LITURGIA FUNEBRE PER DON DOMENICO ZORDAN(chiesa parrocchiale di Sant’Antonio in Marostica, 2 gennaio 2018)

 
Oggi, abbiamo accolto il corpo mortale di don Domenico Zordan in questa parrocchia di Sant’Antonio Abate, dove svolse il suo ministero pastorale per ben 22 anni, il primo come amministratore parrocchiale e poi come parroco, dal 1980 al 2002.
 
Don Domenico fu ordinato presbitero il 27 giugno 1965 dal vescovo Carlo Zinato e servì come vicario cooperatore la parrocchia di Trissino e poi di Breganze; divenne parroco di Sant’Antonio Abate in Marostica per 22 anni e, quindi, fu trasferito come parroco a Tezze sul Brenta per 10 anni. Si ritirò per motivi di salute e si rese disponibile come collaboratore nella parrocchia di Montecchia di Crosara. Trascorse gli ultimi anni della sua vita presso l’RSA Novello a Vicenza.
 
Dagli incontri che ho avuto con lui, presso Casa San Rocco e, ultimamente, in Ospedale San Bortolo a Vicenza, posso dare la testimonianza di un sacerdote buono, pieno di fede e di saggezza.
 
Don Domenico era consapevole della gravità della sua situazione di salute, e si è preparato – nella pazienza e nella preghiera – all’incontro con Dio, Padre buono e misericordioso. Così, il suo modo di andare incontro alla morte è stato di esempio e di conforto per me e per tanti altri fratelli e sorelle.
 
Ho scelto il brano della Seconda Lettera dell’Apostolo Paolo all’amico Timoteo, incentrato sull’importanza delle Scritture nella vita e nella missione di ogni cristiano: «Tu conosci le Sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia» (2Tim 3,15-17).
 
Così viene descritto don Domenico da un suo amico e confratello sacerdote che l’ha conosciuto molto bene: “Aveva una spiccata passione per la Parola di Dio, che proponeva sempre in maniera attenta, competente, nei vari momenti dell’anno liturgico e della vita pastorale. Ha seminato questa passione nei giovani, attraverso una riflessione continua e attenta della Parola di Dio domenicale. Ha coinvolto un gruppo di giovani, vivendo diverse esperienze a Spello che sono servite ad approfondire lo studio e la meditazione della Parola ma anche a sperimentare la bellezza di una vita cristiana sobria, essenziale e coerente anche nell’impegno ecclesiale e sociale”.
 
Abbiamo proclamato il salmo 120, che fa parte della raccolta dei “Canti delle Ascensioni”, ossia del pellegrinaggio verso l’incontro con il Signore nel Tempio di Gerusalemme. Il canto si apre con uno sguardo dell’orante rivolto verso l’alto, verso i monti, perché di lassù viene l’aiuto del Signore che abita nel suo Tempio santo.
 
Questo Salmo è stato recitato più volte da don Domenico come espressione di fede nel Signore che «non lascia vacillare il nostro piede durante la salita, che ci protegge con la sua ombra di fronte alla calura del sole».
 Questo Salmo gli era molto caro perché evocava la sua grande passione per le scalate in montagna, compiute con prudenza e preparazione per arrivare alla vetta e così ammirare gli infiniti panorami e le meraviglie della natura. Nelle salite e nella conquista delle cime, egli temprava il suo carattere e il suo coraggio, e sentiva il suo Creatore più presente e più vicino, e dalle sue labbra usciva spontanea la preghiera.
 
La vita e il ministero di don Domenico sono state caratterizzate da assoluta dedizione, abnegazione, pazienza e laboriosità. I Superiori – proprio perché avevano stima di lui – gli hanno sempre affidato compiti di responsabilità per risolvere questioni complesse, segnate da fatiche e fragilità interne alla Chiesa stessa; fu così al suo arrivo a Breganze come cappellano e a Sant’Antonio Abate in Marostica come parroco.
 
Non si è mai perso d’animo, con passione e fede evangelica, con impegno, e tanta pazienza ha sempre saputo ricostruire il tessuto parrocchiale. Possiamo ben affermare che ha cercato di realizzare nella sua persona quanto il Vangelo di Giovanni afferma con le stesse parole del Signore Gesù: «In verità, in verità vi dico, se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,24-25).
 
Don Domenico ha donato tutta la sua vita per il Signore, la sua Chiesa, per i fratelli e le sorelle che gli sono stati affidati nel ministero. Negli ultimi anni della sua vita, il suo fisico – cui non aveva mai riservato tante attenzioni – cominciò a manifestare segni di cedimento, che egli portò avanti nel nascondimento, senza farlo mai pesare alla sua comunità.
 
È giunta l’ora di consegnare il nostro amato confratello nelle braccia di Dio, nella sua dimora di luce e di pace. Quante volte don Domenico – nei suoi 53 anni di vita sacerdotale – ha celebrato l’Eucaristia, con una Liturgia sempre ben preparata e partecipata, quante volte ha amministrato il Sacramento della Riconciliazione offrendo il perdono del Signore ai tanti penitenti.
 
In questo momento invochiamo la Santa Madre di Gesù, che abbiamo celebrato ieri come Santissima Madre di Dio, invochiamo i Santi e i Beati della nostra Chiesa di Vicenza perché lo accolgano nella casa del Padre, dove Gesù gli ha preparato un posto.
 
E tu, don Domenico, che nel tuo ministero hai avuto un’attenzione speciale per le Vocazioni Sacerdotali, intercedi presso il Padre perché conceda alla nostra Chiesa di essere ancora terra feconda di vocazioni – fedeli e sante – al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato, per il servizio del Vangelo alla Chiesa e al mondo. Amen.

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza