Regolamento del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Aggiornato a gennaio 2014

     
      Costituzione e compiti
      
      1. Nelle parrocchie della diocesi di Vicenza, la costituzione e il funzionamento del Consiglio pastorale parrocchiale (CPP) sono regolati dalle disposizioni generali del Codice di Diritto Canonico, dagli orientamenti e dalle norme del 25° Sinodo diocesano (vedi Documento conclusivo, alla voce “CPP” dell’Indice pastorale pag.167), e dalle indicazioni pastorali maturate nel cammino della Chiesa diocesana (vedi in particolare “Laici e ministeri ecclesiali”, nn.20-23, 32-37, 46; e “Unità pastorali in cammino”, pp.47-49, n.10). Il presente regolamento è stato elaborato in attuazione delle linee citate sopra, e va ritenuto obbligante per tutte le parrocchie, anche se con gli adattamenti resi necessari dalla grande diversità delle situazioni locali.
      
     2. Il CPP è ucollaborano, assieme a tutti gli uomini di buona volontà, all’edificazione di una società più umana, fraterna e solidale.
      Va infine assicurata la presenza nel CPP di un numero adeguato di membri eletti dalla comunità parrocchiale nel suo insieme, in un apposito contesto assembleare (es. alla fine delle messe di una particolare domenica, con l’opportuno preavviso), e mediante l’indicazione di alcune preferenze su di una lista predisposta dal CPP uscente. A tale scopo il CPP ascolterà e terrà presenti anche persone e realtà ecclesiali che pur essendo in sé significative non riescono normalmente ad avere voce e riconoscimento nella parrocchia, come ad esempio gli immigrati cattolici.
      L’elezione di alcuni membri in rappresentanza delle zone della parrocchia, potrà essere attuata, con distinte assemblee di voto, nel caso in cui l’articolazione zonale abbia una sua effettiva identità, espressa con iniziative pastorali stabilmente decentrate.
     
      7.3 A seconda dell’opportunità, il parroco potrà nominare non più di tre membri del CPP, con la prevalente preoccupazione di integrare il CPP con alcune presenze significative che non siano state promosse dai diversi passaggi elettivi.
     
      8. Nella elezione dei rappresentanti si osservino sostanzialmente le prescrizioni del Codice di Diritto Canonico (v. cann. 119, 164-179) e della Diocesi:
      – Sono elettori ed eleggibili i fedeli di ambo i sessi, che hanno domicilio o quasi domicilio in parrocchia, hanno ricevuto tutti e tre i sacramenti dell’iniziazione cristiana, hanno compiuto 16 anni al momento delle elezioni, e non ne sono impediti a norma del CIC.
      – Di norma non è rieleggibile al CPP chi già ne abbia fatto parte per due mandati di seguito. Eventuali eccezioni (dovute a cause oggettive, quali ad esempio la momentanea difficoltà del ricambio ecc.) vanno valutate dal CPP uscente.
      – I candidati o i membri del CPP che intendono continuare o iniziare un’attività politica, valutino con attenzione (anche per trarne le opportune conseguenze) l’indicazione del Sinodo secondo la quale “particolare attenzione deve essere osservata prima di sommare incarichi pubblici e incarichi di responsabilità ecclesiale, per non implicare la comunità in scelte inevitabilmente opinabili” (n.135).
      – E’ comunque importante che chi accetta di candidarsi al CPP sia informato circa il servizio che gli viene richiesto, e sia consapevole del fatto che esso esige persone mature nella fede, capaci di dialogo e di partecipazione assidua.
     
      9. Le elezioni per la designazione dei membri del CPP (con l’indicazione dei tempi e degli adempimenti necessari) sono indette con adeguato anticipo prima della scadenza del mandato del CPP in carica. Il percorso necessario al rinnovo del CPP infatti non va considerato come una scadenza burocratica, ma rappresenta un’occasione propizia per rimotivare la partecipazione ecclesiale.
      Sarà importante preparare con cura sia l’elezione a suffragio universale sia quella all’interno degli ambiti pastorali che dovranno incontrarsi e mettere a tema il senso della loro nuova organizzazione e le capacità richieste ai rappresentanti che verranno eletti.

      
      Organismi
      
      10. Presidente del CPP è il parroco. Il suo ruolo di presidenza “non è l’esercizio di un potere decisionale, ma il servizio del discernimento che, in forza del ministero apostolico, garantisce la fedeltà delle scelte (maturate insieme) al progetto di Dio (ricercato insieme)” (“Laici e ministeri ecclesiali”, n.23).
     
      11. Una Segreteria, composta dal Moderatore e dal Segretario del CPP, e da 2/3 persone elette dal CPP, collabora con il parroco-Presidente nel preparare il calendario delle riunioni e l’ordine del giorno dei singoli incontri.
      Il parroco può avvalersi dell’aiuto della Segreteria per affrontare temi e casi di particolare urgenza, senza che ciò conduca a sminuire il ruolo del CPP.
     
      12. La Segreteria nomina tra i membri del CPP un Moderatore laico, con il compito di guidare le riunioni consiliari (in accordo con il Presidente), promuovendo e armonizzando la partecipazione di ogni membro, e favorendo la maturazione di soluzioni condivise.
     
      13. La Segreteria nomina anche il Segretario del CPP, che diviene così membro effettivo della Segreteria stessa. Il Segretario verbalizza i lavori del CPP, provvede a inviare le convocazioni delle riunioni, tiene in ordine l’archivio, si incarica di rendere noto a tutta la comunità parrocchiale l’ordine del giorno delle riunioni, il lavoro svolto e le scelte operate, nelle forme che risulteranno convenienti (nel foglio parrocchiale, con un comunicato affisso alle porte della chiesa…).
     
      14. Lo studio di particolari problemi o di singole iniziative può essere affidato ad un gruppo di lavoro comprendente anche persone esterne al CPP, coinvolgendo in primo luogo i gruppi ecclesiali impegnati in quel particolare aspetto della vita ecclesiale.

      
      Funzionamento
      
      15. Il CPP è convocato dal Presidente possibilmente una volta al mese secondo un calendario prefissato, e ogniqualvolta il Presidente lo ritenga necessario. La convocazione può essere richiesta anche da un quinto dei membri. Le riunioni sono valide se è presente almeno la maggioranza dei membri.
     
      16. Oggetto della trattazione sono soltanto gli argomenti previsti nell’ ordine del giorno predisposto dalla Segreteria. Singoli o gruppi possono presentare alla Segreteria la proposta di argomenti da inserire nell’ordine del giorno.
     
      17. In apertura di riunione viene data lettura del verbale della riunione precedente. I consiglieri possono chiedere rettifiche e chiarimenti, dopo di che il verbale viene approvato per alzata di mano.
      Ogni argomento viene presentato dal relatore incaricato. Esaurita la discussione, i consiglieri passano alla votazione su chiari quesiti attinenti l’argomento e formulati dal moderatore.
      La maggioranza richiesta per la votazione è quella semplice, e gli assenti giustificati non vengono computati per la definizione del quorum necessario. È facoltà del Presidente chiedere la votazione con maggioranza qualificata (due terzi) al fine di salvaguardare la comunione operativa. La votazione ha luogo per alzata di mano. Solo le votazioni riguardanti le persone avvengono per scrutinio segreto.
     
      18. In linea generale le riunioni del CPP sono aperte a tutti i fedeli, che volessero partecipare, ma senza diritto di intervento. In casi particolari il Presidente, sentito il parere della Segreteria, può chiedere che il dibattito si svolga a porte chiuse.
     
      19. Il CPP si rinnova ogni quattro anni. I membri che fanno parte del CPP a motivo dell’ufficio, decadono se lasciano quell’ufficio e vengono sostituiti da coloro che subentrano al loro posto. Chi rinuncia o è impossibilitato a continuare nell’incarico, viene sostituito su designazione di coloro che rappresentava.

      
      Il Consiglio nell’unità pastorale
      
      20. L’aggregazione delle parrocchie nelle u.p. comporta una ridefinizione dei rispettivi CPP, sulla base dei criteri definiti nel documento diocesano “Unità pastorali in cammino” (vedi sopra n. 1).
     
      20.1. Per esprimere la comunione e la corresponsabilità delle parrocchie nel cammino comune, va istituito in ogni u.p. un organismo unitario di partecipazione, con il compito di programmare e gestire le scelte e le attività pastorali unitarie Questo organismo potrà svolgere con maggior efficacia il dialogo con il territorio e le sue istituzioni civili (il mondo della scuola, del lavoro, dello sport, della salute, dell’immigrazione, del sociale e della politica), compito che non sempre è possibile sia sostenuto dai singoli CPP. In particolari occasioni può diventare il porta-voce della zona pastorale.
      
