Celebrazione Eucaristica nella memoria del Beato Luigi Monza, presso “La Nostra Famiglia” di Vicenza che festeggia il 50mo della sua presenza 29 settembre 2025

Celebrazione Eucaristica nella memoria del Beato Luigi Monza,

presso “La Nostra Famiglia” di Vicenza che festeggia il 50mo della sua presenza

29 settembre 2025

Letture: 12,31.13,1-8.3; Sal 112; Gv 12,20-26

Sorelle e fratelli, oggi celebriamo con gratitudine cinquant’anni di presenza de “La Nostra Famiglia” qui a Vicenza: quanti volti di bambini, famiglie, operatori, volontari…! Gratitudine e stupore anche per la memoria del Beato Luigi Monza, un sacerdote mite e risoluto, che ha saputo coniugare la tenerezza evangelica con la forza visionaria della carità. Nella sua vita, spesso segnata dalla prova, egli ha saputo leggere i segni del tempo con gli occhi del Vangelo, offrendo alla Chiesa e al mondo l’originale esperienza delle Piccole Apostole della Carità e l’opera tanto preziosa de La Nostra Famiglia.

Ci raduniamo in questa casa, segno concreto della profezia del Vangelo, dove ogni giorno si accolgono, si educano e si accompagnano con competenza e amore tanti bambini e ragazzi con difficoltà. Qui la carità non è un’idea, ma prende il volto di mani che curano, di sguardi che incoraggiano, di percorsi che aiutano a fiorire vite fragili. È il sogno del beato Luigi Monza, e oggi il Vangelo ci chiede di custodirlo e rinnovarlo.

«Aspirate ai carismi più grandi… Ma io vi mostrerò una via più sublime»

Nella prima lettura, San Paolo ci guida al cuore dell’esperienza cristiana: la via dell’amore, agàpe. Dopo aver elencato tutti i doni straordinari che possono brillare in una comunità – lingue, profezia, fede, generosità – Paolo ci avverte che senza l’amore, tutto è vano, anche le opere più eroiche.

Il beato Luigi Monza ha vissuto questa parola con radicalità. Non ha rincorso il prestigio né i riconoscimenti, ma ha saputo riconoscere in ogni persona, specialmente nei piccoli e nei sofferenti, il volto di Cristo. La carità per lui non era solo assistenza, ma la volontà di mettere l’altro al centro, di stare con, come ha fatto Gesù.

Oggi, nella cultura dell’efficienza, della prestazione, delle apparenze, questo Vangelo è ancora più urgente: non ci basta fare il bene, dobbiamo amare facendo il bene. L’educazione che qui si vive non è solo tecnica o terapia, è relazione che costruisce, è prossimità che solleva, è sguardo che dice: «Tu sei importante, tu sei amato, tu sei capace».

«Vogliamo vedere Gesù»

Nel brano del Vangelo, alcuni greci si avvicinano a Filippo con una richiesta semplice e profonda: «Vogliamo vedere Gesù». È la domanda del cuore umano, che attraversa le epoche: Dov’è Dio? Come possiamo incontrarlo?

Gesù risponde in un modo inaspettato: non mostra se stesso con un miracolo, non alza la voce, ma indica il chicco di grano che cade nella terra e muore, e così porta frutto. Dio si lascia vedere là dove qualcuno dona la vita per amore.

Anche oggi, nel mondo smarrito e impaurito, ci sono uomini e donne – operatori, educatori, famiglie, volontari – che rispondono silenziosamente alla domanda: “Dove è Dio?” con la loro presenza fedele, con la pazienza di chi non abbandona, con il gesto quotidiano che cura.

La vostra opera, La Nostra Famiglia, è una risposta visibile al grido del Vangelo: «Vogliamo vedere Gesù» – ed eccolo: è nei bambini accompagnati con dignità, nei loro sorrisi, nella fiducia ricostruita giorno dopo giorno.

Non dobbiamo dimenticare che come è accaduto agli apostoli dopo la risurrezione di Gesù, anche noi spesso non ci accorgiamo della Sua presenza… ma la riconosciamo solo dopo aver fatto esperienza di Lui.

La via del seme che muore

Il Beato Luigi Monza amava dire: «Non parole ma opere, non sogni ma realtà». Eppure, il sogno evangelico che ha seminato ha portato molto frutto: le Piccole Apostole della Carità, questa rete di centri di cura e accoglienza, una spiritualità laicale fatta di concretezza e gioia, una presenza mite e profetica nella Chiesa e nella società.

La logica del seme che muore non è quella del calcolo. È la logica di Dio. Oggi ci domandiamo: abbiamo il coraggio di questa logica? Di perdere tempo per gli altri, di perdere visibilità per il bene comune, di perdere sicurezze per una scelta evangelica?

L’ultimo versetto: «Chi ama non verrà mai meno»

San Paolo conclude: «L’amore non verrà mai meno». Questo è il sigillo di ogni opera che nasce dal Vangelo: non passa, anche se cambia forma. Così anche l’eredità del Beato Luigi Monza: non è un monumento da custodire, ma una missione da vivere. E ciascuno di voi – Piccole Apostole, collaboratori, famiglie, amici – siete chiamati a non far venire meno l’amore.

Non stanchiamoci, non lasciamoci rubare la speranza, non lasciamoci fermare dalle difficoltà. Ricominciamo ogni giorno da quella “via più sublime” che è l’amore, e portiamo frutto nella gioia e nella fedeltà.

Conclusione

Che il Beato Luigi Monza, che oggi contempliamo tra i beati del cielo, ci insegni l’umiltà dell’amore che serve, la concretezza dell’amore che si fa prossimo, la passione dell’amore che costruisce speranza.

E che questa casa, La Nostra Famiglia, sia sempre un seme vivo di Vangelo, un luogo dove, come nei primi cristiani, si veda che “il Signore ama chi dona con gioia”, e che “chi ama non verrà mai meno”.

Questa è certamente una casa “benedetta” dal Signore per la Sua presenza viva nei piccoli e l’augurio è che possa continuare la sua missione.

 

 

+ vescovo Giuliano