Ci siamo raccolti in questa chiesa per consegnare all’infinito misericordia di Dio il nostro caro confratello presbitero monsignor Giovanni Battista Zilio.
Lo facciamo celebrando l’Eucaristia, memoriale della Morte e della Risurrezione del Signore, perché crediamo che la vita e la morte di un credente – grazie al Battesimo e all’Eucaristia – siano partecipazione al Mistero Pasquale di Cristo.
Don Giovanni Battista fu ordinato presbitero dal vescovo Carlo Zinato il 26 giugno 1949. Dopo la laurea conseguita all’Università di Padova, da 1953 si dedicò all’insegnamento delle materie letterarie nella Scuola Media e nel Liceo del Seminario Vescovile. Fu assistente del Pensionato Studenti di Vicenza, assistente del Movimento Laureati Cattolici, consulente ecclesiastico dell’Unione Cattolica Insegnanti Medi, collaboratore pastorale nella parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice a Vicenza.
Ha trascorso la sua vita di prete nella comunità del Seminario finché la salute glielo ha concesso e gli ultimi anni presso la Casa di Riposo “Panizzoni” di Camisano Vicentino.
Sacerdote dalla intelligenza chiara e creativa, insegnante affabile e cordiale, monsignor Zilio ha scritto numerosi articoli sul settimanale diocesano “La Voce dei Berici”, nella rivista diocesana o per l’Istituto Rezzara.
Oggi – in qualche modo – questa celebrazione segna il momento della separazione, del distacco, da questo nostro fratello sacerdote.
Nel profondo messaggio della lettera di Paolo ai Romani c’è una domanda inquietante: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?» (Rm 8,35). Ognuno di noi per il suo rapporto personale di conoscenza con don Giovanni Battista può mettere dietro a quelle parole tratti della sua vita, elementi della sua fisionomia spirituale e umana, situazioni di prova che egli ha dovuto sostenere. E da tutte queste situazioni è uscito vincitore, proprio in forza di Colui che lo ha amato, Gesù Cristo.
È stato provato soprattutto in questi ultimi anni, trascorsi alla Casa di Riposo, accudito con tanto affetto dalle sorelle e dai parenti. Con la sua fede serena e solida, anche lui può dire con l’Apostolo Paolo: «Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né presente né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,38-39).
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che la garanzia della Vita eterna per ogni cristiano è legata al Sacramento dell’Eucaristia: «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54); e ancora: «Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,58).
Don Giovanni Battista ha celebrato l’Eucaristia ogni giorno per più di sessant’anni. La vita del prete trova il suo fondamento, il suo centro e il suo culmine nell’Eucaristia e nella vita che assume una “forma eucaristica”. In ogni Messa il sacerdote dice: “questo è il mio corpo che è dato per voi”; affermando ciò – per così dire – egli si immedesima nella persona di Cristo, facendo un tutt’uno con Lui. Il sacerdote che celebra ogni giorno si impegna a donarsi totalmente al servizio dei fratelli.
Don Giovanni Battista ha profuso il suo impegno, le sue energie fisiche e spirituali, la sua intelligenza soprattutto nell’insegnamento per tanti anni, formando centinaia di giovani, molti dei quali sono diventati preti. Ha insegnato con grande amore e competenza, aveva una mentalità aperta, si interessava di tutto. Era un attento osservatore della realtà politica italiana ed estera, curioso di ciò che accadeva attorno a sé e in giro per il pianeta. Per questo è rimasta famosa e indimenticata la rubrica che – con zelo – curava per il nostro settimanale diocesano; rubrica che significativamente portava il titolo di “Mappamondo”. Da storico, e amante della Storia locale, scrisse numerosi contributi, saggi e libri sulla nostra Chiesa locale.
Noi vogliamo offrire la sua vita a Dio, Padre di misericordia, perché lo accolga nelle sue braccia. Ma vogliamo anche ringraziare e benedire il Signore per il dono fatto alla Chiesa di Vicenza nella vita esemplare di questo sacerdote: un credente dal cuore semplice e dalla fede forte, un insegnante serio e preparato, un prete buono, particolarmente sensibile verso le persone sofferenti. Ha amato tantissimo il Seminario che ha sentito come la sua casa, la sua famiglia, e proprio in Seminario ho avuto modo di conoscerlo, appena arrivato in diocesi, quando già iniziavano per lui i primi segni del declino fisico.
Ora consegnamo a Gesù, il Crocifisso per amore e risuscitato dal Padre, questo nostro fratello. Lo affidiamo alla Santa Madre di Gesù, la nostra Madonna di Monte Berico, Colei che non abbandona mai i suoi figli per tutti i giorni della loro vita. E tu, don Giovanni Battista, ricordati di noi che ti pensiamo con affetto e ti speriamo nella pace accanto al Signore della Vita. Ricordati della nostra Chiesa e del nostro Seminario che tanto hai amato, intercedi perché il Signore ci doni la grazia di sante vocazioni al Ministero Ordinato, alla Vita Consacrata e al Sacramento del Matrimonio. Amen!
Vescovo di Vicenza