Sabato 7 giugno 2014, vigilia della solennità di Pentecoste, alle ore 16.00, nella chiesa cattedrale di Santa Maria Annunciata di Vicenza, sei giovani riceveranno l’ordinazione presbiterale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Beniamino Pizziol, Vescovo di Vicenza.
Cinque saranno incardinati nelle diocesi di Vicenza:
Don Andrea Bruttomesso, 31 anni, originario della parrocchia di Santa Maria Assunta e San Martino di Chiampo, ha prestato servizio pastorale a Ognissanti di Arzignano.
Che cosa significa diventare preti nel 2014?
«Essere preti oggi significa saper guardare alla concretezza di un quotidiano fatto di differenti “umanità” – spiega il rettore del Seminario di Vicenza mons. Carlo Guidolin -. Nel contesto attuale, annunciare la fede in Gesù Cristo è annunciare qualcosa di nuovo. Per questo bisogna curare molto l’aspetto spirituale ed essere capaci di andare oltre il piccolo gregge di fedeli.
Il prete deve dialogare con quelle che Papa Francesco definisce le “periferie”, le quali non sono più i sobborghi o i margini, ma il centro stesso della nostra vita quotidiana. Sono proprio queste “periferie esistenziali” il contesto privilegiato di un’azione pastorale».
«Oggi il prete deve guardare agli altri con quello stile che il nostro Vescovo Beniamino definisce un “anticipo di fiducia”: deve cioè incontrare le persone senza distinguere se sono “lontane” o “vicine” alla Chiesa e alla fede. Deve dialogare con tutti.
E poi deve saper lavorare insieme, insieme con gli altri preti e anche con i laici. Anzi, tocca ai preti affermare la responsabilità dei laici e ciò non perché c’è penuria di presbiteri (il laico non è un ripiego quando i preti non bastano!)».
«Di più, credo siano favoriti perché sono cresciuti proprio in questi mutati contesti sociali e comunitari e sono già a servizio di una Chiesa che si sta edificando in modo nuovo. A loro, quindi, il compito di coltivare una nuova idea dell’essere prete: non più al centro di tutto, ma capace di coinvolgere e responsabilizzare tutti; non l’esperto della pianificazione e dell’organizzazione, ma l’uomo di fede che sa stare con la gente nella dimensione feriale della vita».
LA COMUNITA’ DEL SEMINARIO LA VICENDA DEI PRETI “FIDEI DONUM” IN CAMERUN
Tutta la comunità del Seminario ha vissuto e condiviso i giorni del rapimento di don Gianantonio Allegri e don Giampaolo Marta attraverso la preghiera e il ricordo quotidiano.
«La dura vicenda dei nostri confratelli in Camerun non ha scoraggiato né intaccato minimamente la vocazione dei nostri giovani candidati al presbiterato – racconta mons. Carlo Guidolin -. Al contrario, li ha confermati nella prospettiva della missione, che, come sappiamo, va vissuta in ogni contesto di vita, non solo in Paesi lontani e in altri continenti. Soprattutto, per loro è stata significativa la testimonianza offerta dal nostro Vescovo in questo frangente: egli si è fatto vicino in tutti i modi che gli sono stati possibili ai confratelli rapiti e ha sempre guardato con speranza all’azione del Signore. La fede di mons. Pizziol ha sostenuto tutti».