Omelia nella celebrazione Eucaristica della Solennità di Tutti i Santi
Cattedrale, 1 novembre 2025
Letture: Ap 7,2-4.9-14 Sal 23 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12
Fratelli e sorelle, oggi la liturgia ci invita a guardare in alto, verso quella moltitudine immensa che nessuno può contare, avvolta di luce, che canta davanti all’Agnello. È la visione dell’Apocalisse: uomini e donne di ogni lingua, popolo e nazione, che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello. È l’immagine della speranza.
Nel tempo del cammino, in questo anno giubilare in cui ci sentiamo pellegrini di speranza, la Parola ci ricorda che non siamo soli. C’è un popolo che ci precede, che cammina accanto a noi, che ci attende. Sono i santi: non eroi lontani, ma fratelli e sorelle che hanno creduto, amato, lottato, pianto, sperato come noi.
La visione della luce
“Vidi salire dall’oriente un angelo, con il sigillo del Dio vivente…” (Ap 7,2). L’oriente è il luogo da cui nasce la luce. È Cristo, il Sole che non conosce tramonto. E i santi sono come piccole luci accese da quella Luce: fiaccole nel buio, stelle nel cammino. Essi ci indicano la direzione, non tanto con parole o precetti, ma con la trasparenza della loro vita. In un mondo che spesso smarrisce la rotta, i santi sono come segnavia che dicono: di qui passa il Regno dei cieli.
Guardarli non è evasione, ma discernimento. È riconoscere, nel chiarore che emana dalla loro esistenza, i sentieri concreti del Vangelo.
La comunione dei pellegrini
Essi non sono lontani: camminano con noi. Non sono statue da venerare, ma amici da frequentare.
Il santo non è un essere disincarnato, ma un uomo che ha creduto possibile la beatitudine nel quotidiano: la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore, la sete di giustizia.
Oggi, mentre riascoltiamo le Beatitudini, ci rendiamo conto che ogni santo è un volto di quella parola di Gesù: il povero di spirito, il mite, il pacificatore.
Essi, i santi, sono pellegrini di speranza insieme a noi. Non camminano davanti per essere ammirati, ma accanto, per sostenere la nostra fede. Li possiamo interpellare come amici: “Mostrami la strada, aiutami a non smarrirmi”. E la loro preghiera, presso il Crocifisso Risorto, diventa come un vento leggero che spinge la nostra barca quando le vele della fiducia si afflosciano.
La promessa e la gioia
San Giovanni ci ha ricordato: “Siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato” (1Gv 3,2). È questa la grande speranza dei santi: vivere protesi verso un compimento che ci supera. La santità non è perfezione, ma fedeltà nel cammino. Non è l’assenza di cadute, ma la costanza del cuore che si rialza e riparte, perché sa di essere figlio amato.
Ecco perché il Vangelo può dire: Rallegratevi ed esultate! Non per un mondo facile, ma per la certezza che ogni lacrima sarà asciugata, ogni sete colmata, ogni ferita trasfigurata nella luce dell’Agnello.
“Dall’ombra e dai simboli alla verità”
Oggi la Chiesa, per voce di papa Leone XIV, ci invita a fissare il nostro sguardo verso una figura che incarna bene questa tensione del pellegrino: John Henry Newman, che viene proclamato Dottore della Chiesa. Già presbitero anglicano, studiando i padri della Chiesa maturò la scelta di entrare nella Chiesa cattolica. Particolarmente osteggiato da una parte della gerarchia cattolica del suo tempo, per la decisa convinzione che anche i laici dovessero partecipare alla vita della Chiesa, il suo pensiero e la sua testimonianza ebbe grande influsso nei padri del Concilio Vaticano II:
Sulla sua tomba è scritto: “Ex umbris et imaginibus in veritatem” — “Dall’ombra e dai simboli alla verità”. È il motto di ogni santo, di ogni credente che cerca: passare dalle apparenze alla sostanza, dalle parole alla Parola, dal frammento alla pienezza.
Newman ci insegna che la fede è un cammino interiore, una luce che si accende dentro il dubbio, una speranza che cresce nel dialogo tra la mente e il cuore.
Pellegrini di speranza
Ognuno di noi è in cammino. La santità non è un traguardo per pochi, ma la vocazione di tutti. Camminiamo, allora, con fiducia. Lasciamoci guidare da quelle luci che brillano nel cielo e nella storia. Impariamo a vedere nella vita dei santi il riflesso del volto di Cristo e, in ogni passo del nostro pellegrinaggio, ricordiamo che la meta non è lontana: è la comunione piena con Lui, là dove “vedremo Dio così come Egli è”.
Fratelli e sorelle, oggi la Chiesa ci dice che la santità è possibile, che la speranza è affidabile, che la gioia è vera. Camminiamo dunque nella luce dei santi, come pellegrini di speranza, fino al giorno in cui anche noi, con loro, potremo cantare davanti all’Agnello:
“A Lui la benedizione, la gloria, la sapienza, l’onore e la potenza nei secoli dei secoli”.
Guidami, o luce gentile, tra le tenebre che mi circondano, Guidami Tu!
La notte è buia e io sono lontano da casa,
Guidami Tu!
Sostieni il mio cammino; non chiedo di vedere l’orizzonte lontano; un passo alla volta è ciò che mi basta.
Non sono sempre stato così, né ho pregato perché
Tu mi guidassi.
Amavo far le mie scelte e conoscere il cammino,
ma ora Guidami Tu!
Amavo i giorni vistosi, nonostante le paure, l’orgoglio dominava la mia volontà: non ricordare più gli anni passati.
La Tua potenza mi ha benedetto per così lungo tempo, senza dubbio
Essa mi guiderà ancora,
attraverso lande e paludi, rocce e torrenti, fino a quando
La notte sarà trascorsa;
e, con il mattino, tornerà quel sorriso angelico, che per tanto tempo ho amato, ma che per un po’ avevo perso.
(John Henry Newman, da Verses on Various Occasions)