“Il bambino Gesù porta a tutta l’umanità la possibilità di essere recuperata”
Omelia del vescovo Giuliano nella Solennità della Madre di Dio
OMELIA nella Solennità della Madre di Dio,
58^ Giornata Mondiale della Pace
Vicenza – Monte Berico, 1 gennaio 2025
Letture: Nm 6, 22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
Dio mandò suo Figlio, nato da donna
All’inizio del nuovo anno civile, presso la Madonna di Monte Berico che protegge con il suo manto quanti ricorrono a Lei, accogliamo il dono più grande che Dio ci ha fatto: il suo Figlio Come ha ricordato ieri sera papa Francesco, «La speranza di un mondo fraterno non è un’ideologia, non è un sistema economico, non è il progresso tecnologico. La speranza di un mondo fraterno è Lui, il Figlio incarnato, mandato dal Padre perché tutti possiamo diventare ciò che siamo, cioè figli del Padre che è nei cieli, e quindi fratelli e sorelle tra di noi» (Omelia, 31/12/2024).
È Maria che ci consegna il don più grande di Dio. È Lei che ha accolto il sogno di Dio sull’umanità nel piccolo paese di Nazaret, sconosciuto ai più. È Lei che lo ha dato alla luce in una delle più piccole città della regione di Giuda, e lo ha deposto in un luogo davvero umile, una mangiatoia. È Lei che lo ha presentato al Tempio tra lo stupore di due anziani, Simeone e Anna. È sempre Maria che ha provato la desolazione di una madre avendo perso il figlio tra i dottori della legge a Gerusalemme. È Lei che non comprende molte cose del Figlio ma tutte le custodisce nel suo cuore.
La Madre e il Figlio sono strettamente uniti. Come la Chiesa e Cristo sono strettamente legati. Perciò ricorriamo a Lei all’inizio del nuovo anno, per ricevere in dono il Figlio. Ricorriamo a lei con l’invocazione dello Spirito Santo che faremo al termine della celebrazione perché lei ha accolto lo Spirito di Dio.
Maria donna della speranza
Come ha ricordato papa Francesco oggi all’Angelus «Al neonato Messia, che manifesta la misericordia del Padre, corrisponde il cuore di Maria, la Vergine Madre. Questo cuore è l’orecchio che ha ascoltato l’annuncio dell’Arcangelo; questo cuore è la mano di sposa data a Giuseppe; questo cuore è l’abbraccio che ha avvolto Elisabetta nella sua vecchiaia. Nel cuore di Maria, nostra Madre, batte la speranza; batte la speranza della redenzione e della salvezza per ogni creatura».
Perciò all’inizio del nuovo anno ci rivolgiamo a Lei con una breve preghiera scritta da papa Benedetto XVI del quale ieri ricorreva il secondo anniversario della morte: «Insegnaci, Maria, a credere, a sperare e ad amare con te; indicaci la via che conduce alla pace, la via verso il regno di Gesù. Tu, stella della speranza, che trepidante ci attendi nella luce intramontabile dell’eterna patria, brilla su di noi e guidaci nelle vicende di ogni giorno, adesso e nell’ora della nostra morte».
Gli fu messo nome Gesù
Il Vangelo ci ha ricordato che al Bambino nato a Betlemme venne dato il nome di Gesù, come aveva detto l’angelo a Maria. Gesù significa Dio salva. Ed è proprio ciò che porterà nel mondo donando la Sua vita: porterà agli uomini la possibilità di essere recuperati dal male che li chiude nell’orgoglio, nel narcisismo e nell’individualismo. Gesù è la rivelazione dell’amore eterno di Dio, che porta nel mondo la pace.
A chi accoglie questo amore incombe la grande responsabilità di diventare artigiano di pace.
Papa Francesco nel Messaggio per questa 58ma Giornata Mondiale della Pace, ha sottolineato che sentirci tutti responsabili della devastazione della casa comune. Perché? Perché ci portiamo appresso un vizio di fondo, soprattutto noi che viviamo in quella parte della terra in cui si consumano la maggior parte delle ricchezze: siamo tendenzialmente irri-conoscenti! Manchiamo di capacità di ri-conoscere da dove vengono tutte le cose che ci circondano. Sono nostre? Ci sono dovute? Ne ho diritto senza alcun corrispondente dovere?
Lo ricordavo anche al cammino di pace oggi pomeriggio riprendendo un testo di un padre del deserto, S. Basilio di Cesarea, che ancora nel IV secolo affermava: «Ma quali cose, dimmi, sono tue? Da dove le hai prese per inserirle nella tua vita? […] Non sei uscito totalmente nudo dal ventre di tua madre? Non ritornerai, di nuovo, nudo nella terra? Da dove ti proviene quello che hai adesso? Se tu dicessi che ti deriva dal caso, negheresti Dio, non riconoscendo il Creatore e non saresti riconoscente al Donatore» (n. 5).
Chi sa ri-conoscere da dove vengono tutti i beni che lo circondano diventa ri-conoscente per ciò che ha. «Quando viene meno la gratitudine l’uomo non riconosce più i doni di Dio» e diviene uno sfruttatore del prossimo e dei beni prevaricando sul più debole.
Ma Dio non è così e continua a portare vita con il perdono a coloro che mancano di riconoscenza e gratitudine, anche con la misericordia. Dio ha introdotto con Gesù la logica “eucaristica”, cioè la logica del rendere grazie anche con il perdono, che è l’atto più creativo e generativo di sempre. Per questo Gesù ci ha insegnato di chiedere al Padre Rimetti a noi i nostri debiti, perché anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Disarmare il cuore
Possiamo fare qualcosa anche noi nel nostro quotidiano? Papa Francesco ci indica la via de «Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. A volte – aggiunge – basta qualcosa di semplice come “un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito”. Con questi piccoli- grandi gesti, ci avviciniamo alla meta della pace e vi arriveremo più in fretta, quanto più, lungo il cammino accanto ai fratelli e sorelle ritrovati, ci scopriremo già cambiati rispetto a come eravamo partiti. Infatti, la pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un nuovo mondo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato» (Ibid 14).
Lasciamo che il sogno di Dio si realizzi e portiamo nel cuore l’inquietudine per tanti bambini che continuano a morire di freddo, anche in questi giorni, ma anche di fame perché la distribuzione dei beni è diseguale.
«Concedici la pace, Signore […].
Rimetti a noi i nostri debiti, Signore, /come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e in questo circolo di perdono concedici la tua pace, / quella pace che solo Tu puoi donare
a chi si lascia disarmare il cuore, / a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli,
a chi senza timore confessa di essere tuo debitore, / a chi non resta sordo al grido dei più poveri» (Ibid. 15).