OMELIA nella celebrazione Eucaristica della V domenica di Quaresima con l’istituzione di un lettore e due accoliti tra i candidati al presbiterato Ss.ma Trinità di Schio, 6 aprile 2025
OMELIA nella celebrazione Eucaristica della V domenica di Quaresima
con l’istituzione di un lettore e due accoliti tra i candidati al presbiterato
Ss.ma Trinità di Schio, 6 aprile 2025
Letture: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
Stanno davanti a noi tre giovani che hanno avvertito la chiamata del Signore a seguirlo come presbiteri. Stanno ancora verificando con un serio discernimento, aiutati dai loro educatori, se questa è realmente la loro chiamata. Con il rito di ammissione la Chiesa li ha invitati a continuare il discernimento e prepararsi all’ordinazione partecipando attivamente alla vita comunitaria in Seminario, con l’accompagnamento spirituale, la preghiera, lo studio e il tirocinio in parrocchia.
Uno di loro sarà istituito lettore e gli altri due saranno istituiti accoliti.
Quello del lettore è un servizio che nasce dall’ascolto assiduo delle sacre Scritture, perché siano proclamate nella comunità quando si riunisce in preghiera, possano essere spiegate e accompagni altri a rinnovare la mentalità perché sia secondo il “pensiero di Dio”.
Il servizio di accolito, in continuità con l’ascolto delle sacre Scritture che propizia l’incontro personale e comunitario con il Signore, è un porsi a servizio dell’altare perché sia accolto il “darsi” della pasqua di Gesù per il suo popolo, specialmente nell’Eucaristia “fonte e culmine di tutta la vita cristiana” (Lumen gentium, 11). Come ricorda il Concilio Vaticano II, “Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua” (Presbyterorum ordinis, 5).
Per poter vivere questi ministeri quale atteggiamento è necessario avere?
Soffermiamo l’attenzione al racconto evangelico odierno. Scribi e farisei conducono da Gesù una donna sorpresa in adulterio. Gli interlocutori di Gesù sono loro. Non è la folla come in altre occasioni. E l’evangelista li caratterizza molto bene: sono oppositori di Gesù perché vanno da Gesù per fare polemica.
Nell’oppositore di Gesù si concentrano tutti i tratti dell’incredulità di ogni tempo: dei giudei come dei cristiani, dell’uomo di allora come quello di oggi. L’incredulità è una malattia religiosa, una malattia dello spirito. Facciamo attenzione perché è l’incredulità di chi si ritiene credente. Una condizione molto più sottile e molto diversa dall’incredulità di chi non è credente.
Il racconto è pieno di sorprese. Al centro della scena c’è la donna scoperta in adulterio; l’hanno posta là nel mezzo con gli occhi di tutti puntati su di lei. Eppure la donna non è il centro del racconto. Non lo è neppure il peccato che ha commesso e neanche l’appello alla conversione che c’è, ma viene dopo un’altra parola potente del Maestro. Al centro c’è l’atteggiamento di Gesù.
Se la donna sente gli occhi pieni di giudizio puntati su di lei, come per una sorta di rispetto e di pudore non può sentire quelli di Gesù perché lui non ha puntato gli occhi su di lei. Gli occhi di Gesù sono puntati a terra, nel silenzio.
A chi gli chiede se applicare la legge mosaica o meno Gesù risponde con il silenzio, chino a terra, scrivendo non sappiamo che cosa sulla polvere. Come se Gesù volesse avvicinarsi alla condizione di precarietà della nostra umanità fatta di humus – terra.
Un silenzio che può essere irritante, ma tanto necessario. Un silenzio che si fa ascolto più profondo della parola di Mosè e di ciò che Dio intende dire alla donna attraverso la sua Parola. Il silenzio e il tempo sono necessari per fare spazio alle strade nuove che Dio sta aprendo nell’umanità di cui noi facciamo fatica ad accorgerci. Rivedo in questo la bellezza della fatica che nei giorni scorsi abbiamo avvertito nell’Assemblea sinodale delle chiese che sono in Italia riunita a Roma. Decisioni da prendere, oltre lo scontato, frutto di ascolto attento della voce di Dio in questo nostro mondo e in questo nostro tempo di grandi cambiamenti. Lo Spirito scompiglia i programmi in vista di un bene più grande.
È stato così per quel gruppetto di scribi e farisei che nel silenzio si sono sentiti rivolgere una parola personale – non generica, non astratta – chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei. Come una spada a doppio taglio la parola non solo interpella bensì ferisce perché ci pone davanti alla verità di noi: siamo terra fangosa, dello stesso fango di quella donna. Una parola che smaschera il loro atteggiamento nei confronti della donna: giudicarla umiliandola, senza considerare che di adulterio si può parlare anche al maschile non solo al femminile.
Lo stile di Gesù è altro. Quando tutti se ne sono andati Gesù si rivolge alla donna con una domanda ma non per interrogarla, bensì per consegnarle una parola nuova – neanch’io ti condanno – la parola del perdono. Questo è il cuore del racconto. Lo stile di Gesù che suscita la fede nella sua Persona e nel suo Vangelo, inaudita novità.
Si noterà che l’invito alla conversione viene dopo il perdono accordato. Solo l’esperienza della Misericordia genera conversione, non il contrario. Gesù non nega che la donna abbia peccato, ma sa anche che “tutti sono peccatori” e soprattutto che il perdono è indispensabile per quella donna e per tutti gli altri.
Questo stile di Dio è sorprendente e commovente. Possiate anche voi, carissimi Nicolò, Emanuele e Luca, accogliendo la Parola e mettendovi a servizio delle comunità lasciarvi stupire e commuovere dall’incontro con Gesù che raggiunge voi e la gente con la quale state camminando.
Con l’apostolo Paolo anche voi possiate considerare “spazzatura” tutte le conquiste personali anche belle, rispetto alla sublimità del fare esperienza di Cristo: della potenza della sua risurrezione, della comunione alle sue sofferenze, conformandovi alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Maria, donna dell’ascolto e stella della speranza, vi assista nell’accogliere le sorprese di Dio e con queste mettervi generosamente a servizio del popolo di Dio.