OMELIA nella Festa della Presentazione del Signore
29a Giornata della Vita Consacrata
Santuario di Chiampo, 1 febbraio 2025
Letture: Ml 3,1-4; Eb 2,14-18; Sal 23; Lc 2,22-40
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore (Lc 4,18-19).
La missione di Gesù, solennemente proclamata nella sinagoga di Nazaret, è iniziata realmente nell’oggi del tempo e attende il suo pieno compimento. L’anno di grazia è un giubileo che non si è concluso in quell’anno. È stato aperto e continua ad essere aperto fino alla fine dei tempi.
Lo Spirito Santo ha raggiunto la vita di ciascuno di noi e nel battesimo ci ha fatto nuove creature. Immersi nella misericordia di Dio siamo rinati dall’alto. È stata una rinascita vera, reale, perché ci ha raccolti nella condizione di povertà e di ci ha resi liberi da ogni forma di schiavitù. E voi, cari fratelli e sorelle consacrati, avete risposto all’Amore fecondo che dona nuova vita, consegnando tutto voi stessi. Avete risposto all’Amore con tutta la vostra fragile capacità di amare. Come un giorno Simon Pietro rispose a Gesù lungo il mare di Galilea: Tu sai tutto, Kyrios, tu sai che ti voglio bene.
In questo speciale anno giubilare, lasciamoci raggiungere in modo nuovo dalla domanda di Gesù: mi ami tu più di tutti costoro? È una richiesta che ci fa bene e ci riconduce agli inizi. Ci riconduce all’incontro che spalanca il senso di tutta l’esistenza come è avvenuto per Simeone e Anna. Accogliamo, tra le nostre braccia, come ha fatto Simeone – ancora una volta senza riserve – Gesù, per sentire il calore dell’Amore di Dio aprendo gli occhi a quella luce che illumina le genti ed è la gloria del popolo di Israele. E insieme a Maria accogliamo anche le parole profetiche che l’hanno raggiunta nel cuore: egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele… e anche a te una spada trafiggerà l’anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori. Infatti la gioia dell’incontro con Cristo non cancella ogni forma di sofferenza, semmai la trasfigura mediante la fiducia nella Sua promessa.
L’anno giubilare è tempo propizio per riconoscere davanti alla Misericordia di Dio i nostri peccati. Così da trovare energie nel nostro cammino di consacrati e gustare la grazia degli inizi: quelli della nostra chiamata personale e quelli del carisma della famiglia religiosa. Il dolore per le nostre infedeltà ci apre alla speranza. Chi ritrova l’Amore di Dio ha ritrovato la moneta che aveva perduto e può rallegrarsi con le amiche e i vicini (cf Lc 15,9).
Che cosa confessare? Quali conversioni urgono in noi e nelle nostre comunità religiose in questo tempo? Quali segni di speranza?
La conversione alla gioia della fraternità. È un appello che nasce da un tempo fortemente caratterizzato dall’isolamento indotto dalla pandemia e dall’individualismo che respiriamo nella nostra cultura. Il bisogno di fare da soli, di non confrontarsi perché ci sembra di essere meno liberi. La presunzione che il mio pensiero sia sempre il migliore. E ancor più la mormorazione verso i fratelli e le sorelle.
Confessiamo in quest’anno giubilare tutte le nostre resistenze alla fraternità. Molti giovani oggi cercano testimonianze belle di fraternità. Testimonianze che sono presenti, spesso nascostamente, anche in tante case religiose dove ci si prende cura delle sorelle e dei fratelli malati e anziani. Situazioni e condizioni nuove di fraternità, offrendo la possibilità ai giovani consacrati di condividere con altri giovani esperienze di autentica fraternità. Aiutate anche le comunità parrocchiali nelle unità pastorali a ritrovare la gioia delle relazioni fraterne comunitarie.
La conversione alla gioia dell’incontro con i poveri e di sorella povertà. La storia degli istituti religiosi di vita attiva, suscitati dallo Spirito anche in terra vicentina, è segnata dal ripresentare alcuni misteri della vita di Cristo con una attenzione privilegiata verso i poveri: le ragazze prive di formazione, la promozione umana e cristiana della donna, l’assistenza ai mendicanti e i senza tetto, la condizione operaia… Con il passare degli anni, il carisma ha comportato anche la costruzione di strutture materiali che oggi risultano difficili da gestire e talora oscurano la testimonianza del carisma. Confessiamo in quest’anno giubilare la fatica di riformare evangelicamente le nostre strutture e chiediamo la grazia di compiere scelte libere improntante alla condivisione dei beni e alla solidarietà. Le nuove generazioni attendono da noi testimonianze evangeliche concrete e trasparenti.
La conversione alla gioia della libertà dei figli di Dio. Avete scelto come gesto giubilare di essere solidali con i fratelli e le sorelle che vivono l’esperienza del carcere. La lampada che ha attraversato le 107 comunità religiose verrà portata nella casa circondariale “Filippo del Papa” di Vicenza. Inoltre aiuterete un progetto di reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di persone che sono giunte al termine della pena. Un segno di speranza per gridare al mondo che “nessuno di noi è un errore”. In quest’anno giubilare confessiamo che “il carcere è presente in fondo a ciascuno di noi” e che “in esso molte volte è reclusa la parte migliore di noi”. Questo accade quando ci sediamo sfiduciati sulle nostre sicurezze o ci arrocchiamo nelle nostre rigidità. Torniamo ad ascoltare la Parola di Dio che ci ridona fiducia, purifica il cuore, fa uscire dalla prigionia le potenzialità che ha posto in noi e infonde l’audacia di scelte creative.
Queste tre conversioni – alla gioia della fraternità, alla gioia dell’incontro con i poveri, e alla gioia della libertà dei figli di Dio – le affidiamo all’intercessione di Maria: donna e madre della speranza. Lei che con il suo “sì” aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo, ravvivi anche in noi, pellegrini di speranza, la fiamma dell’amore per “incendiare” con la carità divina il mondo intero.