OMELIA nella Domenica delle Palme Cattedrale, 13 aprile 2025

OMELIA nella Domenica delle Palme

Cattedrale, 13 aprile 2025

Letture: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56

Dopo che Gesù ebbe compiuto la risurrezione dell’amico Lazzaro, nel racconto del Vangelo di Giovanni i capi dei Giudei si incontrano per decidere cosa fare di Gesù… la folla lo seguiva ed era una minaccia per l’ordine pubblico – così pensavano. È in quel contesto che interviene Caifa. «Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: “Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!”. Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,49-52).

La profezia getta luce sull’intera settimana santa di Gesù e nostra: riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. L’unità di tutti i figli di Dio. L’unità di tutta la famiglia umana. Una unità costantemente minacciata anche oggi da divisioni e separazioni. Viviamo la Pasqua perché il Figlio di Dio ci dona la possibilità di ritrovare l’unità tra l’umanità. Quest’anno tutte le comunità cristiane celebrano negli stessi giorni la settimana santa: le comunità ortodosse, quelle nate dalla riforma protestante e i cattolici. Celebreremo nello stesso giorno la Pasqua del Signore. Non per meriti nostri bensì un per una coincidenza del calendario. Ma il desiderio e la preghiera per l’unità dei credenti in Cristo dovrebbe accompagnarci ogni giorno. La Chiesa è nata per essere un segno di unità di tutto il genere umano.

Come possiamo cooperare all’unità? Non pensiamo di poter fare affidamento sulle nostre capacità relazionali o teologiche per superare le divisioni tra i cristiani. Gesù l’aveva annunciato: Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me (Gv 12,32).

È questo suo attirarci che permette alla famiglia umana di trovare l’unità. Nel racconto della Passione secondo Luca è accaduto questo.

L’apostolo Pietro, dopo averlo rinnegato per tre volte si è lasciato raggiungere dallo sguardo di Gesù e attirato da quello sguardo pianse per la sua infedeltà.

Erode stesso, benché concluda diplomaticamente la richiesta di capi dei giudei, è attratto da Gesù e lo vuole conoscere, facendogli tante domande alle quali Gesù non risponde che con il silenzio. Pilato stesso chiede di non uccidere Gesù perché è attratto da Lui, anche se poi se ne laverà le mani.

Nel momento più doloroso, appeso alla croce, uno dei due malfattori crocifissi con Gesù, si lascia attirare da Gesù e chiede: Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno. Ed entra così nel fiume della misericordia divina. Lasciamoci attrarre da questo amore di Gesù.

Anche Giuseppe d’Arimatea, non si cura di essere membro del Sinedrio e di contrarre impurità, è attirato da Gesù che morendo in croce perdona i suoi uccisori. Va a prendere il corpo di Gesù per seppellirlo e se ne prende cura, nonostante per gli ebrei toccare un corpo morto significava non poter più celebrare la Pasqua, ma era così attratto che la cura per quel corpo era già la celebrazione della Pasqua.

Ed io, e noi, ci lasciamo attrare in questo anno giubilare dalla fonte della speranza? Ci lasciamo attirare dall’amore senza limiti di Dio? Dalla misericordia sulle nostre infedeltà?

«La speranza, infatti, nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce», ha ricordato papa Francesco (Spes non confundit). Torniamo a questo amore perché la famiglia umana, tutta la famiglia umana, cammini verso l’unità e la pace.

+ vescovo Giuliano