COMMEDIA

Aspirante vedovo

Attraverso la trama tragicomica il film denuncia malcostume e vizi dell'alta borghesia italiana

Con la super Luciana Littizzetto le risate sono assicurate. Il personaggio di Susanna Almiraghi, ricchissima e cinica imprenditrice torinese, sposata a un marito inetto e opportunista, innamorato soprattutto del denaro della moglie, sembra ritagliato appositamente sulla sua persona. Il film è un remake, a tratti pedissequo e non sempre riuscito, della celebre commedia del 1959 con Franca Valeri e Alberto Sordi intitolata Il vedovo. Come già fece Dino Risi, anche questo film di Massimo Venier sfrutta una trama tragicomica per denunciare vizi e malcostumi dell’alta borghesia italiana che, lungi dal riconoscere le proprie colpe, preferisce addossare le origini di ogni male ai poteri forti (magistratura, Unione Europea, fisco) e coprire con qualche gesto di beneficenza e qualche devozione mariana i propri peccati sociali. Anche la Chiesa e la politica non fanno comunque una figura migliore. Il “vescovo da pasticceria” amico di famiglia non renderebbe certo felice papa Francesco. In un crescendo di battute politicamente poco corrette, il film denuncia con ironia anche una serie di pregiudizi e stereotipi diffusi: sui rumeni, gli zingari… e i veneti! Già, perché la giovane amante del marito di Susanna nel film è vicentina (di Bassano del Grappa, per la precisione) e, come spesso accade ai veneti, viene descritta come un po’ stupida e attaccata al denaro.Alessio Graziani