Cinquant’anni di vita episcopale di mons. Bernardo Cazzaro
Una Messa a Monte Berico per festeggiare l’Arcivescovo servita

«I momenti più belli per un Vescovo? Quando ordina sacerdoti, perché dà alla Chiesa nuovi ministri». Risponde nel clima della comunione con tutto l’ordine episcopale, monsignor Savino Bernardo Cazzaro, classe 1924, che questo 13 febbraio 2014 festeggia ben 50 anni di consacrazione a Vescovo.

E aggiunge: «Ma un Vescovo è felice anche quando presiede alla professione religiosa di monaci e frati, monache e suore, quando ordina nuovi diaconi, quando incontra laici maturi, impegnati a crescere nella fede e che con la propria vita sanno rendere ragione del Battesimo ricevuto…».
 
A fargli festa, con una Santa Messa celebrata alle ore 11.00 nella Basilica di Monte Berico, saranno i Vescovi di Vicenza e Treviso e i confratelli serviti di Vicenza.  

Nato ad Abbazia Pisani di Vila del Conte, in provincia di Padova, monsignor Cazzaro è stato ordinato sacerdote nel 1949, in seno all’Ordine dei Servi di Maria. Terminati gli studi di Teologia a Roma e di Lettere e Filosofia a Milano, nel dicembre 1963 papa Paolo VI lo ha nominato Vescovo Vicario Apostolico di Aysén, nella Patagonia cilena. Perciò, dopo aver ricevuto, nel febbraio 1964, la consacrazione episcopale nella Basilica di Monte Berico, monsignor Cazzaro si è trasferito in Cile dove ha guidato la Chiesa di Aysén per 24 anni e per 13 la Provincia ecclesiastica australe, essendo stato nominato Arcivescovo di Puerto Montt da Giovanni Paolo II, nel 1988. Raggiunti i limiti di età, nel 2001 è tornato in Italia, stabilendosi a Monte Berico. 

Come Papa Francesco, anche monsignor Bernardo Cazzaro ha a cuore la Chiesa latinoamericana, con la sua storia di sofferenza e tribolazione, ma anche di scelte profetiche e coraggiose.

«In America Latina – spiega – ci sono popolazioni che hanno conosciuto il cristianesimo fin dai tempi di Colombo, ma ce ne sono altre alle quali i missionari sono arrivati 60 anni fa. E io sono stato inviato proprio a queste ultime. Si tratta di popoli giovani, perciò capaci di accogliere agevolmente nella propria vita gli insegnamenti della Chiesa e del Vangelo».

Proprio questa grande capacità di porsi in modo positivo verso le “cose nuove” è – secondo l’Arcivescovo Cazzaro – uno dei tratti che più differenzia gli europei dai latinoamericani. «In Italia abbiamo una immensa ricchezza di fede e i valori cristiani sono diventati cultura. Al tempo stesso, però, qui si sono consolidate tradizioni che, di fronte all’evolvere delle situazioni, non hanno saputo cogliere i “segni dei tempi” e sono diventate un peso».

«Qui in Europa siamo vecchi e anchilosati», chiosa il Presule e si affida alle potenzialità dei giovani: «A loro spetta il compito di rimuovere il vecchiume, preparandosi adeguatamente e, se serve, imparando dai cileni, che sono “snelli” nel decidere e capaci di improntare i loro rapporti alla rettitudine».

E sono esemplari anche in campo politico, «mentre in Italia siamo stati avvelenati di “statismo”, con uno Stato pretenzioso che pensa di essere il padrone dei cittadini e vuole riservarsi perfino il diritto dell’educazione della gioventù», afferma l’Arcivescovo emerito di Puerto Montt senza celare la preoccupazione per la difficile situazione delle scuole paritarie cattoliche.

Tornando con la memoria alla sua esperienza episcopale, conclude: «I problemi che noi Vescovi siamo chiamati ad affrontare non sono mai semplici» ed eleva lo sguardo sull’immagine della Madonna di Monte Berico.

E’ facile comprendere da dove mons. Bernardo Cazzaro abbia attinto la saggezza e la forza per il suo lungo servizio alla Chiesa. Sulle sue labbra, infatti, riaffiorano le parole della preghiera del Santo di cui porta il nome divenute il suo motto di Vescovo: “Respice stellam, voca Mariam”, “Guarda la stella, invoca Maria”.
 

Luca de Marzi