La celebrazione del Sacramento della Confermazione

Con una Nota sui padrini della Cresima

PREMESSA
 
Le presenti indicazioni nascono dall’esigenza, emersa in questi anni, di assicurare alla celebrazione del sacramento della Confermazione il rispetto della sua struttura liturgica, elaborata nel tempo dalla Chiesa, alla luce di una creatività presente nelle parrocchie della Diocesi a volte poco attenta alla dignità del Sacramento e più preoccupata a dare spazio ad un protagonismo personale, che rischia di appesantire il rito e di sacrificare colui che sempre è il vero protagonista della liturgia della Chiesa: Gesù Cristo.
 
Non si tratta di mortificare la fatica e l’impegno di presbiteri, religiose e catechiste, che con ammirevole disponibilità seguono e preparano gli adolescenti della nostra Chiesa a ricevere la Confermazione. La preoccupazione, che giustifica questo testo, è da ricercare nel desiderio di fedeltà all’azione liturgica della Chiesa, mediante la quale il popolo di Dio celebra il mistero di Cristo Signore, culmine e fonte della vita cristiana.
 
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ASPETTO LITURGICO

La celebrazione del sacramento della Confermazione è normata dal Rito della Confermazione, i cui Praenotanda, assieme al nuovo Ordinamento Generale del Messale Romano, costituiscono un punto di riferimento imprescindibile, a partire dal quale è possibile dare spazio alla creatività senza stravolgere il significato dell’atto liturgico.
 
Alla luce di questi testi è opportuno tenere presente quanto segue.
 
Celebrando normalmente la Confermazione durante la Santa Messa domenicale è auspicabile che la Liturgia della Parola sia quella del giorno con la possibilità di cambiare la seconda lettura con un testo tratto dal lezionario proprio del Rito della Confermazione.
Durante i tempi di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua i brani biblici siano quelli propri, trattandosi di periodi particolarmente significativi dell’anno liturgico.
La liturgia della Parola veda proclamate le tre letture previste secondo la traduzione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana. Pertanto l’uso della traduzione interconfessionale è da escludere.
 
Il rito del Sacramento nelle sue varie parti coincida con il testo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana. Sono da tralasciare altre formule non approvate di rinuncia al male e di professione di fede.
 
La preghiera dei fedeli, che segue il rito della Confermazione, sia costituita da un numero contenuto di intenzioni, brevi e dirette nella formulazione, che esprimano la preghiera per la Chiesa universale, la comunità diocesana e parrocchiale, la società civile, i cresimati. Il rispetto, nella proclamazione delle intenzioni, dell’ordine indicato aiuta la coscienza di una vera appartenenza ecclesiale.
 
La presentazione dei doni rischia spesso di trasformarsi in una carrellata di segni che poco o nulla hanno a che fare con questa precisa azione della liturgia.
Doni essenziali da presentare sono il pane ed il vino, che diventano il Corpo ed il Sangue del Signore. Altri doni hanno senso se sono tali, perché destinati al presidente dell’assemblea,  ai cresimati o situazioni precise di necessità. Non ha alcun senso portare all’altare oggetti che risultano poi non essere doni ma semplicemente richiamo ad impegni di vita. 
Gli altri doni presentati è bene vengano collocati in luogo dignitoso ma non sull’altare, dove trovano collocazione solo il pane ed il vino per la celebrazione eucaristica.
L’uso di accompagnare questa azione con delle didascalie è da scoraggiare, poiché i segni sono tali quando esprimono di per se stessi quanto viene invece proposto dalle spiegazioni.
 
Bisogna ribadire che non è corretto far intervenire tutta l’assemblea quando le formule sono tipicamente presidenziali, come è evidente, ad esempio, nella dossologia che conclude la Preghiera Eucaristica e nella Preghiera per l’unità della Chiesa che introduce il Rito della pace (erroneamente presentata come “preghiera per la pace nel mondo”, senso piuttosto dell’embolismo al Padre nostro). Il Vescovo chiede un gesto di buona volontà a tutte le Comunità parrocchiali nel rispettare le indicazioni liturgiche anche in questi particolari.
 
I canti per la celebrazione siano scelti tenendo presenti i vari momenti della liturgia e con l’attenzione di coinvolgere l’assemblea e in particolare i ragazzi.
Per quanto riguarda il canto si vedano anche le indicazioni del Vescovo ai Cori parrocchiali (Collegamento pastorale n. 25 dell’11 novembre 2004).
È da tralasciare, poiché non previsto dalle stesse norme liturgiche, l’esecuzione di un canto allo scambio del gesto di pace. Invece va incoraggiato il canto dell’Agnello di Dio come ulteriore preparazione all’incontro con il Signore nella Comunione.
 
Per la distribuzione della Comunione è possibile avvalersi dell’aiuto di ministri straordinari solo nei casi in cui il numero dei ministri ordinati (vescovo, presbitero, diacono) non risulti sufficiente alle necessità determinate dall’assemblea.

