Tre domande a….Suor Maria Luisa Bertuzzo

Consacrate per richiamare il mondo alla bellezza della vita interiore

 
Iniziamo una serie di approfondimenti legati al mondo della vita consacrata con un’intervista a suor Maria Luisa Bertuzzo delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria. Originaria di Montecchio Precalcino ha fatto la professione religiosa solenne nel 1983. Attualmente è responsabile della comunità di Contrà San Francesco Vecchio a Vicenza.
 
Attraverso quali strade ed esperienze hai sentito la chiamata alla vita religiosa?
Ritengo siano essenzialmente due gli elementi dai quali ha avuto origine la mia scelta o, meglio, quello che mi ha portato a rispondere affermativamente all’idea di poter spendere la mia vita nell’appartenenza ad una famiglia religiosa. Prima di tutto l’interrogativo su cosa fare della mia vita: volevo coniugare il desiderio di essere “utile” agli altri con le esigenze del Vangelo, con la sequela di Gesù che per me era fondamentale. In secondo luogo l’appartenenza alla comunità cristiana, la mia parrocchia, della quale era parte viva anche una comunità religiosa di suore orsoline, nella quale vedevo concretamente vissute queste due caratteristiche!
 
Quale testimonianza porta una consacrata nel mondo d’oggi?
La vita religiosa è la vita della persona che vive la consacrazione battesimale con modalità concrete specifiche: la vita comune e i voti. Pertanto con la nostra esistenza, con le scelte che compiamo, lo stile di vita, le priorità date, diciamo ad ogni credente l’importanza della vita fraterna (cioè di stabilire relazioni riconciliate con tutti) e poi la gioia di vivere in ascolto della Parola del Signore (obbedienza), nella condivisione dei beni (povertà), nel rispetto dell’altro, coltivando un cuore “monaco” cioè unificato nell’amore per Dio (verginità).
Il documento sulla vita consacrata dice che essa è “una delle tracce concrete che la Trinità lascia nella storia, perché gli uomini possano avvertire il fascino e la nostalgia della bellezza divina”. Bellissimo! Ogni persona, anche non credente, ha una sua vita interiore, la vita spirituale. La vita religiosa ha questo compito: richiamare alla consapevolezza del bisogno di interiorità presente in tutti. Allora le comunità religiose non si identificano per quello che fanno, ma per quello che sono. Questa contemplazione si traduce poi in “missione”, cioè in opere concrete di servizio.

Come vivete come Orsoline l’anno per la vita consacrata?
Nelle comunità ci proponiamo di rivedere il nostro stile di vita e i nostri impegni di servizio alla luce della grande esortazione del Papa, Evangelii Gaudium, che invita tutti alla conversione:“Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno.”
Ma siccome l’anno della vita consacrata non è fatto per i religiosi (loro dovrebbero già sapere di che cosa si tratta!) ci proponiamo di viverlo non tanto internamente, quanto là dove siamo presenti, nel campo educativo, pastorale sociale e culturale Lo faremo con la consapevolezza di essere parte viva del grande popolo di Dio, la Chiesa, che vogliamo amare nello spirito di servizio che ci è proprio, sempre considerando le parole di papa Francesco: “Resta chiaro che Gesù Cristo…ci vuole come uomini e donne del popolo. Questa non è l’opinione di un Papa né un’opzione pastorale tra altre possibili; sono indicazioni della Parola di Dio così chiare, dirette ed evidenti che non hanno bisogno di interpretazioni che toglierebbero ad esse forza interpellante.”
 
Alessio Graziani