Intervista a Don Pellizzaro: «Nel post pandemia dobbiamo sognare di seguire una strada di rinnovata umanità»
La Diocesi ha posticipato al 30 maggio la Giornata del malato, occasione di rifl essione.«La pandemia ci ha insegnato ad accettarci nei nostri limiti, a stare nelle debolezze nostre e degli altri: tutto questo fa crescere l’umanità». Sono parole di don Giuseppe Pellizzaro, direttore dell’Ufficio della Pastorale della Salute della diocesi di Vicenza, pronunciate subito dopo aver annunciato che la prossima Giornata mondiale del malato ricorrerà l’ultima domenica di maggio. Istituita da papa Giovanni Paolo II nel 1992 e giunta alla sua XXIX edizione, la ricorrenza si celebra da tradizione l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. Quest’anno, però, la Pastorale della Salute, sperando in minori restrizioni ed in un clima più caldo per facilitare la partecipazione delle persone fragili, ha deciso di posticiparla. Consiste in alcune iniziative che hanno luogo nelle diverse parrocchie e quest’anno – più che mai – è un pretesto per rifl ettere sul signifi cato della malattia, nonché per esprimere vicinanza ai malati. Il titolo della giornata è “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt 23, 8) perché, come spiega don Giuseppe, «se da una parte la situazione attuale può fare crescere sentimenti di paura, difesa, isolamento, dall’altra ci ha fatto capire che siamo legati gli uni agli altri (siamo “tutti fratelli” ndr): possiamo contagiare o essere contagiati, aiutare o farci aiutare». «Il tema di questa Giornata si ispira al brano evangelico in cui Gesù critica l’ipocrisia di coloro che dicono ma non fanno – si legge nel messaggio di papa Francesco scritto per l’occasione – per questo usa espressioni forti, per mettere in guardia dal pericolo di scivolare nell’idolatria di sé stessi». L’attuale emergenza sanitaria è l’occasione di sventare questo pericolo. Don Giuseppe aff erma che «la brutta situazione che stiamo vivendo non ci ha solo resi maggiormente consapevoli delle nostre fragilità, ma ci ha resi coscienti anche e soprattutto del fatto che le persone fragili e ammalate sono tra noi tutto l’anno e non solo in qualche circostanza commemorativa particolare», rivolgendosi anche alle comunità cristiane, che devono essere in grado di «riconoscere le strutture che ospitano i malati (Rsa, Ospedali, Case di cura…) come parti di esse, al fi ne di svolgere per 365 giorni un’effi cace attività pastorale di supporto e di vicinanza; quelle che ancora non lo fanno possono trarre proprio dalla Giornata del malato lo stimolo per ipotizzare qualche modalità concreta di intervento». Il prossimo 30 maggio si presenta quindi anche la possibilità di rifl ettere su come desideriamo uscire da questo storico periodo. Don Giuseppe sembra non avere dubbi: «Per il dopo pandemia non dobbiamo sperare di tornare a come eravamo prima, cioè indifferenti ed egoisti, ma dobbiamo sognare di seguire una strada di rinnovata umanità. Questa situazione ci ha messo difronte ciò che è importante e ciò che non lo è».
Andrea Frision
Tratto dalla Voce dei Berici
Qui sotto potete trovare i materiali per l’animazione della giornata.