dei morti.(RE Premesse 1)
 
La seconda edizione del Rito delle esequie in lingua italiana presentata ufficialmente lo scorso 2 marzo 2012 e obbligatoriamente in uso a partire dal 02 novembre 2012, propone un accompagnamento, da parte di tutta la comunità, del defunto dal letto di morte sino al sepolcro, attraverso una ampia e articolata proposta rituale.
Per una significativa celebrazione delle esequie, pertanto, la Diocesi di Vicenza stabilisce le seguenti indicazioni pastorali, da comunicare ai fedeli delle comunità cristiane, alle agenzie funebri e a tutti gli operatori del settore (fioristi, organisti, ministri del canto etc.) e alle quali i presbiteri e i responsabili delle comunità sono impegnati ad attenersi.

1. Al momento della morte di un proprio caro, i familiari informino direttamente quanto prima la Parrocchia, anche qualora ci si rivolgesse immediatamente ad una Impresa funebre.
La data e l’ora del funerale vengano stabilite con i responsabili della Comunità cristiana, direttamente o attraverso l’intermediazione dell’impresa funebre, in modo da tener conto anche della vita e degli impegni della Comunità parrocchiale.
 
2. Attraverso le diverse tappe celebrative delle esequie la Chiesa annuncia che la morte è una realtà comunitaria, poiché la persona defunta non è esistita solo per i suoi cari, ma in quanto credente è stata parte della comunità cristiana e come cittadino è stata membro della città degli uomini. Per questo è opportuno incoraggiare la preferenza per la celebrazione nella chiesa della comunità a cui si appartiene, piuttosto che nelle cappelle  degli ospedali, dei cimiteri e delle case di riposo.
 
3. In una delle sere che precedono le esequie, la comunità familiare è invitata a pregare per il proprio caro defunto. La Veglia può essere svolta in casa o in chiesa;
la comunità cristiana si farà vicina ai familiari attraverso il prete o un altro ministro laico o religioso/a incaricato e appositamente mandato per guidare la preghiera.
Pur mantenendo la prassi del rosario, è auspicabile qualificare liturgicamente la Veglia con una proclamazione più specifica della Parola di Dio, con opportuni e brevi interventi, non senza qualche elemento che si richiami alla devozione popolare.
In questa veglia è possibile dare spazio alle “testimonianze / ricordo” da parte di familiari, amici e delle varie associazioni a cui il defunto ha partecipato durante la sua vita. Una di queste testimonianze, concordata precedentemente tra i familiari e il parroco, può essere collocata, prima dell’ultimo saluto, al momento delle esequie.
 
4. Un momento delicato è costituito dalla chiusura della bara, quando il volto del defunto scompare per sempre dalla vista dei familiari: è importante viverlo nella preghiera. Se, però, la salma si trova all’obitorio sta diventando sempre più difficile per il parroco essere presente; anche i cappellani d’ospedale, vivono la medesima difficoltà. Per questo (come prevede il Rituale) la celebrazione della chiusura della bara potrà essere guidata da un rappresentante della comunità (ministro della consolazione) oppure affidata agli stessi familiari. In tal caso il parroco attenderà la salma alla porta della chiesa. Le comunità parrocchiali sono chiamate ad individuare al più presto le persone da incaricare per questo compito e di curarne la formazione secondo il progetto predisposto dall’Ufficio liturgico diocesano.
 
5. Le esequie, in chiesa, possono essere celebrate con la liturgia della Parola o con la Messa. La famiglia del defunto può scegliere, in dialogo col sacerdote, una delle due modalità in coerenza con la effettiva partecipazione del defunto alla Messa nel corso della sua esistenza. Nell’uno e nell’altro caso la comunità cristiana cura l’intera celebrazione con la presenza di tutti i ministeri che essa è in grado di esprimere (lettori, cantori, organista, ministri della comunione, ministri della consolazione ecc…). Si ricorda che il funerale con la Liturgia della Parola mantiene tutta la dignità di celebrazione cristiana della Chiesa! Questa forma celebrativa, inoltre, lascia uno spazio più ampio per un adattamento delle parole e dei gesti che esprimono la vicinanza e la preghiera nel lutto.

