SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA(Vicenza, chiesa cattedrale, 15 agosto 2015)

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
carissimi canonici, sacerdoti, diacono, consacrate e consacrati,
oggi celebriamo la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

La verità dell’Assunzione di Maria è emersa lentamente lungo i secoli, con crescente chiarezza nel comune senso della fede del popolo cristiano in oriente e in occidente. Infine è stata solennemente definita da Pio XII nel 1950 con queste parole: «L’Immacolata Madre di Dio e sempre Vergine Maria, finito il corso della sua vita terrena, è stata assunta, in corpo e anima, alla gloria celeste».

La Pasqua di Maria è il primo frutto della Pasqua di Gesù. È il coronamento dei doni di grazia e di santità a partire dall’Immacolata Concezione, il premio della sua obbedienza di fede e al suo servizio di carità: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45).
Maria accompagna la Chiesa nel suo cammino e la precede alla méta. Assunta in cielo in anima e corpo, vive nella completa e definitiva perfezione della comunione con Dio e costituisce la primizia della Chiesa gloriosa, che si compirà alla risurrezione universale dei morti, ponendosi davanti a noi come modello concreto della speranza cristiana. Per noi – che avanziamo a fatica in mezzo alle prove del tempo presente – la gloriosa Vergine risplende come stella del mattino che annuncia il giorno, come stella del mare che indica il porto ai naviganti.

La liturgia proclama che «Maria brilla quaggiù come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio che è in cammino, fino a quando arriverà il giorno del Signore». Oggi, la Chiesa che cammina in mezzo alle prove di questo mondo, guarda a Maria come segno di sicura speranza e consolazione. Ma quali sono le prove di questo mondo, in cui è immersa non solo la Chiesa vicentina e italiana, ma l’intera Chiesa universale che vive in questo mondo?
Siamo di fronte a dei cambiamenti radicali che riguardano la stessa concezione dell’uomo e della donna, la visione del mondo e della vita stessa, del rapporto tra i popoli. Una parte minoritaria dell’umanità sta vivendo nell’ebbrezza del possesso di tanti beni materiali, che apparentemente sembrano saziare la fame di felicità che è insita nel cuore di ogni uomo. Questa parte di umanità gode di cibo abbondante e raffinato, di vestiti pregiati e idonei per il caldo e il freddo, di cure mediche efficaci e facilmente usufruibili, di mezzi della comunicazione potenti e pervasivi, assieme a tanto altro benessere.
Un’altra parte dell’umanità – quella maggioritaria – fatica a trovare sulla propria tavola il cibo sufficiente per nutrirsi, non può vestirsi dignitosamente, non trova cure mediche adeguate, non può usufruire di scuole per una adeguata formazione culturale.
Chi possiede, si attacca sempre più alle sue cose e cerca di possederne sempre di più. Chi è privo del necessario per sopravvivere si muove alla ricerca di trovare un luogo e una possibilità di vita dignitosa per sé e per la propria famiglia, anche rischiando la propria esistenza in questi spostamenti.

Si sta riproducendo a livello mondiale la parabola narrata dall’evangelista Luca, al capitolo 16, 19-31. Questa parabola è il simbolo della storia del mondo passato e del mondo contemporaneo. «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco».
E noi, da che parte stiamo? Dove siamo collocati? In che modo, la Vergine Maria Assunta può essere nostra guida, segno sicuro di speranza e di consolazione?

Maria è una donna che pone la sua vita, la sua fiducia, tutta la sua esistenza nel Signore, riconosciuto come l’unico Salvatore: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore». L’uomo contemporaneo deve imparare ad uscire dal proprio individualismo, dal proprio egoismo, dal considerarsi il centro del mondo, per sentire il grido disperato di chi bussa alla sua porta. Bisogna riportare Dio al centro del mondo, della propria vita, della propria comunità familiare, ecclesiale e sociale.
Maria è colei che si accorge che il convito di festa, a cui tutti gli uomini e le donne di questo mondo sono invitati, sta per tramutarsi in tristezza e afflizione perché sta per mancare “il vino” della gioia, della condivisione, della solidarietà, della fratellanza. Maria è colei che sa riconoscere le orme dello Spirito Santo nei grandi avvenimenti e anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante e lavoratrice a Nazareth ed è anche la donna premurosa, che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39).
Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale di evangelizzazione.

In Maria, Madre di Dio, vogliamo vedere l’immagine delle nostre mamme e di tutte le donne del mondo e vogliamo ringraziarle con le stesse parole della ‘lettera alle donne’ di San Giovanni Paolo II, del 1995.
Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce.
Grazie a te donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello dell’uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica e politica, per l’indispensabile contributo che dai alla elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento.
Grazie a te donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta “sponsale”.
Chiediamo a Maria che ci aiuti, con la sua intercessione materna, affinché la Chiesa diventi una madre e una casa per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo. Amen!
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza