REGOLAMENTO del CONSIGLIO PASTORALE UNITARIO
Bozza in via di sperimentazione – Aprile 2018
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Il presente testo è da intendersi come una proposta di regolamento, che deve ancora essere valutata dal Consiglio pastorale diocesano e dal Consiglio dei vicari, e che viene sottoposta alla sperimentazione nei prossimi mesi, in cui le comunità saranno chiamate a dare vita e organizzazione alle Unità Pastorali. Dalle osservazioni proposte da quanti lo metteranno in atto, potrà derivare un nuovo testo da promulgare dopo le opportune approvazioni.
Costituzione e compiti
1. In conformità a quanto stabilito nell’Orientamento 16 della Nota Pastorale della Diocesi di Vicenza “Spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro” (2018) e di precedenti pronunciamenti diocesani (“Laici e ministeri ecclesiali”, n. 21: “Possono essere molto utili alcuni momenti nei quali le diverse componenti della comunità vivono insieme qualche esperienza formativa…”; “Laici e ministeri ecclesiali”, n. 37; “Unità pastorali in cammino”, pp. 47-49, n. 10), è richiesta a tutte le Unità Pastorali della Diocesi di Vicenza la costituzione e il funzionamento del Consiglio pastorale Unitario (CPU).
Il presente regolamento, pur ancora in via di sperimentazione è stato elaborato in attuazione delle linee citate sopra, e va ritenuto vincolante nei suoi elementi essenziali per tutte le unità pastorali, formate da più di un anno, quindi con gli adattamenti resi necessari dalla grande diversità delle situazioni locali.
2. Il CPU è un gruppo di fedeli (presbiteri, diaconi, laici e consacrati) che, in rappresentanza e a servizio delle comunità cristiane che compongono l’unità pastorale, si impegna ad attuare la missione della Chiesa, comunità di fede, di culto e di carità. Esso è un’espressione significativa della ministerialità nella chiesa e costituisce il segno e lo strumento privilegiato per manifestare e vivere la comunione e la corresponsabilità all’interno dell’unità pastorale, fra presbiteri, diaconi, religiosi, laici, e fra i vari gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali.
3. Per un’azione efficace del CPU si esige che tra i membri si sviluppi un clima relazionale positivo, in grado di favorire l’attitudine all’ascolto reciproco e alla ricomposizione paziente delle inevitabili tensioni, in una paziente e fraterna condivisione di fede e di vita.
4. Il CPU ha un carattere consultivo (can. 536 § 2). Le sue scelte (anche se espresse normalmente con una votazione), che non dipendono esclusivamente dalla formazione di una maggioranza, si configurano come il risultato di un discernimento compiuto insieme, alla luce dello Spirito e con il contributo proprio di ogni persona e di ogni ministero ecclesiale (v. il successivo n. 10). In ogni caso, senza una ragione prevalente (in conformità al Vangelo e all’impegno della comunione) non ci si discosti dal voto del CPU, specie se concorde. Per questo motivo, l’attività del CPU dovrà essere accompagnata e illuminata dalla preghiera e dall’ascolto della Parola di Dio.
5. I compiti propri del CPU riguardano la programmazione e il coordinamento dell’attività pastorale dell’unità pastorale, al fine di promuovere la crescita della “cultura di comunione” (v. sopra, n. 2) e la dimensione missionaria e testimoniale della fede.
5.1. Spetta al CPU formulare il programma pastorale dell’unità pastorale, definendone gli obbiettivi, le priorità, le attività, i mezzi da impiegare, e le modalità della verifica. Tale impegno di programmazione riconosce comunque sempre il primato dell’iniziativa di Dio, e quindi si configura come
– una lettura attenta, obbedienziale e responsabile dei “segni dei tempi” che si rivelano nella vita concreta delle comunità, del territorio e del mondo (situazioni, problemi, attese…);
– una ricerca delle possibili risposte pastorali compiuta nell’orizzonte ecclesiale definito dalle reali esigenze delle comunità locali (segnalate anche dalle Assemblee parrocchiali, quando esse siano state convocate), dalle linee pastorali fissate dal Vescovo per tutta la diocesi, e dalle scelte maturate in vicariato.
