Torna a Vicenza il ritratto di mons. Matteo Priuli

Fu Vescovo ai tempi del Palladio


Il Museo Diocesano, grazie al contributo della Fondazione Roi, ha acquisito il Ritratto del vescovo di Vicenza Matteo Priuli (1565-1579). Il dipinto ritorna così dopo molto tempo nella Diocesi di Vicenza che si è impegnata a farlo restaurare.
 
Per sottolineare l’importanza dell’avvenimento, tale ritratto sarà presentato al pubblico sabato 15 febbraio 2014, alle ore 11.00, nella sede del Museo in piazza Duomo n. 12.
 
L’incontro avrà inizio con gli interventi del Vicario Generale mons. Lodovico Furian e del presidente della Fondazione “Giuseppe Roi” Gianni Zonin.

Quindi, dopo una breve illustrazione della vita del Vescovo Priuli a cura del direttore del Museo Diocesano mons. Francesco Gasparini, il professor Fernando Rigon introdurrà “Il ritratto: presenza di un’assenza”, sottolineando perché sia importante aver recuperato quest’opera per la storia della nostra Diocesi.


«Quest’opera ritorna finalmente “a casa”, in Vescovado e nel Museo Diocesano, e ci restituisce l’immagine di un vescovo che fu decisivo per la vita della nostra Chiesa locale – spiega mons. Franesco Gasparini -. Il ritratto, infatti, ci fa ammirare in tutta la sua fierezza mons. Matteo Priuli, seduto su un’importante poltrona, con uno sguardo intenso e deciso e con la destra appoggiata sopra un orologio, quasi un ricordo di quel “memento mori” che accompagna la fragilità dei giorni e della vita».
 
Veneziano di origini, il Vescovo Priuli già dal suo arrivo a Vicenza, nel 1565, si trovò ad affrontare notevoli difficoltà, in quanto la Chiesa berica, rimasta senza vescovi residenti per quasi un secolo, necessitava di essere urgentemente e profondamente rinnovata.

Mons. Matteo Priuli indisse ben tre sinodi di riforma e intraprese una serie di interventi in tutti i settori della vita ecclesiale. Preoccupato del rinnovamento del clero e della formazione dei laici, fondò il Seminario Diocesano – uno dei primi al mondo – e compose un Catechismo.

Fortemente provato dalla resistenza del Capitolo della Cattedrale al suo impegno per ripristinare l’autorità vescovile, nel 1579 decise di ritirarsi nella sua casa a Venezia, dove morì nel 1595.
 

Va infine ricordato che nel 1565 per l’ingresso di mons. Priuli a Vicenza fu chiamato a ornare il percorso cittadino nientemeno che Andrea Palladio.