Verso una nuova presenza di Chiesa sul territorio: don Marchesini annuncia due importanti momenti diocesani

 Siamo in mezzo al guado». È una delle immagini usate da don Flavio Marchesini, direttore dell’Ufficio per il coordinamento della pastorale, per descrivere la situazione della Chiesa vicentina in questa delicata e complessa stagione di cambiamenti che ha come obiettivo – nelle parole del vescovo Beniamino – “rendere la Chiesa diocesana capace di vivere meglio le dimensioni della corresponsabilità e sinodalità”.Per superare questo guado, la Diocesi si è data due appuntamenti: l’Assemblea diocesana per zone pastorali del prossimo 22 settembre e l’appuntamento unitario del 14 gennaio 2018.Dallo scorso anno, il Vescovo e la Diocesi si sono dati luoghi e momenti per riflettere, confrontarsi e discernere, nel desiderio di aiutare ciascun fedele e ciascuna comunità a crescere nella consapevolezza, nella comunione e nel rinnovato impegno dell’evangelizzazione. Iniziata con un lavoro specifico dei consigli pastorale diocesano e presbiterale, la fase di ascolto si è concretizzata con l’incontro del Vescovo con tutti i vicariati raggruppati in dieci zone pastorali.
I due Consigli in particolare si sono confrontati su quale dovrebbe essere, nel contesto delle unità pastorali, il ruolo del prete dei laici, in questo nuovo modo di essere comunità. Gli incontri in corso nelle dieci zone pastorali, in cui è stata suddivisa la diocesi, (gli appuntamenti termineranno ai primi di giugno) sono serviti al Vescovo per ascoltare il vissuto delle diverse parrocchie e unità pastorali a partire da una griglia di tre domande alle quali ogni realtà è stata chiamata a rispondere.
«Alla fine degli incontri – spiega Marchesini – si sono raccolte le diverse sintesi e ora un gruppo di lavoro, formato da una ventina tra preti e laici, le sta esaminando per arrivare a una prima sintesi. Da questo lavoro si dovranno ricavare le proposizioni che saranno sottoposte all’Assemblea diocesana che si terrà – nelle dieci zone pastorali – il prossimo 22 settembre. Le proposizioni – spiega il direttore dell’Ufficio per il coordinamento della pastorale – avranno la forma di domande alle quali le singole zone pastorali saranno chiamate a rispondere». Quanto emergerà, servirà al vescovo Pizziol per scrivere la lettera che sarà consegnata a tutta la Diocesi il 14 gennaio 2018 in un momento celebrativo conclusivo del percorso.«L’auspicio è che la conclusione di questo lavoro ci possa consegnare indicazioni che permettano di camminare in modo più sicuro e unitario, superando così il guado in cui ci troviamo. Il dato del calo dei preti è un fatto oggettivo. Oggi ci sono in Diocesi circa 460 preti dei quali 170 hanno più di 75 anni, 36 diaconi, 1586 religiose e 240 religiosi, a servizio di 355 parrocchie, di cui 73 parrocchie ‘singole’ e 282 riunite in 92 unità pastorali. È evidente che non è pensabile di fare le stesse cose che si facevano con altri numeri e forze. Questo si incrocia con l’esigenza di rispondere a quello che il Signore sta chiedendo alla nostra Chiesa mettendoci in discussione e nella disponibilità di intraprendere strade fino ad ora inesplorate». È questa una sfida che riguarda tutti: preti, laici, religiosi e religiose, diaconi permanenti, associazioni e movimenti.
Fino ad ora gli incontri zonali sono stati «positivi e ricchi di spunti – nota Marchesini – e in forma diversa, tutti hanno dato elementi utili per il cammino successivo». Dopo aver ascoltato le diverse sintesi e riflessioni dei presenti, «il Vescovo offre una sua parola e alcuni spunti per proseguire nel cammino». In particolare egli richiama il percorso storico della chiesa vicentina «a partire dalla norma 10 del Sinodo 1984-87 che ha aperto la strada alle Unità pastorali». Quindi invita a recuperare la prospettiva della evangelizzazione: occorre «lavorare per una conversione ecclesiale che recuperi la dignità del battesimo e del sacerdozio comune, e per una conversione pastorale che porti i laici a essere davvero protagonisti nella vita della Chiesa». «È evidente e comprensibile – commenta don Flavio – che si incontrino forti resistenze. Il momento non è facile. Non è ancora chiaro, ad esempio, come coniugare l’esigenza dell’unità pastorale e la salvaguardia delle identità delle singole parrocchie, con il moltiplicarsi di riunioni e consigli. Siamo ancora in una situazione, poi, in cui le parrocchie vengono aggiunte l’una all’altra, così che ciascun prete si trova a dover accompagnare più consigli pastorali, più segreterie, più consigli degli affari economici e questo riduce il tempo per l’ascolto e l’incontro con la gente. “Siamo di tutti e di nessuno” mi dice qualche confratello”.«Oggi – ammette don Flavio – si cerca ancora di tamponare, ma non si potrà andare avanti così per molto, anche a livello celebrativo. Chiediamoci: tra dieci anni in una unità pastorale con tre parrocchie potremo ancora celebrare il triduo, con celebrazioni in ciascuna parrocchia? Bisogna mettersi in una prospettiva nuova in cui i laici assumano delle responsabilità dirette e nuove».
Marchesini registra che in questi anni è cresciuta «una significativa ministerialità laicale che costituisce una risorsa da valorizzare e che è vissuta non per servizio ai preti ma come espressione del battesimo di ogni credente».
Questo cammino porterà inevitabilmente a modificare il volto della Chiesa. La sfida è che tutto questo avvenga in modo più fedele possibile alla chiamata del Signore a portare a tutti il suo Vangelo.Lauro Paoletto