Gli ambiti fondamentali della programmazione, da adattare alle diverse realtà locali, sono: l’evangelizzazione e la formazione alla fede, la vita liturgico-sacramentale, la promozione della comunione ecclesiale e dei ministeri, il servizio della carità e la condivisione verso i poveri, e il dialogo con il territorio.
5.2. La funzione di coordinamento del CPU si esprime anzitutto nell’individuazione delle linee programmatiche comuni, alle quali si ispireranno poi la progettazione e l’attività delle parrocchie e dei gruppi che svolgono servizi pastorali, e delle aggregazioni laicali ecclesiali, secondo l’identità e le modalità operative proprie di ciascuno. Il CPU si impegnerà nel favorire la conoscenza reciproca, il dialogo e la collaborazione fra i diversi soggetti comunitari operanti nelle parrocchie e avrà pure il compito di promuovere e coordinare tutte le attività che riguardano l’unità pastorale nel suo insieme e nelle quali sono coinvolte tutte le singole parrocchie, come celebrazioni comuni, percorsi formativi comuni, attività culturali e ricreative.
5.3. Attraverso la valorizzazione delle competenze dei laici, il CPU offre un’attenzione continuativa ai problemi del territorio, con particolare riferimento alle situazioni di povertà e di emarginazione, per esprimere su di essi valutazioni e orientamenti etici alla luce del Vangelo, e per articolare la programmazione pastorale in risposta alle situazioni reali. La Comunità cristiana potrà svolgere così con maggior efficacia il dialogo e offrire la collaborazione al territorio e alle istituzioni civili: il mondo della scuola, del lavoro, dello sport, della salute, dell’immigrazione, del sociale e della politica.
5.4. È compito del CPU fissare i criteri e decidere le scelte di fondo circa l’amministrazione e l’uso dei beni e delle strutture delle parrocchie che la compongono, in spirito di povertà, di collaborazione e di condivisione. Spetta quindi al CPU approvare il bilancio delle singole parrocchie, presentato dai rispettivi Consigli parrocchiali per gli affari economici (CPAE. V. Sinodo, nn.97-99, norme 23-26, 28; nn.141-142, norme 35-36; n.148, norma 38).
Quando il CPU affronta problemi di carattere amministrativo che interessano l’intera unità pastorale, siano invitati tutti i membri del CPAE delle singole parrocchie.
5.5. Secondo la periodicità definita dalla programmazione, il CPU verifica l’attuazione concreta delle scelte operate, ricercando le cause delle possibili difficoltà in funzione della progettazione successiva. Per questo, ogni anno, possibilmente in una giornata di preghiera e di studio, il CPU compie una verifica complessiva della vita dell’unità pastorale, in particolare sulle modalità con cui vengono vissute la comunione e la corresponsabilità.
5.6. Il CPU non ha compiti formativi e non gli spetta l’attuazione delle scelte proposte. La responsabilità di tale attuazione va affidata all’impegno della comunità, dei gruppi ministeriali, dei gruppi di servizio e delle aggregazioni ecclesiali in essa operanti.
6. Il CPU predispone l’ordine del giorno dell’Assemblea unitaria, che verrà convocata almeno una volta all’anno per la presentazione e la verifica della programmazione pastorale.
Composizione
7. La composizione del CPU esprima concretamente il volto e la vita delle parrocchie che compongono l’unità pastorale. È auspicabile che si passi da una preoccupazione di tipo rappresentativo (che “tutto” e “tutti” siano rappresentati) alla promozione della corresponsabilità pastorale e del buon funzionamento dell’organismo stesso. Allo scopo di seguito vengono indicati alcuni criteri.
