Storie di un’accoglienza possibile

Poleo, Novale e Valdagno non hanno paura dei migranti

 
Mentre da tante parti del Veneto si levano urla di protesta e si minacciano muri, ci sono luoghi dove invece le porte si aprono e l’accoglienza diventa realtà. Senza clamore.
 
È il caso della parrocchia di Poleo a Schio, dove sono arrivati da pochi giorni cinque migranti, e di Valdagno dove, dopo la parrocchia di Novale, anche l’Amministrazione comunale ha scelto di rispondere positivamente alla richiesta della Prefettura di dare accoglienza. Una risposta che nei fatti si è tradotta nella collaborazione con la Cooperativa Studio Progetto di Cornedo, che gestisce l’intervento, e nella concessione in affitto degli spazi dell’ex asilo notturno di via Molini d’Agno: qui dai primi di luglio sono ospitati 10 nigeriani e 2 gambiani.
 
«Stiamo solo facendo la nostra parte, di fronte a una situazione di emergenza e a un bisogno reale», spiega il sindaco di Valdagno Giancarlo Acerbi che aggiunge: «Abbiamo forti riserve su come la questione dei migranti è stata finora gestita, ma questo non fa venire meno il dovere di collaborare. Sarebbe stato opportuno attivare subito, come in altre zone, dei tavoli territoriali per programmare una migliore e più equa distribuzione tra i Comuni, evitando possibili tensioni nelle comunità».
 
Tensioni che finora non ci sono state a Valdagno, dove – oltre agli ultimi 12 arrivati, accolti nella struttura della zona industriale -, altri 10 migranti sono presenti a Novale (5 gestiti da Studio Progetto e 5 da un gruppo di volontari afferenti alla parrocchia) e 10 nell’area a confine tra Cornedo e Valdagno. «Già nel 2011 avevamo dato la nostra disponibilità e avviato dei percorsi di accoglienza. Ora, con questa nuova emergenza, ci siamo nuovamente messi a disposizione», sottolineano da Studio Progetto, spiegando come si attua la collaborazione. «In base alla convenzione firmata con la Prefettura, assicuriamo una prima assistenza materiale: vitto, alloggio, vestiario e contributo economico assegnato. Dopo il primo periodo di accoglienza, si avvia un percorso di integrazione nel territorio, che comprende l’insegnamento della lingua italiana e lo svolgimento di attività di volontariato. Si dà quindi il via a un percorso di avvicinamento al lavoro, anche attraverso l’iscrizione alle liste del Centro per l’impiego e delle agenzie per il lavoro e l’attivazione di tirocini di inserimento lavorativo. Tutto questo in attesa che vengano valutate le domande per il permesso di soggiorno o lo status di rifugiato: una strada che dipende dalle storie personali di questi giovani e che può durare più di un anno».
 
Oltre a Studio Progetto, a occuparsi della gestione dei migranti a Valdagno è anche il gruppo di volontari “Novale Accogliente” che, su invito di don Vincenzo e in collaborazione con la Caritas, ha avviato a maggio un progetto di accoglienza negli spazi della canonica. «L’esperienza continua e non si sono mai verificati problemi con la comunità – spiega Gabriella, che segue il progetto sin dal suo inizio -. Da una quindicina di giorni, ai tre ragazzi del Mali già presenti se ne sono aggiunti altri due e ora siamo così in una nuova fase di adattamento. Per fortuna sono aumentati anche i volontari e cerchiamo di proporre diverse attività, a partire dalla scuola di italiano, per tenerli occupati e aiutarli a integrarsi».
 
Volontari sono anche i protagonisti del progetto di accoglienza a cinque giovani del Mali che dal 20 luglio sono ospiti nella canonica di Poleo a Schio.  «Sono arrivati spaesati e timorosi. Per questo il nostro primo compito sarà fargli capire che noi siamo qui per aiutarli – dice don Andrea Mazzon -. Si è creato un gruppo di una ventina di volontari, che li seguirà, dall’insegnamento della lingua allo svolgimento di piccoli lavori».
 
Nelle parole di Don Andrea non viene nascosta la consapevolezza delle possibili difficoltà ma, allo stesso tempo, traspare l’entusiasmo per quest’esperienza. «Sento – spiega – che stiamo facendo una cosa meravigliosa. La comunità cristiana praticante ha sentito l’appello e si sta facendo carico di un problema. Abbiamo capito che tocca a noi dare una risposta. E che questa risposta si chiama carità».
 
 
Vincenzo Grandi
 
Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana