La Cattedrale di Vicenza

Santa Maria Annunciata

La Cattedrale di Vicenza si impone per la particolarità della sua facciata e la cupola palladiana sul panorama cittadino. Nelle losanghe sotto gli archetti del secondo ordine della facciata si legge sia la data, 1467, sia l’invocazione “Ave Maria” che ricorda la Vergine titolare della Cattedrale.

Siamo di fronte ad un imponente edificio tardo gotico, in parte ricostruito dopo i bombardamenti del 1944. L’attuale è l’ultima di una serie di costruzioni che insistono l’una sull’altra, perché i cristiani di Vicenza hanno eretto la chiesa madre, a partire dal sec. III, sempre sullo stesso posto.

Sotto la Cattedrale esistono i resti di edifici romani di qualità, con pavimenti in mosaico e stanze riscaldate. Era una zona insediativa importante, con un’edilizia prestigiosa, servita da una strada lastricata a basoli, parallela al decumano principale (corso Palladio), i cui resti – in parte visibili – corrono a tre metri di profondità dal piano di calpestio.

All’interno di una villa si notano, con sufficiente chiarezza, le modificazioni di due ambienti che furono congiunti e trasformati per essere un luogo deputato a riunioni sicuramente importanti (sec. III). Alcuni studiosi vi leggono l’antica domus ecclesiae.

I muri romani dell’edificio servirono successivamente per il primo edificio rettangolare absidato, costruito dopo la pace di Costantino (inizi sec. IV), la prima Cattedrale che si presentava pubblicamente nello spazio urbano dell’antica Vicetia.

Nel sec. V si costruisce una vasta aula tripartita, una basilica a tre navate con abside semicircolare, con il pavimento musivo policromo e varie iscrizioni. Sono rimasti lacerti del disegno del mosaico pavimentale della navata centrale, che conservano due “tabulae” iscritte, coi nomi degli offerenti.

Questa basilica – dedicata alla santa martire Eufemia – sarà la chiesa Cattedrale di Vicenza per tutta l’epoca longobarda e carolingia, con arricchimenti lapidei interessanti.

È del 1066 la prima citazione della “basilica S. Mariae […] sedes episcopalis”.

La maior ecclesia di Vicenza con il vescovo Girolamo (1000 c.-1013) subisce delle trasformazioni: un grandioso impianto a tre absidi è venuto alla luce sotto la cripta attuale della Cattedrale, mentre a marcare la distinzione delle tre navate rimangono due doppie file di pilastri in laterizio: quelli interni a forma di croce, quelli perimetrali con sezione a T. Siamo nel X-XI secolo. La chiesa era larga circa 25 metri, a cinque navate, con la navata suddivisa in sette campate.

Il perimetro della basilica coincideva con l’attuale, anche se era più lunga di 16 metri verso l’ingresso. Risistemata dopo il gran terremoto del 1117, la cattedrale era sede sia di culto che di pubbliche riunioni (documentate nel 1164 e 1167). Nel 1189 il Consiglio plenario del Comune era riunito in Duomo sotto la presidenza del vescovo.

L’edificio compromesso per i danni subiti dal saccheggio della città ad opera di Federico II (1236), doveva essere rifatto. Nella seconda metà del sec. XIII si costruisce una nuova Cattedrale. Sull’architrave della porta meridionale corre la bellissima iscrizione datata 1290, relativa alla fine dei lavori al tempo del vescovo Pietro De Saracenis (1287-95) e del canonico e fabbricere Vincenzo Picciga.

L’apertura di cappelle laterali, rompendo i muri maestri, causò un dissesto del duomo e dal 1430 si avvertì l’urgenza di ricostruirla. L’impresa costruttiva del duomo durò dal 1444 al 1467, e si impegnarono i vescovi Pietro Barbo (1451-64) e Marco Barbo (1464-71).

Nell’ottavo decennio del sec. XV, il progettista Lorenzo da Bologna si impegna nel dare vita alla nuova cappella maggiore del Duomo, cui subentra (1482) nell’esecuzione dei lavori Angelo da Verona che abbandona l’anno seguente. Nel 1505 è la volta di Bernardino da Milano e Rocco da Vicenza, ma il cantiere si arresta per la guerra di Cambrai. Verso il 1530 terza fase di lavori che trova un’accelerazione quando nel 1538 Vicenza doveva ospitare il Concilio che poi si farà a Trento. Dopo la metà degli anni ’50 abbiamo la fase finale della realizzazione dell’abside, (già con la sua tribuna e la cripta sottostante) con la costruzione del tamburo e della cupola di Palladio (1558-1565). A un’altissima facciata veniva a corrispondere una tribuna altrettanto elevata e una fabbrica che la sequenza delle cappelle accentuava in larghezza.

Nel maggio 1560 il canonico Paolo Almerico commissionava la porta settentrionale del Duomo.

Le cronache ci ricordano una cattedrale continuamente bisognosa di restauri e consolidamenti della navata, del coro, della copertura della cappella maggiore. L’intervento più significativo si ebbe con il vescovo Giuseppe Civran (1660-79): ricostruita la cupola che versava in uno stato rovinoso (1666-68), rese sontuoso lo spazio presbiteriale con gli stalli dei canonici, il trono vescovile, i dipinti, gli stucchi, gli angeli della balaustra. L’opera conclusa nel 1682, dopo la morte del vescovo, è lo splendido paramento che decora l’abside e fa da solenne contorno all’altare Dell’Acqua.

Nei secoli XVIII e XIX continuano i lavori di sistemazione delle cappelle perimetrali, di consolidamento, di restauro della facciata, sistemazione del pavimento, riparazione e abbellimento.

Il primo conflitto mondiale lasciò inalterato il duomo, ma l’edificio sarà pesantemente colpito nella seconda guerra mondiale. Il devastante bombardamento del 14 maggio 1944 e le successive incursioni aeree del 4 gennaio e del 18 marzo 1945 distrusse gran parte della navata, bruciò la volta della navata e delle cappelle, lesionò le cappelle meridionali, la facciata. Non erano toccate le cappelle settentrionali e l’abside. Affreschi, dipinti, altari erano irrimediabilmente perduti.

La ricostruzione, impegnativa e onerosa, voluta dal vescovo Carlo Zinato (1943-71) si concretizzò grazie all’attività del Soprintendente arch. Ferdinando Forlati e a Giuseppe Chemello e durò dal 1946 al 1950.

Nuovi lavori di restauro, promossi in prima persona dal vescovo Pietro G. Nonis (1988-2003) iniziarono nel 1988, concludendosi nel 2001 e 2002, arrivando al ripristino dell’apparto decorativo del presbiterio. L’ultimo intervento di riguardo è stata la ridefinizione dell’arredo liturgico del presbiterio ad opera dello scultore Pino Castagna (2009).

 

Testo tratto da: La Cattedrale di Vicenza: guida storico artistica, Antiga Edizioni 2012

Esterno

Interno verso l’Altare Maggiore

Interno verso l’ingresso

Cappella maggiore