7.1. Sono membri di diritto del CPU:
– il parroco, i co-parroci, altri sacerdoti e diaconi che svolgono un servizio pastorale stabile nell’unità pastorale, su mandato del Vescovo;
– I membri dei Gruppi Ministeriali.
Fanno inoltre parte del CPU:
– uno o due rappresentanti dei religiosi e religiose operanti nelle parrocchie;
– due rappresentanti dei ministri laici ai quali sia stato formalmente conferito un “ministero istituito” o “di fatto” (v. Laici e ministeri ecclesiali, nn. 8/3°, 9/4°, 46);
– due membri del CPAE, eletti dai colleghi, per ciascuna parrocchia;
– un rappresentante per ogni scuola materna parrocchiale;
– uno o due rappresentanti eletti dai Centri Pastorali per immigrati, là dove ci sono.
7.2 Una parte significativa dei membri del CPU è costituita da laici eletti in rappresentanza delle quattro dimensioni pastorali:
a) Dimensione liturgico-sacramentale. Esprime la dimensione orante e celebrativa della Chiesa (la vita liturgica). In essa confluiscono i ministeri di quanti animano le celebrazioni e la preghiera della comunità.
b) Dimensione dell’annuncio, l’evangelizzazione e la catechesi. Raccoglie la dimensione educativa della Chiesa (l’ascolto della Parola). Vi fanno parte coloro che si prodigano per la formazione nella comunità cristiana (catechesi); coloro che in molte maniere collaborano all’annuncio del Vangelo a quanti ancora non lo conoscono (missione); coloro che ricercano vie di dialogo e di comunione con i credenti di altre confessioni cristiane (ecumenismo) o altre religioni (dialogo interreligioso).
c) Dimensione della carità e fraternità ecclesiale. Manifesta la dimensione caritativa e fraterna della vita cristiana. Comprende tutte le forme con le quali la comunità si prende cura dei più piccoli e dei poveri, per sostenerli nelle loro necessità e per renderli protagonisti e responsabili della propria liberazione.
d) Dimensione sociale e culturale. Si tratta di un aspetto spesso trascurato dalle nostre comunità, più preoccupate di gestire l’esistente che di essere presenti nei luoghi della vita sociale. Ad essa vanno ricondotti quanti vivono la testimonianza credente nei diversi ambienti di vita e collaborano, assieme a tutti gli uomini di buona volontà, all’edificazione di una società più umana, fraterna e solidale.
A partire dalla propria specificità, tutte le realtà dell’unità pastorali (persone, gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali che svolgono un compito, un servizio o esprimono una responsabilità) si collocheranno dentro una dimensione precisa. Nel corso di un’assemblea alla quale partecipano i componenti dei singoli ambiti, vengono eletti i componenti del CPU, oppure vengono scelti i candidati che poi verranno eletti dalle parrocchie dell’Unità pastorale, secondo le modalità individuate dal CPU a partire da alcune esemplificazioni presenti in appendice.
Con questa modalità ci si aiuterà a superare il particolarismo, chiedendo agli eletti di saper esprimere una reale capacità di dialogo, comunione e competenza per e nella loro dimensione. Essi dunque non rappresenteranno un gruppo ma una dimensione pastorale condivisa da più soggetti e contribuiranno a programmare e coordinare una pastorale di comunione.
7.3 A seconda dell’opportunità, il parroco e i co-parroci, su suggerimento del Consiglio stesso, potranno nominare altri membri, con l’intento di integrare il CPU con alcune (massimo tre) presenze significative che non siano comprese nei quattro ambiti.
8. Nella elezione dei rappresentanti si osservino le prescrizioni del Codice di Diritto Canonico (v. cann. 119, 164-179) e della Diocesi:
– Sono elettori ed eleggibili i fedeli, che hanno domicilio o quasi domicilio in parrocchia, o che la frequentano abitualmente, hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, hanno compiuto 16 anni al momento delle elezioni, e non ne sono impediti a norma del CIC.
