“Insieme per la Missione”. Ottobre volge al termine, ma l’impegno continua

Ottobre, il Mese Missionario, volge al termine. In Diocesi di Vicenza è da sempre un tempo vissuto intensamente non solo per le due grandi iniziative della Veglia in Cattedrale e dell’animazione della Giornata mondiale nelle parrocchie, ma anche per la bella consuetudine presente in tante comunità di chiedere al Signore, per intercessione di Maria, di proteggere e accompagnare il servizio dei missionari nel mondo con la preghiera quotidiana del rosario.

Anno dopo anno, inoltre, a ottobre riparte la proposta che il l’Ufficio missionario e le varie Congregazioni religiose rivolgono in modo specifico ai giovani della diocesi. Si tratta di “Insieme per la Missione”, un cammino biennale che mira a formare una coscienza missionaria attraverso l’esperienza diretta.

«L’idea di offrire questa occasione ai giovani da 20 a 35 anni risale al 2000, grazie all’impegno di padre Luciano Bicego dei Saveriani e mons. Giacomo Bravo, allora direttore dell’Ufficio missionario diocesano  – premette don Luciano Bertelli della Pia Società San Gaetano, la Congregazione che a Casa Immacolata di Vicenza ospita gli incontri per il 2013-2014 -. Negli anni successivi, in particolare con l’arrivo di don Arrigo Grendele alla guida del Centro Missionario, la proposta si è via via perfezionata fino al modello attuale, che coinvolge un po’ tutti gli Istituti religiosi del Vicentino presenti in terra di missione».

Don Luciano, com’è articolato il cammino di “Insieme per la Missione”.
«Si svolge in due anni. Nel primo si preparano i giovani a vivere un’esperienza, della durata di circa un mese, in terra di missione, mentre nel secondo essi sono accompagnati a rileggerla e a condividerla».

In che cosa consiste la preparazione?
«Innanzitutto si aiutano i giovani a capire da quali motivazioni sono mossi. Incaricato di questo è soprattutto don Andrea Peruffo, della Pastorale vocazionale, che li incontra uno a uno personalmente. Poi si procede a formare i vari gruppi riunendo i giovani che condivideranno la stessa meta, perciò si lavora sulla conoscenza reciproca e sull’affiatamento. Infine c’è la presentazione delle diverse realtà a cui i gruppi sono destinati. Questo prevede aspetti molto concreti, perfino quello che deve essere portato nello zaino perché l’esperienza sia buona».

Poi c’è il viaggio missionario.
«I vari gruppi vengono inviati nelle Comunità religiose presenti un po’ in tutte le terre di missione. I giovani sono consapevoli che non vanno a salvare il mondo, ma a condividere. Inoltre sanno che non devono guardare gli altri popoli con occhi occidentali. Infatti, durante il primo anno sono stati preparati a guardare, ascoltare e conoscere senza giudicare usi e situazioni sociali e politiche».

Non è cosa facile.
«Si tratta di una esperienza molto forte, perfino dura. Per questo c’è il gruppo: ci si sostiene a vicenda. Poi sono  importantissimi l’accoglienza e l’accompagnamento in loco garantiti dalle varie Congregazioni religiose».

Dopo il viaggio missionario, l’esperienza continua…
«Ai giovani che rientrano dopo un mese in terra di missione chiediamo: “Ora che siete tornati, che cosa pensate di fare?”. Così il secondo anno è dedicato alla rielaborazione personale e alla ricerca di una dimensione missionaria stabile nella propria esistenza. I giovani tornano con domande forti: aiutarli a rispondere è importante sia sotto il profilo della fede, sia a riguardo delle loro scelte di vita. Ci sono giovani che chiedono di essere accompagnati nel discernimento vocazionale, altri che decidono di ripetere l’esperienza missionaria. Tutti, comunque, condividono quanto vissuto portando la propria testimonianza nelle parrocchie, specie tra i giovani».

Don Luciano, “Insieme per la Missione” è un cammino impegnativo non solo per la serietà richiesta, ma anche per l’alto costo che un viaggio in terre lontane può comportare.
«Tenuto conto che il costo del viaggio può essere un problema, proponiamo pure mete vicine, per esempio Vigardolo o Crotone. L’esperienza missionaria si può fare ovunque…».

 

Ciò che conta è che a questi cuori giovani non sia negata l’occasione di diventare “cuori missionari”.