OMELIA nella XXVI domenica del Tempo Ordinario con l’Ordinazione diaconale di Alex Cailotto Cattedrale, 6 ottobre 2024

OMELIA nella XXVI domenica del Tempo Ordinario con

l’Ordinazione diaconale di Alex Cailotto

Cattedrale, 6 ottobre 2024

Letture: Nm 3, 5-9; Sal 99; 2Cor 4, 1-2.5-7; Lc 14-20.24-30

Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno.

Carissimi, sta davanti a noi un giovane che è stato chiamato dal Signore a consegnargli tutta la propria vita, compresi i propri affetti ed egli ha risposto con generosità. Tra poco gli rivolgerò questa domanda che molti potranno trovare incomprensibile: Tu che sei pronto a vivere nel celibato: vuoi, in segno della tua totale dedizione a Cristo Signore, custodire per sempre questo impegno per il regno dei cieli e a servizio di Dio e degli uomini? Alex appartiene già a Cristo perché è stato immerso nelle acque del Battesimo fin da piccolo e ha ricevuto il sigillo dello Spirito Santo imparando a nutrirsi del Corpo del Signore. Oggi riceve una nuova consacrazione. La sua vita celibe richiederà l’impegno di consegnarsi ogni giorno in modo esclusivo al servizio di Dio e degli uomini.

Come può un giovane rinunciare ad orientare i suoi affetti e la sua sessualità verso una persona concreta che ama e nella reciprocità ricevere in cambio affetto. Non ha bisogno anche lui di una intimità che riempie il cuore? La risposta è: sì ha bisogno di intimità come tutti gli uomini e le donne, ed è una intimità che sarà corrisposta da Dio stesso. Una intimità da custodire nella preghiera quotidiana. Questa intimità non ha espressioni uguali per tutti, ciascun celibe la vive in modo personale e originale, del resto anche per gli sposi è così.

E come fa il Signore risorto che noi incontriamo realmente ma con una corporeità totalmente consegnata al Padre e quindi trasfigurata a riempire il bisogno di affetto, perfino la sessualità, di un celibe? Lo fa mediante il servizio della persona celibe al prossimo. Il suo cuore viene plasmato dalla dedizione incondizionata ai fratelli e alle sorelle perché possano anche loro gustare un po’ la bellezza del regno di Dio che ha logiche diverse dalla mentalità umana.

Lo ha ricordato Gesù: I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. “Benefattore” era il titolo del re di Alessandria e di Antiochia al tempo di Gesù. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve.

Sarà il servizio a tutti coloro cui sarà destinato il cuore e tutta la persona di questo nostro fratello a riempirlo di gioia anche nei suoi affetti più profondi.

Madelein Delbrêl, ne portava una profonda consapevolezza. Lei che, benché battezzata da piccola e aver ricevuto la Comunione a 12 anni, si era allontanata tanto da professare a 17 anni apertamente un ateismo radicale e profondo. Ma verso i vent’anni l’incontro con alcuni giovani cristiani e la scelta di entrare dai domenicani del ragazzo che amava, l’aprì a riconsiderare la presenza di Dio al quale giunge a consegnare tutta la sua vita servendo i poveri.

Ella scrive: «Sappiamo che per mezzo di Te noi siamo diventati la cerniera di carne, la cerniera di grazia che costringe [questo angolo di mondo] […] a orientarsi suo malgrado verso il Padre di ogni vita. […] Ci leghiamo a Te con tutta la forza della nostra fede oscura, ci leghiamo a loro con la forza di questo cuore che batte per Te, Ti amiamo, li amiamo, perché si faccia di noi tutti una cosa sola. In noi, attira tutto a Te…».

Proprio perché cerniera di carne e cerniera di grazia, gli affetti del diacono come quelli del presbitero celibe sono colmati da Dio. Non ci sarà bisogno di trovarsi spazi compensatori individuali. E forse, nel contesto culturale segnato da un profondo individualismo, questo non sarà compreso da molti. Sembrerà una vita impossibile questa celibe tutta dedicata a Dio e al servizio del prossimo, in realtà sarà una vita in pienezza.

Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi.

L’offerta totale a Dio e il servizio incondizionato ai fratelli, soprattutto ai più poveri, non è una chiamata ad essere super eroi. Come ci ha ricordato l’apostolo Paolo, è necessario essere consapevoli del proprio limite e della propria precarietà. Nel mettersi a servizio si incontreranno anche molte prove, resistenze, contrarietà. Ma queste, secondo l’apostolo, non sono motivo per abbattersi, bensì occasione per riconoscere che i passi nuovi di vita che il servizio offre non vengono dalle nostre capacità bensì dalla potenza della grazia di Dio.

Caro Alex, noi tra poco invocheremo su di te il dono dello Spirito Santo perché scenda con abbondanza su di te e ti doni forza nel metterti a servizio con tutta la tua umanità ricca di tante qualità e fragile nello stesso tempo; perché tu possa essere premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel servizio, retto e puro di cuore.

Infine desidero sottolineare come l’essere diacono sia una funzione ausiliaria al presbitero e al vescovo. Non nel senso di sottomissione a qualcun altro. Nel senso ricordato dalla figura dei leviti che Mosè scelse su richiesta di Dio per essere a servizio del sacerdote Aronne.

Il diacono ha una funzione di aiuto, ausiliaria in questo senso, nelle celebrazioni e nel servizio pastorale. Questo significa che il diacono non ha autonomie proprie nel ministero che gli viene affidato. È sempre chiamato a collaborare e a camminare insieme ad altri, con i presbiteri, con il vescovo e con tutto il santo popolo di Dio.

Caro Alex non spadroneggiare sulle persone che ti sono affidate, sii sempre umile, in cammino e in cammino non da solo, ma insieme. Unici tuoi padroni saranno i poveri perché in loro si riflette il volto di Cristo povero.

Maria, che alla chiamata dell’angelo Gabriele si è subito riconosciuta serva del Signore, è sempre al tuo fianco, non temere di invocarla perché ti accompagni con la sua tenerezza materna.

+ Vescovo Giuliano