– Di norma non è rieleggibile al CPU chi già ne abbia fatto parte per due mandati di seguito. Il Consiglio Unitario uscente potrà valutare se in determinate circostanze (dovute a cause oggettive, quali ad esempio la momentanea difficoltà del ricambio ecc.) la regola debba essere rispettata o no.
– I candidati o i membri del CPU che intendono continuare o iniziare un’attività politica, valutino con attenzione (anche per trarne le opportune conseguenze) l’indicazione del Sinodo secondo la quale “particolare attenzione deve essere osservata prima di sommare incarichi pubblici e incarichi di responsabilità ecclesiale, per non implicare la comunità in scelte inevitabilmente opinabili” (n.135).
– è importante che chi accetta di fare parte al CPU sia informato circa il servizio che gli viene richiesto, e sia consapevole del fatto che esso esige persone mature nella fede, capaci di dialogo e di partecipazione assidua.
9. Le elezioni per la designazione dei membri del CPU (con l’indicazione dei tempi e degli adempimenti necessari) sono indette con adeguato anticipo prima della scadenza del mandato del CPP in carica. Il percorso necessario al rinnovo del CPU infatti non va considerato come una scadenza burocratica, ma rappresenta un’occasione propizia per rimotivare la partecipazione ecclesiale.
Sarà importante preparare con cura l’elezione all’interno delle dimensioni pastorali che dovranno incontrarsi e mettere a tema il senso della loro nuova organizzazione e le capacità richieste ai rappresentanti che verranno eletti.
Organismi
10. Presidente del CPU è il parroco moderatore. Il suo ruolo di presidenza “non è l’esercizio di un potere decisionale, ma il servizio del discernimento che, in forza del ministero apostolico, garantisce la fedeltà delle scelte (maturate insieme) al progetto di Dio (ricercato insieme)” (“Laici e ministeri ecclesiali”, n. 23).
11. Una Segreteria, eletta dal CPU nella sua prima riunione ufficiale, composta da: un Moderatore, un Segretario e da alcuni membri provenienti dal CPU, tra cui uno o due membri dei Gruppi Ministeriali. Collabora con il Presidente nel preparare il calendario delle riunioni e l’ordine del giorno dei singoli incontri.
Il presidente può avvalersi dell’aiuto della Segreteria per affrontare temi e casi di particolare urgenza, senza che ciò conduca a sminuire il ruolo del CPU.
12. Il Moderatore laico ha il compito di guidare le riunioni consiliari (in accordo con il Presidente), promuovendo e armonizzando la partecipazione di ogni membro, e favorendo la maturazione di soluzioni condivise.
13. Il Segretario verbalizza i lavori del CPU, provvede a inviare le convocazioni delle riunioni, tiene in ordine l’archivio, si incarica di rendere noto a tutte le comunità parrocchiali l’ordine del giorno delle riunioni, il lavoro svolto e le scelte operate, nelle forme che risulteranno convenienti (nel foglio parrocchiale, con un comunicato affisso alle porte della chiesa…).
14. Per quanto riguarda il rapporto fra i Gruppi Ministeriali e il Consiglio pastorale unitario, va ricordato che il CPU rimane il primo e fondamentale segno e strumento della comunione e della corresponsabilità nell’unità pastorale, per cui è suo compito programmare la vita delle parrocchie nei diversi aspetti. È invece compito proprio dei Gruppi Ministeriali animare e promuovere operativamente la vita della propria comunità secondo gli orientamenti proposti dal CPU, esercitando anche una funzione propositiva nei confronti del CPU.
Funzionamento
15. Il CPU è convocato dal Presidente possibilmente con ritmo bimestrale, secondo un calendario prefissato, e ogniqualvolta il Presidente lo ritenga necessario. La convocazione può essere richiesta anche da un quinto dei membri. Le riunioni sono valide se è presente almeno la maggioranza relativa dei membri del CPU.