6. I fiori, posti accanto al feretro, esprimono l’affetto verso il defunto, i legami di amicizia che si prolungano oltre la morte e la speranza che egli possa ritrovare il giardino del Paradiso. La ricchezza comunicativa di questo segno può, però, essere vanificata quando c’è esagerazione e ostentazione. Agli sprechi per le onoranze funebri si preferiscano piuttosto autentici gesti di solidarietà a vantaggio di reali necessità.
I fiori portati per l’arredo della chiesa e posti davanti all’altare e all’ambone, sono un atto di offerta al Signore e alla comunità, per cui dopo la celebrazione è opportuno lasciarli in chiesa, a ornamento della casa di Dio. Anche la raccolta delle offerte in chiesa, se viene fatta, come ha stabilito il Sinodo della Chiesa Vicentina (n. 99), va destinata dalla parrocchia a una iniziativa di bene.
 

7. La bara normalmente porta incisi segni e figure cristiani che, durante la celebrazione, è opportuno rimangano visibili. È preferibile sistemare altri oggetti, (ricordo di appartenenze a gruppi, testimonianza di passioni vissute etc.), nelle vicinanze, piuttosto che sopra la bara, dove, invece, può essere collocato il Libro della Parola di Dio che illumina il cammino dei fedeli, ne nutre la fede, rafforza la speranza, accende la carità. Bandiere, gagliardetti etc, vanno tenuti fuori dall’area presbiterale, in zona discosta rispetto all’altare.
 
8. Le intenzioni della Preghiera dei fedeli vanno preparate con i familiari e con il gruppo liturgico (o con i ministri della consolazione). Non ci si limiti a pregare per il solo defunto, ma si abbracci tutta la realtà ecclesiale e sociale. Il prete verifichi le intenzioni, le corregga, dia loro il giusto ordine prima della Messa. Eventuali altre preghiere possono essere raccolte e consegnate ai familiari alla fine della celebrazione.

9. Il rito delle esequie già prevede la possibilità dell’intervento di una persona che pronunci brevi parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto. Altri interventi e testimonianze, se non sono stati fatti in occasione della Veglia, siano collocati comunque fuori dalla celebrazione eucaristica (prima o al cimitero). Va evitata l’esecuzione di canti o musiche estranei alla liturgia.
 
10. Tenuto conto che sempre più spesso al rito dell’ultima raccomandazione e commiato l’assemblea si scioglie e solo i familiari accompagnano il feretro al luogo della sepoltura, la celebrazione in chiesa si conclude sempre con la benedizione e il congedo.
 
11. Terminata la celebrazione in chiesa, la salma viene accompagnata al cimitero. Infatti, il rito delle esequie ha il significato di un ‘accompagnamento’, pertanto termina con la deposizione del corpo nella tomba. Le agenzie funebri siano di aiuto per ricordare ai familiari l’importanza di procedere subito verso il luogo della sepoltura.
 
12. La processione al cimitero è, ormai, fattibile solo là dove il cimitero non dista molto dalla chiesa. Quando si svolge, la processione può essere accompagnata nella preghiera dal prete (o dal diacono), oppure da un ministro della consolazione, segno della presenza della comunità.

13. Al cimitero, in assenza del prete o del diacono, la comunità si rende presente attraverso un ministro della consolazione che accompagna questo momento con la luce della Parola di Dio e con il conforto di quella preghiera che esprime e alimenta la speranza cristiana.

14. La Chiesa cattolica ha sempre preferito la sepoltura del corpo dei defunti come forma più idonea ad esprimere la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre. Tuttavia, in assenza di motivazioni contrarie alla fede, non si oppone alla cremazione. In tal caso la celebrazione liturgica precede la cremazione e si ritiene conclusa solo al momento della deposizione dell’urna in cimitero.
La Chiesa è, però, decisamente contraria alla prassi di spargere le ceneri oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, luogo della memoria che raccoglie la comunità intorno al ricordo dei propri morti. Tale prassi, infatti, sottintende una concezione privatistica della morte in contrasto con il significato delle esequie cristiane.

15. Le preghiere nel luogo della cremazione e per la deposizione dell’urna in cimitero vengono affidate a uno dei familiari, attraverso un sussidio che sarà fornito dalla Diocesi.