Testimoni della Gioia

 
La parrocchia incoraggia e forma i suoi membri
perché siano soggetti attivi
dell’evangelizzazione 3
 
Luogo concreto della generazione alla fede è la comunità cristiana e all’interno di essa la famiglia. Tempo favorevole è l’età adulta quando gli eventi della vita rompono l’incantesimo dell’autosufficienza, siano essi di stupore oppure di dolore e sofferenza. Questi poli sono al centro della Nota catechistico pastorale Generare alla vita di fede. Lo scorso anno ci ha visti impegnati a riflettere sulle nostre comunità e sulla loro capacità di saper cogliere queste soglie adulte e di generare alla vita di fede. La proposta della settimana della comunità voleva sottolineare proprio questo momento di riflessione e verifica.

Vi invito a continuare a proporre la settimana della comunità che può essere svolta in diversi modi ma sempre allo scopo di rinnovarne il tessuto nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio. L’Ufficio di catechesi organizzerà in ottobre e novembre 2014 tre laboratori per “pensare” la settimana della comunità in parrocchia.

L’educazione alla fede che avviene in famiglia è l’unica capace di collocare efficacemente nell’intimo del fanciullo l’annuncio del Vangelo che genera la fede. Se i primi catechisti possono essere solo i genitori4, è verso di loro che devono rivolgersi i nostri sforzi maggiori di annuncio del Vangelo. Sul tema degli adulti e della famiglia sosteremo ancora un po’ durante questo anno pastorale chiedendo un ulteriore approfondimento per giungere alla piena consapevolezza che se vogliamo una Chiesa più generativa dobbiamo tenere conto degli adulti.

Il tema dell’annuncio del Vangelo agli adulti ci lascia esitanti, abituati come siamo a riservare le forze migliori verso i bambini e i ragazzi dell’età scolare per iniziarli alla vita cristiana. Ora non si tratta di abbandonare l’educazione cristiana dei fanciulli ma di aggiornare il modo con cui lo facciamo. Siamo chiamati ad aiutare i genitori a superare la delega alla parrocchia per fare in modo che il primo annuncio avvenga nelle case, in famiglia. Sul modo di farlo dobbiamo riflettere ancora un po’, ma la parrocchia, in una rinnovata tensione missionaria, deve spostarsi nei luoghi dove la gente vive.

I nuovi orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia Incontriamo Gesù confermano la bontà della nostra Nota catechistico pastorale e in modo più esaustivo e convincente offrono dei nuovi motivi e indicazioni pratiche per continuare sulla strada tracciata. Il nuovo Consiglio pastorale diocesano che inizierà a trovarsi il prossimo novembre potrà considerare le questioni riguardanti i cambiamenti dell’iniziazione cristiana dei fanciulli che sono emerse nell’affrontare il tema lo scorso anno.
 
Alcune parrocchie coadiuvate dall’Ufficio catechistico hanno iniziato a porre dei cambiamenti a partire dalle indicazioni contenute nella Nota. Altre parrocchie da anni sperimentano una catechesi familiare. Mi sembra importante ora invitare le comunità a camminare insieme, soprattutto se già costituite o nella prospettiva di essere unite in unità pastorale, per superare difformità che rendono difficile un cammino comune e disorientano le famiglie.
 
Ogni comunità dunque è chiamata ad interrogarsi se il modo con cui annuncia e fa catechismo permette e realizza l’incontro con Gesù. Papa Francesco parlando a noi Vescovi riuniti in assemblea lo scorso 19 maggio 2014 ha detto: «Non attardatevi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, dispersiva, frammentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale, che faccia incontrare Gesù, il Signore».
 
Nel frattempo vi chiedo di verificare attentamente il modo con cui prepariamo al battesimo le famiglie e pensare a qualche modalità per continuare a offrire aiuto e competenza a quei genitori che desiderano educare alla fede fin da piccoli i propri figli.

Siamo consci che i cambiamenti costano fatica ma lo facciamo consapevoli della loro necessità e sono convinto che ne vedremo presto i frutti.
 

Mi piacerebbe che in questa prospettiva la nostra Chiesa tornasse a dare una particolare attenzione al mondo giovanile: il “Sinodo dei giovani”, l’indagine “C’è campo”, il testo della pastorale vocazionale “Chiamati dalla vita, chiamati dal Vangelo”. Non devono restare degli eventi archiviati ma ci ricordano l’ineludibile responsabilità di dare voce, spazio, fiducia alle giovani generazioni, che tanto ci stanno a cuore ma che spesso rischiamo di lasciare ai margini della vita ecclesiale.

Il Convegno catechistico diocesano che si terrà fra pochi giorni è occasione opportuna aperta a tutti i presbiteri, catechiste e catechisti per conoscere i nuovi itinerari secondo la Nota pastorale Generare alla vita di fede.
 
 
 
Una Chiesa popolare ma adulta
 
Non dimentichiamoci di sostenere anche le espressioni popolari della fede: il pellegrinaggio, la visita alle famiglie, la testimonianza nei luoghi di lavoro, le devozioni e la preghiera semplice e comunitaria come il rosario. La religiosità popolare rappresenta la dimensione missionaria del popolo di Dio nella sua forma spontanea: permette la testimonianza nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni, nel sociale e più facilmente raggiunge le periferie, siano esse fisiche o esistenziali5

 

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3 SINODO DEI VESCOVI su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Proposizione 45: ruolo dei fedeli laici nella nuova evangelizzazione.

4 «Oltre che per il Battesimo e la Cresima, sono catechisti, in forza del sacramento del Matrimonio, i genitori, i quali, in quella “che si potrebbe chiamare chiesa domestica, devono essere per i loro figli i primi maestri della fede”». UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Il rinnovamento della catechesi, 1970.

5 Evangelii Gaudium, n. 69.

 
 
08/09/2014