      20.2. L’u.p. non sopprime le singole parrocchie, e quindi i rispettivi CPP sono il segno e lo strumento della partecipazione corresponsabile nella vita parrocchiale, soprattutto per l’attuazione locale delle scelte unitarie. La struttura e la funzione dei singoli CPP vanno però ridefinite e integrate in riferimento all’organismo unitario, per cui quanto più si svilupperà il cammino comune, tanto più i singoli CPP ridimensioneranno ambiti, modi e tempi operativi, per non sovrapporre le responsabilità e per evitare l’accumulo dei compiti e delle riunioni.
     
      20.3. Nelle parrocchie prive della presenza stabile del parroco, nelle quali venga istituito il gruppo ministeriale per l’animazione comunitaria (cfr. “Laici e ministeri ecclesiali”, n. 46), i laici componenti tale gruppo fanno parte di diritto del CPP, e il coordinatore del gruppo svolge la funzione di moderatore del CPP, in accordo con il parroco presidente.
      Per quanto riguarda il rapporto fra il GM e il Consiglio pastorale parrocchiale, va ricordato che il CPP rimane di per sé il primo e fondamentale segno e strumento della comunione e della corresponsabilità nella parrocchia, per cui è suo compito programmare la vita della parrocchia nei diven gruppo di fedeli (presbiteri, laici e consacrati) che, in rappresentanza e a servizio della comunità parrocchiale, cerca di attuare la missione della Chiesa, comunità di fede, di culto, e di carità. Esso è un’espressione significativa della ministerialità nella chiesa, e costituisce il segno e lo strumento privilegiato per manifestare e vivere la comunione e la corresponsabilità all’interno della parrocchia, fra presbiteri, religiosi, laici, e fra i vari gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali. La comunione ecclesiale comunque è autentica e rende possibile la missione del popolo di Dio nel mondo, quando si configura come “comunione aperta”, e cioè quando la parrocchia rifiuta ogni chiusura e si apre alla condivisione e alla collaborazione con le altre parrocchie, nella prospettiva e nello sviluppo delle unità pastorali (u.p.), nel vicariato e nella chiesa diocesana.
     
      3. Poiché nella vita comunitaria il primato va attribuito alle persone e non all’organizzazione, la vitalità del CPP esige che tra i membri si sviluppi un clima relazionale positivo, favorendo l’attitudine all’ascolto reciproco, e affrontando limpidamente e pazientemente le tensioni inevitabili. Vanno quindi promosse periodicamente alcune occasioni di incontro, nelle quali i membri del CPP non siano soltanto assorbiti dai problemi, ma possano condividere fraternamente l’esperienza di fede e di vita.
     
      4. Il CPP ha un carattere consultivo, perché le sue scelte (anche se espresse normalmente con una votazione) non possono dipendere esclusivamente dalla formazione di una maggioranza, ma devono configurarsi come il risultato di un discernimento compiuto insieme, alla luce dello Spirito e con il contributo proprio di ogni persona e di ogni ministero ecclesiale (vedi il successivo n.10). Per questo motivo, l’attività del CPP dovrà essere accompagnata e illuminata dalla preghiera e dall’ascolto della Parola di Dio.
      In ogni caso le indicazioni del CPP, specialmente se espresse all’unanimità, sono moralmente vincolanti.
     
      5. I compiti propri del CPP riguardano la programmazione e il coordinamento dell’attività pastorale della parrocchia, al fine di promuovere la crescita della “cultura di comunione” (vedi sopra, n.2).
     
      5.1. Spetta al CPP formulare il programma pastorale della parrocchia, definendone gli obbiettivi, le priorità, le attività, i mezzi da impiegare, e le modalità della verifica. Tale impegno di programmazione riconosce comunque sempre il primato dell’iniziativa di Dio, e quindi si configura come:
      – una lettura attenta, obbedienziale e responsabile dei “segni dei tempi” che si rivelano nella vita concreta della comunità, del territorio e del mondo (situazioni, problemi, attese…);
      – una ricerca delle possibili risposte pastorali compiuta nell’orizzonte ecclesiale definito dalle reali esigenze della comunità locale (segnalate anche dall’Assemblea parrocchiale, quando essa sia stata convocata), dalle linee pastorali fissate dal Vescovo per tutta la diocesi, e dalle scelte maturate in vicariato o nell’u.p..
      Gli ambiti fondamentali della programmazione, da adattare alle diverse realtà locrsi aspetti. E’ invece compito proprio del GM animare e promuovere operativamente la vita comunitaria, esercitando una funzione propositiva nei confronti del CPP, e ricevendone gli orientamenti programmatici per un cammino condiviso.
     