16. Oggetto della trattazione sono soltanto gli argomenti previsti nell’ ordine del giorno predisposto dalla Segreteria. Singoli o gruppi possono presentare alla Segreteria la proposta di argomenti da inserire nell’ordine del giorno.
17. In apertura di riunione, dopo un conveniente tempo di preghiera, un viene data lettura del verbale della riunione precedente. I consiglieri possono chiedere rettifiche e chiarimenti, dopo di che il verbale viene approvato.
Ogni argomento viene presentato dal relatore incaricato. Esaurita la discussione e la riflessione comune, in caso di necessità i consiglieri passano alla votazione su precisi quesiti attinenti l’argomento e formulati dal moderatore.
La maggioranza richiesta per la votazione è quella semplice. È facoltà del Presidente chiedere la votazione con maggioranza qualificata (due terzi degli aventi diritto) al fine di salvaguardare la comunione operativa oppure su argomenti che ritiene particolarmente importanti per la vita dell’Unità pastorale. La votazione ha luogo generalmente per alzata di mano.
18. In linea generale le riunioni del CPU sono aperte a tutti i fedeli, che volessero partecipare, ma senza diritto di intervento. In casi particolari il Presidente, sentito il parere della Segreteria, può chiedere che il dibattito si svolga a porte chiuse.
19. Il CPU si rinnova ogni quattro anni. I membri che fanno parte del CPU a motivo dell’ufficio, decadono se lasciano tale incarico e vengono sostituiti da coloro che subentrano al loro posto. Dopo tre assenze ingiustificate, il membro decade automaticamente. Chi rinuncia o è impossibilitato a continuare nell’incarico, viene sostituito dal membro non eletto con il maggior numero di voti.
20. In talune occasioni, può rendersi utile convocare i rappresentanti del CPU, i componenti del gruppo ministeriale e i membri del CPAE di una determinata parrocchia, per risolvere questioni locali. Tale procedura può aiutare soprattutto nell’attuazione delle scelte unitarie, e non va usata in modo abituale, per non sovrapporre le responsabilità e per evitare l’accumulo dei compiti e delle riunioni (Orientamenti circa le unità pastorali – 2018 – Vedi Orientamento n. 16).
21. Lo studio di particolari problemi o di singole iniziative può essere affidato ad un gruppo di lavoro comprendente anche persone esterne al CPU, coinvolgendo in primo luogo i gruppi ecclesiali impegnati in quel particolare aspetto della vita ecclesiale.
22. La condivisione pastorale stabile e organica che si sviluppa nelle unità pastorali, deve diventare progressivamente anche condivisione delle risorse e dei beni materiali. Perciò in analogia con quanto stabilito dal Sinodo circa i rapporti fra CPU e CPAE e nel rispetto delle competenze dei singoli CPAE, almeno una volta all’anno va tenuto un incontro fra il consiglio unitario dell’unità pastorale e tutti i membri CPAE delle parrocchie dell’up, allo scopo di:
– definire insieme il contributo (economico, di ambienti ecc.) che ciascuna parrocchia, in base alla sua consistenza e alle sue possibilità, deve assicurare per lo svolgimento delle attività comuni e per l’accoglienza dei presbiteri (cf. indicazioni diocesane);
– valutare i modi e la possibilità di rendere progressivamente stabile la prassi dello scambio di aiuti economici e strutturali tra parrocchie nell’unità pastorali, soprattutto quando una di esse si trovasse in reali difficoltà.
23. Per le parrocchie che temporaneamente non sono in unità pastorale e per le Unità pastorali di recente istituzione, si faccia riferimento al “Regolamento del Consiglio pastorale Parrocchiale” aggiornato a Gennaio 2014 e a quanto indicato negli “Orientamenti circa le unità pastorali” del Gennaio 2018.
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