OMELIA nella Celebrazione Eucaristica con gli Adultissimi di Azione Cattolica nel mercoledì della III settimana dopo Pasqua Santuario di Monte Berico, 7 maggio 2025

OMELIA nella Celebrazione Eucaristica con gli Adultissimi di Azione Cattolica

nel mercoledì della III settimana dopo Pasqua

Santuario di Monte Berico, 7 maggio 2025

Letture: At 8,1-8; Sal 65; Gv 6,35-40

Dopo la morte di Stefano, la persecuzione si abbatté conto la comunità cristiana di Gerusalemme. L’evangelista Luca ci presenta così la Chiesa degli inizi nata dalla Pentecoste. Uomini e donne assaliti nelle loro case e messi in carcere. Altri si allontanano velocemente fuggendo dalle mani violente e si dispersero.

La gioia nel cuore per il dono del Vangelo e la forza infusa dallo Spirito Santo che avevano ricevuto li rendeva annunciatori e missionari. Non perdevano tempo a lamentarsi di ciò che era capitato. Al contrario, proprio disperdendosi avevano l’opportunità di annunciare il Vangelo ad altre persone, diffondendo la Parola di Dio.

Si spiega che non si trattava di un annuncio fatto solo di parole. Lo si vede in Filippo che compiva quelli che l’autore chiama “segni”. Che segni erano? In una parola si può dire che questi gesti “liberavano” le persone dal male che talora insidia il cuore delle persone. Liberava anche dalla malattia permettendo a coloro che era infermi su di un letto o paralizzati, di alzarsi e camminare.

Il Vangelo non è soltanto annuncio di parole buone. È fatto anche di segni che i credenti compiono perché annunciare la Parola di Dio è entrare in relazione con le persone, condividere con loro la propria vita. Accorgersi di coloro che soffrono, provare compassione per le loro sofferenze e malattie e, con la propria vita, esprimere la vicinanza di Dio in Gesù.

Carissimi fratelli e sorelle di Azione Cattolica. Voi, come laici, vi trovate spesso in una condizione di “diaspora”, come nella Chiesa degli inizi. Se è vero che nei vostri gruppi associativi c’è una condivisione della fede, non sempre questo accade nelle vostre famiglie perché i figli e pure i nipoti hanno scelto altre strade; e pure esercitando un lavoro o una professione spesso si è a contatto con molte persone che non condividono lo stile di vita dei cristiani.

In questa condizione di diaspora possiamo rattristarci e chiuderci in sterili lamentele: non c’è più gente in parrocchia, alla Messa domenicale. Anche i membri dell’Associazione sono calati di numero… e via con altre recriminazioni nelle quali si cerca il colpevole.

I cristiani degli inizi ci insegnano a cogliere questo tempo di diaspora come un tempo propizio per essere annunciatori e missionari. Capaci di vivere nella gioia per il dono del Vangelo, della Chiesa che con tutte le sue contraddizioni è nel nostro tempo voce profetica contro ogni forma di violenza sulle persone, di distruzione delle opere create dall’uomo, di divisione tra i popoli, di inquinamento della terra.

Annunciatori e missionari con il nostro andare incontro alle persone che in diversi modi soffrono, sono paralizzate dal male che le attanaglia, bisognose di amore, prendendoci cura di loro con tenerezza e grande carità.

Per vivere da evangelizzatori e missionari è necessario lasciarci continuamente evangelizzare da Colui che è l’Evangelizzatore per eccellenza. Lui si è preso cura di noi e ci ha lasciato in dono il Suo Corpo e il Suo Sangue per manifestare che Dio non è lontano dalla nostra vita quotidiana. Si siede a tavola con noi in ogni nostra casa.

Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Queste parole di Gesù ci spingono a chiederci: la fame di amore, di senso, di eternità che mi porto dentro, la so riconoscere? Lascio che il Signore mi venga incontro e mi voglia bene? Non dimentichiamo che è più facile “voler bene” che “lasciarsi voler bene”. Perché quando “vogliamo bene” siamo noi i protagonisti. “Lasciarsi amare” richiede l’umiltà di riconoscerci bisognosi, fragili, esseri incompiuti.

