SALUTO DEL VESCOVO GIULIANO AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA TERZA DOMENICA DI AVVENTO CON IL RITO DI ORDINAZIONE EPISCOPALE PRESIEDUTA DAL CARDINALE PIETRO PAROLIN Cattedrale di Vicenza, 11 dicembre 2022

Un saluto a tutti voi qui presenti e a quanti ci seguono attraverso la radio, la televisione e i canali internet. Un fraterno saluto ai rappresentanti delle chiese e comunità ecclesiali e ai rappresentanti di altre religioni. Ringrazio per la loro presenza e saluto il Signor Sindaco, il Prefetto, il Questore – che incontrerò personalmente domani – e tutte le autorità civili e militari.

Prima di dare la parola al Cancelliere per alcune informazioni e invocare la benedizione del Signore, desidero condividere alcuni sentimenti e parole di gratitudine.

Stiamo vivendo l’attesa del Signore nella gloria alla fine dei tempi e nel Natale ormai prossimo. Per me quest’anno è stata una attesa piuttosto singolare. Da un lato segnata dal lutto per la morte di uno zio, mio padrino di cresima, e di don Raffaele giovane parroco del mio paese natale, Mignagola; dall’altro caratterizzata dal dono di una rinnovata identità, grazie allo Spirito Santo sceso su di me per l’imposizione delle mani del cardinale Pietro e di quelle dei vescovi qui presenti che ringrazio di cuore. Sentimenti che appaiono l’uno l’opposto dell’altro: tristezza e lutto – gioia e stupore.

Ma queste circostanze, certamente da me non cercate, mi ricordano una profonda verità: il ministero che mi è stato consegnato giunge in fragili giorni – i nostri segnati da guerre insensate e crisi umanitarie – ed è stato posto in fragili mani, – le mie. Eppure, come ha richiamato il canto[i], ispirato a un testo di S. Teresa d’Avila, che ho chiesto di condividere anche oggi come nel giorno della prima Messa, se i fragili giorni giungono al tramonto, nulla ti turbi perché Lui non tramonta: è Risorto. E così, se le fragili mani restano vuote tu non temere perché Lui non si stanca di cercare la pecorella smarrita con la Sua misericordia.

I sentimenti di tristezza, consegnati a Dio con fiducia, vengono trasformati dalla speranza cristiana in gioia perché il Signore è il mio e nostro pastore: nulla ci manca.

Ho a lungo meditato in queste settimane il salmo 23 che spesso cantiamo nella versione di padre David Maria Turoldo. Oggi quella preghiera fa risuonare le corde più profonde del cuore e sono motivo di gioia. Il salmo coniuga nell’unica lode la pastoralità e l’ospitalità.

Riconosciamo presente in mezzo a noi l’unico Pastore che è Cristo Signore. Lui guida la Chiesa, con il suo Santo Spirito. Lui ristora e dona forza e ci indica il sentiero giusto nel quale camminare verso il regno. È Lui che ha scelto gli apostoli, non quali sostituti, bensì quali suoi servitori inviati ad annunciare il Vangelo. Ringrazio il vescovo Beniamino che ha accompagnato la Chiesa di Vicenza fino ad oggi. Egli, nel saluto di sabato, ha lasciato una consegna: la centralità dell’amicizia di Gesù. Raccolgo il testimone per continuare la corsa. In questo nostro tempo siamo invitati ad una nuova sequela di Gesù che un autore ha recentemente indicato come ‘mistico-politica’. Sequela mistica per una relazione, personale e comunitaria, piena di affetto e fiducia in Cristo rivelatore del Padre. E politica nel significato più nobile del termine; la relazione appassionata di Gesù entra nella storia, “attraversa la città e i mondi della vita con una forza trasformativa”[ii]. Raccolgo, dunque il testimone, e sono contento che il vescovo Beniamino possa continuare il suo ministero in questa Diocesi: lo ringrazio fin d’ora e gli sono grato anche per avermi messo a disposizione anello, pastorale e croce pettorale. Sono riconoscente ai vescovi presenti e anche a quelli che non sono potuti intervenire, ricordo tra tutti il vescovo Paolo Magnani che mi ha ordinato presbitero e il vescovo Angelo Daniel che da parroco di Galliera Veneta mi ha accolto come seminarista. Grazie al patriarca Francesco Moraglia per le sue parole di benvenuto nella Conferenza episcopale Triveneta.

Insieme alla pastoralità con il salmo rendiamo grazie per l’ospitalità. Dio ha preparato una mensa per noi, ospitandoci oggi tutti presso suo Figlio al banchetto dell’Eucaristia. È stato versato dell’olio sul mio capo chiedendo a Dio che renda fecondo il mio ministero. E come sarà fecondo? Con la fraternità. L’ospitalità del Signore genera fraternità. Una fraternità che ho vissuto; ora mi aspetta una nuova fraternità.

