Misericordiosi come il Padre (10): Don Lodovico: la misericordia impegna ad essere presenti nella vita delle persone

 
Dopo aver raccontato tante esperienze di misericordia da parte di laici, singoli o coppie, della nostra Diocesi, abbiamo incontrato anche un sacerdote che ha svolto diversi incarichi nella chiesa vicentina. Mons. Lodovico Furian, ex vicario generale, presta ora servizio nell’unità pastorale di Araceli a Vicenza.

 Don Lodovico, cosa significa per un sacerdote ed in particolare per Lei essere misericordioso?Per me, la misericordia coincide con il perdono che non è dimenticare o mettere una pietra sopra: questa modalità lascerebbe infatti le ferite aperte. Misericordia è rimettere in piedi una persona ferita e guarirne le ferite. Significa suscitare le risorse, far ripartire il cammino e, con esso, la vita di quella persona.Questa è la misericordia che Dio ha per ciascuno di noi e così dev’essere la misericordia che ognuno di noi vive verso i propri fratelli e sorelle. La misericordia, come prete, è una dimensione importante, ma ritengo che sia importante anche per quanti nella società hanno incarichi di responsabilità, soprattutto di carattere educativo. La scelta di vivere la misericordia comporta anche di evitare di valutare negativamente una persona perché siamo preoccupati di garantirci che sia stata ben compresa qualche raccomandazione, che quella persona voglia davvero cambiare vita… Se agiamo così, facciamo i calcoli che, però, non hanno nulla a che fare con la misericordia. Questi fanno parte di un passaggio necessario, ma che dev’essere distinto e successivo da quello della misericordia. Dobbiamo evitare di valutare/giudicare soprattutto con l’umiliazione perché così facendo perdiamo quella persona e non la si guadagna più. Agendo con l’ottica della misericordia, il rapporto con gli altri diventa più delicato e più impegnativo, perché significa prendere per mano quella persona, vuol dire esserci per senso di responsabilità, farsi carico, informarsi non in modo inquisitorio… non è però buonismo.Mi sembra che essere misericordiosi comporti lo sforzo di saper risuonare con le gioie e le sofferenze degli altri: significa farsi cassa di risonanza per gli altri con verità, non “ad arte” per mestiere… è una dimensione che sconfina con la compassione… Ci racconta un episodio vissuto di misericordia?  Distinguo innanzi tutto la misericordia ricevuta da quella offerta agli altri.Per quanto riguarda la misericordia ricevuta, non voglio raccontare episodi precisi, ma l’ho sperimentata quando pensavo che gli altri potessero aver vissuto delle ferite per causa mia. Temevo di trovare delle porte chiuse, delle durezze…invece, ho trovato misericordia e accoglienza, soprattutto negli 8 anni da vicario generale. Rispetto alla misericordia offerta ad altri, ho notato che, quando sono riuscito a svestirmi dei ruoli che ricoprivo (insegnante, preside o rettore del seminario…), ho avuto il coraggio di rischiare l’abbraccio e la consolazione verso la persona che incontravo. Il piccolo seme della consolazione rimane dentro e cresce. Incontrare mons. Furian significa incontrare la sua mitezza, la sua scelta di discrezione, di esserci senza clamori, ma soprattutto significa vedere due occhi profondi, pieni di volti e storie che la vita gli ha affidato. Nelle sue parole espresse con pacatezza risuona una grande saggezza custodita nella relazione con il Signore. Mentre raccontava, i suoi occhi sembravano riflettere le diverse esperienze vissute che ha preferito continuare a custodire nel cuore, mentre la sua vita si è già fatta cassa buona di risonanza per tante gioie e tanti dolori. Ringraziamo don Lodovico per aver sottolineato la dimensione educativa e formativa della misericordia, ma anche per il suo “esserci stato” a fianco di tanti con misericordia e riservatezza grandi.

Naike Monique Borgo