OMELIA nella celebrazione esequiale di BRUGNOTTO ELIO Mignagola di Carbonera, 30 ottobre 2024

OMELIA nella celebrazione esequiale di Brugnotto Elio

Mignagola di Carbonera, 30 ottobre 2024

Letture: Ef 5,29-6,9; Sal 24; Lc 13,22-30

Il papà ha concluso serenamente la vita terrena per continuare il suo cammino in un’altra vita, quella in cui ha creduto insieme alla mamma: quella vita per noi del tutto impensabile che Gesù ci ha fatto conoscere introducendoci nel Mistero di Dio Trinità. È  la relazione colma di Amore del Padre con il Figlio. Un Amore eterno che non tramonta.

Ora il papà ha ritrovato i suoi genitori Eva e Rodolfo, e soprattutto può “prendere sulle spalle” Paolo, il primogenito, Paolo, dal quale si dovette staccare così prematuramente a causa di una leucemia che lo colpì all’età di sei anni.

I sentimenti che abitano il nostro cuore di figli sono molti, forse anche un po’ confusi, ma la Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci illumina e ci invita ad andare in profondità, laddove viene svelato il mistero di ogni cosa.

L’amato papa Paolo VI nel Pensiero alla morte scriveva: «Prego pertanto il Signore che mi dia grazia di fare della mia prossima morte dono, d’amore alla Chiesa. Potrei dire che sempre l’ho amata; fu il suo amore che mi trasse fuori dal mio gretto e selvatico egoismo e mi avviò al suo servizio; e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto» (L’Osservatore Romano, edizione settimanale in lingua italiana n. 32-33, 9 agosto 1979).

La morte come dono di amore alla Chiesa.

Ho chiesto che venissero proclamate le letture bibliche di questi giorni perché aiutano a comprendere anche la vita e la morte di papà alla luce dell’amore verso la Chiesa.

Bisogna però scendere nelle ricche riflessioni dell’apostolo Paolo. Egli nella lettera agli efesini ci permette di scorgere, nell’esperienza dell’amore tra l’uomo e la donna sigillato dalla benedizione del matrimonio, l’incarnazione del mistero di amore di Dio. L’amore di Dio non è astratto. È entrato nella storia dell’umanità con Gesù ed è nelle vicende degli uomini che continua a manifestarsi e a incarnarsi; come nei corpi degli sposi uniti nello spirito e nella carne fino al punto da generare nuova vita. Costituendo una famiglia danno vita ad una piccola chiesa domestica come ha osato chiamarla il Concilio Vaticano II (cf LG 11 e AA 11). Chiesa domestica nella grande Chiesa una santa cattolica per essere in questo modo a servizio del mondo.

Per papà è stato così. È cresciuto in questa parrocchia. Il parroco di allora, don Innocente, gli ha chiesto di studiare un po’ di musica per animare con il canto la liturgia della comunità. Promuovendo un coro qui a Mignagola e nel vicino paese di San Floriano ha conosciuto la mamma e hanno condiviso in maniera molto semplice ma convinta la fede in Gesù, partecipando attivamente alla vita parrocchiale.

Il Mistero grande della Chiesa e del Matrimonio ha segnato tutto il cammino della sua vita. Ha fatto crescere noi figli nella disciplina e negli insegnamenti del Signore, come indicato dall’apostolo. Ha vissuto in casa con i suoi genitori assistendoli, insieme alla mamma, alla sorella e ai fratelli, fino alla fine.

Il Mistero grande che abbiamo conosciuto con Gesù e che il papà si è sforzato di vivere, con il suo tratto buono ma anche ostinato in alcune occasioni, ha le caratteristiche della pasqua: passione, morte e risurrezione. La sua non è stata una vita triste, al contrario, fino alla fine il papà ha mantenuto viva la battuta di spirito che rendeva leggere anche le situazioni più difficili.

Più volte la vita gli ha chiesto, però, di entrare per la porta stretta. Quando a pochi anni dal matrimonio dovette affrontare la malattia del figlioletto Paolo e consegnarlo con fiducia a Dio che glielo aveva donato. Nel lavoro quotidiano dell’agricoltore ci soo stati momenti difficili come nella gestione della Latteria sociale “San Martino” quando dovette intervenire per risolvere un grave danno economico procurato da malagestione che metteva in ginocchio i soci. La porta stretta dell’onestà e della trasparenza. La porta stretta di un impegno civile che non di rado lo inquietava. La porta stretta della malattia della moglie negli ultimi anni e della sua stessa anzianità che ha affrontato con pazienza.

Certamente papà si è impegnato ad amare Cristo e la Chiesa. Lo ha fatto con la fedeltà di più di 60 anni di matrimonio; con la passione per il canto profano, sacro e soprattutto liturgico. Formato nella scuola diocesana con Mons. D’Alessi, ceciliano convinto, si è aperto con qualche resistenza anche alle forme più moderne del canto nella liturgia. Presente tutte le domeniche per l’animazione della S. Messa e del vespro, non mancava di accompagnare con l’organo e il canto i funerali. Ed ha avuto la sapienza di sapersi congedare consegnando il testimone a forze più giovani ritirandosi in buon ordine verso gli ottant’anni.

Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi. Se la porta è stretta – e perciò accogliamo il monito di Gesù di non dare per scontata la realizzazione della nostra vita – ci conforta l’annuncio che la casa che Dio ha preparato è grande come il mondo e contiene le quattro direzioni.

Preghiamo perché il papà possa ora sedersi alla mensa nel regno di Dio e godere della gioia di una vita che non tramonta.

Celebrando questa Eucaristia, rendiamo grazie a Dio Padre che ha preparato per lui e pure per noi una casa grande nella quale vorremmo che tutti potessero entrare, soprattutto quelli che il mondo scarta o considera ultimi: questi, in realtà sono i primi ad entrare nel costato ferito di Cristo ed essere accolti dal suo Cuore aperto.

Al caro papà Elio sia di ispirazione Maria, madre di Gesù e madre nostra, perché possa con lei continuare a cantare in eterno Magnificat anima mea Dominum et exultavit spiritus meus
in Deo salutari meo
 – l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore.

+ Vescovo Giuliano