Con questa celebrazione si è conclusa la mia presenza nella diocesi di Treviso e la mia appartenenza al presbiterio di Treviso con il suo vescovo Michele. Le relazioni restano, ma in modo diverso. Molti sono i motivi di gratitudine. Nel presbiterio, insieme a sane critiche e valide correzioni fraterne, ho sempre incontrato tanta collaborazione e stima (spesso esagerata). Saluto a titolo speciale i preti in missione e un particolare ricordo va ai preti anziani della Casa del clero di Treviso. Al vescovo Michele va la mia riconoscenza soprattutto per avermi insegnato la gratuità nelle relazioni, nei pasti e nell’ascolto della Parola di Dio. Ringrazio le famiglie che mi hanno accolto, le consacrate e le cooperatrici pastorali diocesane, gli educatori e i giovani e tutte le persone che in vario modo fanno parte della grande famiglia del Seminario di Treviso. Saluto e ringrazio il coro e i fedeli di Mignagola, il personale della curia diocesana, i compagni di classe del Collegio Pio X… e tanti altri qui presenti o che ci stanno seguendo da casa. Grazie anche a colleghi, studenti e personale della Facoltà di diritto canonico San Pio X.

Ora sono stato consegnato al santo popolo di Dio che è in Vicenza. Ringrazio don Gianpaolo Marta e don Gregory che a nome di tutti hanno chiesto (a scatola chiusa) che io sia ordinato vescovo. I presbiteri, anche religiosi o provenienti da altri paesi, costituiscono con il vescovo un unico presbiterio (LG 28b); vi chiedo la pazienza per una conoscenza reciproca e per servire questa Chiesa camminando insieme. Uno speciale abbraccio ai missionari e alle missionarie inviati da questa Diocesi. Saluto i diaconi, le associazioni – in particolare l’Azione Cattolica –, gli scout, i movimenti e le altre aggregazioni ecclesiali, i consacrati e le consacrate. Rivolgo un saluto ai giovani, quelli del Seminario e quanti sono alla ricerca di un senso e un posto nella vita: la Chiesa ha bisogno di ascoltare ciò che portate nel cuore. Cari giovani, spero di incontrarvi presto.

 

Il salmo 23 si conclude: la tua bontà e la tua fedeltà [Signore], mi seguono per tutta la vita.

Permettetemi ancora due ringraziamenti.

La bontà del Signore si è manifestata inizialmente nella mia famiglia. C’è qui mio papà con le sorelle, il cognato e i nipoti e altri parenti. Mi mamma ci sta seguendo in TV dalla Casa di riposo delle suore Francescane in città a Treviso insieme ad altre anziane. [Esprimiamo la nostra vicinanza anche a loro con un applauso].

La fedeltà del Signore si è resa presente con la disponibilità a questa celebrazione del cardinale Pietro Parolin, figlio di questa terra e ora a servizio diretto di papa Francesco. Le sono e le siamo grati; Le chiedo il favore di trasmettere la nostra gratitudine a Papa Francesco. Il dono che Lei ci ha fatto diventa per me, come penso lo sia già per questa Diocesi, un impegno: accompagnare Lei e Papa Francesco nel servizio alla Chiesa universale e al mondo intero. Vi affidiamo al Signore per il delicato compito, anche diplomatico, di essere messaggeri e costruttori di pace nei dolorosi conflitti presenti in diverse parti del mondo compresa l’Europa. Preghiamo anche perché trovino stabilità gli accordi attualmente provvisori tra Santa Sede e Repubblica Popolare di Cina sulle nomine dei vescovi. Infine vi siamo grati per l’impegno costante nell’ascoltare e farvi voce del grido dei poveri e del grido della terra.

 

Ora invito il Cancelliere a comunicare le necessarie disposizioni giuridiche all’inizio del mio ministero di vescovo.

 

Ringrazio il coro della Cattedrale e le tante persone che si sono messe a disposizione per organizzare e animare questa celebrazione e il momento successivo di saluto; un grazie anche agli alpini. A tutti i giornalisti e agli operatori dei media la mia riconoscenza più viva per il vostro lavoro, prezioso e delicato.

Un grazie a tutti coloro che in questa occasione hanno voluto contribuire con una loro offerta alla Missione Shahbaz Batthi in Pakistan.

 

Ed ora invochiamo la benedizione del Signore che vi invito a portare, insieme alla vicinanza del vescovo, nelle vostre famiglie e comunità, soprattutto a quanti soffrono o si sentono soli.

 

[i] L’autore del testo e della musica è Pierangelo Sequeri. Il testo completo è il seguente:

Un giorno, io lo so, ritornerai / e della morte svanirà il ricordo – ma non l’amore.

Un giorno io lo so, mi accoglierai / e della vita svanirà il mistero – ma non l’incanto.

Ed al compagno delle mie paure / potrò mostrare, finalmente, quanto

  • segretamente – io desideravo che mi fosse accanto / nel giorno della Tua rivelazione.

Rit.     Fragili giorni / giungono a sera: nulla ti turbi / Lui non tramonta,

fragili mani / restano vuote: / tu non temere / Lui non si stanca.

Un giorno, io lo so, sorriderai / e la Tua gioia vincerà per sempre / la mia paura.

Un giorno, io lo so, mi chiamerai / e la Tua voce non avrà parole / ma solo un canto.

E sarà quello che ho cercato invano / nel mio cammino tra le pietre mute

  • segretamente – poi di nuovo udito, mormorio sommesso / che annuncia un giorno di risurrezione.

 

[ii] Si veda L. Biagi, Cercare sempre. Credere tra disorientamenti e opportunità, Padova 2022, pp. 120-121