OMELIA nella Celebrazione della Parola di Dio a conclusione dell’Assemblea diocesana con l’istituzione degli ACCOLITI Centro Diocesano Onisto, 20 settembre 2026

OMELIA nella Celebrazione della Parola di Dio

a conclusione dell’Assemblea diocesana con l’istituzione degli ACCOLITI

Centro Diocesano Onisto, 20 settembre 2026

Letture: At 2,42-47; Sal 147 Il Signore nutre il suo popolo; Gv 21,1-14

Carissimi fratelli e sorelle, cari candidati al diaconato permanente, oggi istituiti accoliti,

siamo radunati alla conclusione della nostra Assemblea diocesana, in un clima di ascolto, discernimento e preghiera. È un momento di grazia, e le letture che abbiamo ascoltato ci conducono nel cuore vivo della Chiesa nascente e del Risorto che continua a camminare con i suoi. Ci parlano di comunità, di servizio eucaristico, e di una presenza discreta ma reale del Signore che alimenta la vita della Chiesa.

Vorrei condividere con voi, in semplicità, tre immagini: tre lampade per la nostra strada.

 La comunità che spezza il pane

La prima immagine è quella della comunità cristiana descritta negli Atti: “Perseveranti nell’insegnamento, nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”.

È un ritratto sobrio, essenziale. Una comunità che vive la fede non come un possesso privato, ma come vita condivisa. Tutto è orientato al “noi”: si prega insieme, si ascolta la Parola insieme, si mangia insieme, si condivide ciò che si ha.

Cari fratelli accoliti, oggi la Chiesa vi affida un ministero che nasce da questa immagine: servire all’altare non è un compito funzionale, ma un gesto ecclesiale, profondamente relazionale. È lo stile del pane spezzato, della vita donata.

Voi sarete servitori dell’Eucaristia, ma ancor prima, siete chiamati a essere testimoni di una Chiesa che spezza sé stessa per amore, che si fa prossima, che abita la vita concreta della gente con semplicità di cuore.

Nel gesto umile del portare la comunione ai malati, del preparare la mensa eucaristica, del favorire la preghiera, voi ricordate a tutti noi che non c’è vera Chiesa senza condivisione.

 La riva del lago

La seconda immagine è quella del lago di Tiberiade. Una scena quotidiana, feriale. I discepoli vanno a pescare, ma tornano a mani vuote. E poi, al sorgere dell’alba, una voce dalla riva li guida a gettare le reti ancora una volta. E avviene l’abbondanza.

Gesù è lì, sulla riva, ma non lo riconoscono subito. È una presenza che va scoperta con discernimento, che si rivela nei segni, nei gesti, nella Parola e nel pane.

Cari amici accoliti, il vostro ministero si svolge proprio lì, su quella soglia tra la notte e il giorno, tra la fatica e la speranza. Voi siete chiamati ad essere come sentinelle al confine tra la riva e il largo, tra il visibile e l’invisibile.

Molti uomini e donne oggi vivono la fatica di pescare nella notte. E voi sarete lì, non come maestri, ma come compagni: a ricordare che il Signore è presente, anche se non sempre lo si riconosce; a indicare con discrezione la direzione in cui gettare le reti; a offrire un pezzo di pane e un sorriso che dice: “È il Signore!”.

“Il Signore nutre il suo popolo”

Infine, il salmo ci ha fatto cantare: “Il Signore nutre il suo popolo”. È Dio stesso il protagonista dell’opera: è lui che edifica, che guarisce, che sostiene, che dà la pioggia, che sazia.

Il vostro ministero, cari accoliti, non è un potere, ma un segno. Non un ruolo da esercitare, ma una grazia da vivere. In un tempo in cui tutto sembra spingere all’efficienza e al risultato, voi siete chiamati a testimoniare la logica della gratuità, del nutrimento che viene dall’alto.

Siate uomini della Parola e dell’altare. Ma soprattutto, siate uomini dell’ascolto, della visita silenziosa, della preghiera nascosta. Non siate preoccupati del successo visibile, ma della fedeltà al Vangelo per l’edificazione e il rinnovamento delle nostre comunità cristiane.

 Servitori del pane e del fuoco

Nel Vangelo, Gesù accende un fuoco e prepara il pasto per i suoi. È il Signore Risorto che si fa cuoco, servitore, fratello.

Anche voi, cari amici, siete chiamati ad accendere fuochi: fuochi che scaldano, che nutrono, che radunano. Siete chiamati insieme ai presbiteri a dare qualità al radunarsi delle comunità e al celebrare le lodi di Dio.

Non è un compito semplice. Ma non siete soli. Il Signore è sulla riva, vi precede sempre, vi chiama “figlioli” e vi dice ancora oggi: “Venite a mangiare”.

A nome della Chiesa, vi affido con gratitudine e fiducia questo ministero che quanti di voi sono sposati state accogliendo anche in un cammino condiviso con le vostre spose. Servite con umiltà, amate con libertà, e lasciate che il Vangelo prenda forma nella vostra vita.

E allora sì, la Chiesa sarà sempre più “una comunità che spezza il pane”, come ci hanno ricordato gli Atti degli apostoli; una Chiesa che riconosce il Risorto, come sul lago; una Chiesa che continua a nutrire il popolo di Dio con la presenza del Signore.

 

 

+ Vescovo Giuliano