 
ASPETTO PASTORALE 
 
Il sacramento della Confermazione è un avvenimento comunitario, anche se coinvolge singole persone. La celebrazione pertanto non sia preparata solo con i ragazzi e i genitori interessati: tutta la ministerialità presente in Parrocchia deve essere coinvolta per una liturgia che manifesti veramente il volto comunitario della Chiesa e la pluralità di compiti e ministeri che la animano. Nel contempo è indispensabile assicurare quella “sobrietà” e “normalità” che favoriranno la partecipazione sempre più attiva e consapevole della ordinaria assemblea festiva che si riunisce per l’Eucaristia.
 
La figura del padrino o della madrina ricopre un significato preciso nel contesto della celebrazione del Sacramento. Il parroco è responsabile del rispetto preciso delle norme indicate dalla Chiesa, la quale attribuisce al padrino o madrina un significato importante ed esigente (vedi a questo proposito la Nota allegata).
 
Il senso di gratitudine e di riconoscenza nei confronti dei catechisti e della catechiste, che hanno accompagnato i cresimati nel cammino di preparazione al sacramento della Confermazione, è comprensibile e doveroso. Esso però è bene si manifesti al di fuori della celebrazione liturgica, in un ambiente appropriato diverso dalla chiesa.
 
Il desiderio di riprendere con telecamera o con fotografie la celebrazione della Confermazione è altrettanto comprensibile. È però consigliabile che un solo operatore intervenga, possibilmente munito del patentino rilasciato dalla Diocesi al termine di un Corso di preparazione liturgica per fotografi e cineoperatori, per non disturbare la celebrazione e non distrarre l’assemblea.  
 
Gli eventuali sussidi siano concordati con la Segreteria vescovile prima della stampa. In ogni caso si segnalino le sostituzioni di letture o quanto differisce dalle presenti indicazioni.
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NOTA SUI PADRINI DELLA CRESIMA
 
Si ritiene opportuno richiamare le disposizioni e gli orientamenti della Chiesa anche su questo aspetto della Confermazione.
 
I criteri per la scelta dei padrini della cresima sono indicati dal can. 893 del Codice di Diritto Canonico, che rinvia a quanto prescritto dal can. 874 per i padrini del battesimo.
 
Va detto subito che non possono fungere da padrini i genitori: ciò è chiaramente escluso dal can. 874 § 1,5°. Il ruolo dei padrini è diverso da quello dei genitori. I padrini infatti sono chiamati ad affiancare i genitori nell’educazione cristiana dei figli, rappresentando la sollecitudine materna della comunità cristiana. L’importanza del ruolo dei genitori nella celebrazione della cresima può essere evidenziata in altri modi: ad es. richiamando il loro impegno nella presentazione dei cresimandi al vescovo, nelle preghiere dei fedeli, ecc.
 
La scelta del padrino spetta ai genitori o a chi ne fa le veci (can. 874 § 1,1°). E’ opportuno che il padrino della cresima sia lo stesso del battesimo (o meglio, uno dei padrini del battesimo, se come accade di solito, vi furono un padrino e una madrina). La persona prescelta dovrà avere compiuto i sedici anni di età (can. 874 § 1,2°).
 
Il can. 874 § 1,3° prescrive che il padrino sia cattolico, abbia già ricevuto la confermazione e l’eucaristia e conduca una vita conforme alla fede e al compito che si assume La natura stessa del compito del padrino esige che nella scelta si seguano non tanto criteri di parentela, di amicizia o di opportunità sociale, ma di esemplarità nella vita cristiana, tenendo conto che il padrino di per sé non rappresenta la famiglia, ma la comunità cristiana che sostiene l’impegno educativo della famiglia. In questo senso potrebbe essere significativa la scelta per questo compito di persone che nella comunità cristiana esercitano qualche ruolo educativo (ad es. catechisti, animatori) o qualche altro ministero.
 
I genitori dovranno preoccuparsi di scegliere una persona la cui vita sia coerente con la pienezza di testimonianza che deve dare al ragazzo. Pertanto si dovrà trattare di un cristiano che partecipa con regolarità all’eucaristia domenicale e alla vita della parrocchia, in modo da essere di esempio al ragazzo e di poterlo incoraggiare e sostenere a diventare lui stesso membro attivo della comunità cristiana. Alla luce di questo criterio non possono svolgere il compito di padrini coloro che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari (conviventi di fatto, cattolici sposati solo civilmente, divorziati risposati cf. CEI; Direttorio di pastorale familiare n. 218): tali situazioni, infatti, al di là delle disposizioni soggettive dei singoli, impediscono oggettivamente quella pienezza di testimonianza cristiana che il compito di padrino esige.
 
È opportuno che i parroci informino per tempo le famiglie dei ragazzi che si preparano alla cresima sui criteri per scegliere il padrino e sui requisiti che questi deve avere (in particolare, visto il diffondersi di convivenza e di nuovi matrimoni dopo il divorzio, la condizione matrimoniale regolare) in modo da evitare spiacevoli sorprese dell’ultimo momento, quando già le famiglie hanno fatto la loro scelta.