      21. L’organismo unitario di partecipazione dell’u.p. esprime (anche nella sua composizione) la partecipazione alla vita dell’u.p. di tutte le componenti ecclesiali delle parrocchie aggregate, e può assumere forme diverse.
     
      21.1. Nelle u.p. composte da più parrocchie affidate a parroci “in solidum” o a un unico parroco, oppure nel caso di parrocchie con parroco proprio, ma caratterizzate da un maturo cammino comune, può essere istituito il Consiglio pastorale unitario (CPU), le cui competenze sono analoghe a quelle stabilite per i CPP dal presente regolamento, con le seguenti precisazioni:
      – Il CPU è costituito dai presbiteri e da un adeguato numero di laici per ciascuna parrocchia, e dai rappresentanti delle comunità religiose operanti nel territorio dell’u.p.. I laici rappresentanti delle parrocchie nel CPU (con il parroco e con l’eventuale integrazione di qualche altra persona) costituiscono il CPP delle singole comunità, nello spirito e nei modi indicati sopra al n. 20.2.
      – Il CPU è convocato e presieduto dal parroco moderatore o coordinatore dell’u.p.,
     
      21.2. Nelle u.p. all’interno delle quali ogni parrocchia conserva il parroco proprio, o nelle u.p. in via di formazione, l’organismo unitario è costituito dal raccordo stabile e organico fra le Segreterie dei singoli CPP, le quali saranno convocate e presiedute dal parroco coordinatore dell’u.p., e si incontreranno con una periodicità definita per tutto ciò che riguarda il cammino unitario. I singoli CPP operano in sintonia con le scelte compiute insieme, traducendole nella vita della comunità locale e favorendo lo sviluppo delle iniziative unitarie.
     
      22. La condivisione pastorale stabile e organica che si sviluppa nelle u.p., deve diventare progressivamente anche condivisione delle risorse e dei beni materiali. Perciò in analogia con quanto stabilito dal Sinodo circa i rapporti fra CPP e CPAE e nel rispetto delle competenze dei singoli CPAE, almeno una volta all’anno va tenuto un incontro fra l’organismo unitario di partecipazione dell’u.p. e due rappresentanti per ciascun CPAE delle parrocchie aggregate, allo scopo di:
      – definire insieme il contributo (economico, di ambienti ecc.) che ciascuna parrocchia, in base alla sua consistenza e alle sue possibilità, deve assicurare per lo svolgimento delle attività comuni;
      – valutare i modi e la possibilità di rendere progressivamente stabile la prassi dello scambio di aiuti economici tra parrocchie nell’u.p. (nella forma del prestito ecc.), soprattutto quando una di esse si trovasse in reali difficoltà.
 
 
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ali, sono: l’evangelizzazione, la vita liturgico-sacramentale, la promozione della comunione ecclesiale e dei ministeri, il servizio e la condivisione verso i poveri, e il dialogo con il territorio.
     
      5.2. In particolare è compito del CPP fissare i criteri e decidere le scelte di fondo circa l’amministrazione e l’uso dei beni e delle strutture della parrocchia, in spirito di povertà e di condivisione. Spetta quindi al CPP approvare il bilancio dell’amministrazione parrocchiale sottoscritto dal Consiglio parrocchiale per gli affari economici (CPAE. vedi Sinodo, nn.97-99, norme 23-26, 28; nn.141-142, norme 35-36; n.148, norma 38).
      Quando il CPP affronta problemi di carattere amministrativo, sono presenti tutti i membri del CPAE.
     
      5.3. Attraverso la valorizzazione delle competenze dei laici, il CPP offre un’attenzione continuativa ai problemi del territorio, con particolare riferimento alle situazioni di povertà e di emarginazione, per esprimere su di essi giudizi e orientamenti etici alla luce del Vangelo, e per articolare la programmazione pastorale in risposta alle situazioni reali.
     
      5.4. La funzione di coordinamento del CPP si esprime anzitutto nell’individuazione delle linee programmatiche comuni, alle quali si ispireranno poi la progettazione e l’attività dei gruppi che svolgono servizi pastorali, e delle aggregazioni laicali ecclesiali, secondo l’identità e le modalità operative proprie di ciascuno. Il CPP si impegnerà pure nel favorire la conoscenza reciproca, il dialogo e la collaborazione fra i diversi soggetti comunitari operanti in parrocchia.
     