Accogliamo Cristo, pane di vita, per essere come adultissimi di Azione Cattolica, audaci evangelizzatori e missionari come i primi cristiani.

E in quest’ora particolare della storia dell’umanità accogliamo l’invito che i cardinali, riuniti a Roma in queste ore ci hanno rivolto. Così si sono espressi: «costatato con rammarico che non si sono registrati progressi per favorire i processi di pace in Ucraina, in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo, anzi che si sono intensificati gli attacchi specialmente a danno della popolazione civile, formuliamo un sentito appello a tutte le parti coinvolte affinché si giunga quanto prima ad un cessate il fuoco permanente e si negozi, senza precondizioni e ulteriori indugi, la pace lungamente desiderata dalle popolazioni coinvolte e dal mondo intero». Preghiamo per tutti coloro che soffrono a causa della guerra.

E preghiamo per i cardinali riuniti in Conclave.

Ha scritto la Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica, «come membra vive di un popolo in cammino, uniti al grido silenzioso di tanti fedeli sparsi nel mondo, preghiamo perché il futuro Pontefice sia un pastore secondo il cuore di Dio: capace di parlare con coraggio e umiltà al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, segno visibile della misericordia di Cristo, seminatore di speranza, artigiano di pace e instancabile testimone della carità evangelica. Per citare Papa Francesco, “un pastore che abbia l’odore delle pecore”, vicino al suo gregge, capace di ascoltarlo e di guidarlo con sapienza, tenerezza e coraggio.

In questa attesa carica di trepidazione e di speranza, la nostra associazione rinnova il proprio impegno a servire la Chiesa con generosità, nella fedeltà al Vangelo e sotto la guida del nuovo Papa che, nella continuità della tradizione apostolica, sarà chiamato a confermarci nella fede, a rafforzare il nostro cammino di unità e a spingerci con nuova audacia sulle strade della missione.

Affidiamo al materno sguardo di Maria, Madre della Chiesa, il Conclave e i suoi lavori, certi che, sotto la sua protezione, il popolo santo di Dio saprà accogliere con gioia il dono di un nuovo pastore».

 

+ Vescovo Giuliano

 

Preghiera all’inizio della celebrazione (scritta da frère Matthew di Taizé)

Dio fedele, Pastore del tuo popolo, tu ci riunisci in tutta la nostra diversità. Ci dai il dono di amare tuo Figlio Gesù e il mistero di comunione che è il suo Corpo, la Chiesa. Ti rendiamo grazie per la vita e il ministero di Papa Francesco, per le strade che ha aperto per proclamare la buona notizia del tuo amore nel mondo di oggi.

 All’inizio del Conclave, ti chiediamo di inviare il tuo Spirito Santo su coloro ai quali è stata affidata la responsabilità di scegliere il suo successore come Vescovo di Roma. Che il tuo Spirito dia loro un cuore che ascolta e la saggezza e l’umiltà di cui hanno bisogno per discernere la tua volontà.

 Rinnova sempre la nostra speranza e benedici colui che chiamerai ad essere un servitore dell’unità tra il tuo popolo e un testimone della speranza e della pace nella famiglia umana, attento agli umili e ai bisognosi, perché a loro appartiene il tuo regno.

 

Preghiera prima della benedizione

Madonna di Monte Berico Madre di Misericordia ti invochiamo con cuore umile e fiducioso all’inizio del Conclave.

Stella del Mattino, illumina le menti dei Cardinali elettori, affinché, guidati dalla sapienza divina, possano scegliere il successore di Pietro chiamato a guidare la Chiesa di Cristo con amore e saggezza.

Ti preghiamo, o Maria, affinché il nuovo Papa sia un segno luminoso di speranza per il mondo, un servitore umile e fedele del Vangelo, un costruttore di ponti di dialogo e di pace.

Che la sua voce sia eco della Parola di Dio, che il suo cuore sia dimora dell’amore di Cristo pieno di compassione per le ferite dell’umanità, e che il suo ministero sia fonte di unità e di rinnovamento per tutta la Chiesa.

Con fiducia filiale, ci affidiamo alla tua intercessione, o Madre, certi che la tua presenza materna accompagnerà questo momento importante per la Chiesa e per l’umanità intera. Amen.