      5.5. Secondo la periodicità definita dalla programmazione, il CPP verifica l’attuazione concreta delle scelte operate, ricercando le cause delle possibili difficoltà in funzione della progettazione successiva. Ogni anno, possibilmente in una giornata di preghiera e di studio, il CPP compie una verifica complessiva della vita della parrocchia, e in particolare di come vengono vissute la comunione e la corresponsabilità.
     
      5.6. Non spetta al CPP l’attuazione delle scelte operate o di compiti formativi. La responsabilità di tale attuazione va affidata all’impegno della comunità, dei gruppi di servizio e delle aggregazioni ecclesiali in essa operanti.
     
      6. Il CPP predispone l’ordine del giorno dell’Assemblea parrocchiale, che verrà convocata almeno una volta all’anno per la presentazione e la verifica della programmazione pastorale.
      


      Composizione
      
      7. La composizione del CPP esprime concretamente il volto e la vita della parrocchia. È quindi compito dello stesso CPP definire la propria consistenza (indicativamente: da un minimo di otto membri per le piccole parrocchie, a un massimo di trenta per le parrocchie popolose) e la propria articolazione interna.
      Il CPP impegnandosi a garantire le più ampie opportunità possibili di partecipazione, è invitato a considerare attentamente il numero complessivo dei componenti passando da una preoccupazione di tipo rappresentativo (che “tutto” e “tutti” siano rappresentati) ad un’attenzione che la composizione promuova l’esercizio della corresponsabilità pastorale e il buon funzionamento dell’organismo stesso.
      Allo scopo di seguito vengono indicati alcuni criteri.
     
      7.1. Sono membri di diritto del CPP:
      – il parroco e gli altri sacerdoti e diaconi che svolgono un servizio pastorale stabile in parrocchia, su mandato del Vescovo;
      – una rappresentanza dei religiosi e religiose operanti in parrocchia;
      – i ministri laici ai quali sia stato formalmente conferito un “ministero istituito” o “di fatto” (vedi Laici e ministeri ecclesiali, nn. 8/3°, 9/4°, 46); due membri del CPAE, eletti dai colleghi; e un rappresentante del Comitato di gestione della scuola materna parrocchiale.
     
      7.2 Una parte significativa dei membri del CPP è costituita da laici eletti in rappresentanza dei quattro ambiti pastorali che raccolgono al loro interno i vari e diversi soggetti della comunità parrocchiale, nei modi e nelle proporzioni indicati di seguito.
      Si propone pertanto di organizzare la pastorale secondo quattro ambiti. A partire dalla propria specificità tutte le realtà pastorali della parrocchia (persone, gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali che svolgono un compito, un servizio o esprimono una responsabilità) si collocheranno dentro un ambito preciso.
      Ogni ambito esprimerà con elezione interna da 1 a 3 persone che saranno componenti del CPP.
      Con questa modalità ci si aiuterà a superare la rappresentatività chiedendo agli eletti di saper esprimere una reale capacità di dialogo, comunione e competenza per e nel loro ambito. Essi dunque non rappresenteranno un gruppo ma una dimensione pastorale condivisa da più soggetti e contribuiranno a programmare e coordinare una pastorale di comunione.
      I quattro ambiti pastorali sono.
      a) Ambito liturgico-sacramentale. Il primo ambito esprime la dimensione orante e celebrativa della Chiesa (la vita liturgica). In essa confluiscono i ministeri di quanti animano le celebrazioni e la preghiera della comunità.
      b) Ambito dell’annuncio, l’evangelizzazione e la catechesi. Il secondo ambito raccoglie la dimensione educativa della Chiesa (l’ascolto della Parola). Vi fanno parte coloro che si prodigano per la formazione nella comunità cristiana(catechesi); coloro che in molte maniere collaborano all’annuncio del Vangelo a quanti ancora non lo conoscono (missione); coloro che ricercano vie di dialogo e di comunione con i credenti di altre confessioni cristiane (ecumenismo) o altre religioni (dialogo interreligioso).
      c) Ambito della carità e fraternità ecclesiale. Il terzo ambito manifesta la dimensione caritativa e fraterna della vita cristiana. Comprende tutte le forme con le quali la comunità si prende cura dei più piccoli e dei poveri, per sostenerli nelle loro necessità e per renderli protagonisti e responsabili della propria liberazione.
      d) Ambito sociale e culturale. Si tratta di un aspetto spesso trascurato dalle nostre comunità, più preoccupate di gestire l’esistente che di essere presenti negli «areopaghi» della vita sociale. Ad essa vanno ricondotti quanti vivono la testimonianza credente nei diversi ambienti di vita e