Il Vescovo in visita pastorale a Gambugliano e Monte San Lorenzo

La relazione personale al centro della cura pastorale

 
Don Antonio Uderzo, classe 1945, conosciuto per il suo impegno sociale (è stato prete operaio per una decina d’anni, 25 anni nella cooperativa Città Solidale, in prima fila contro la costruzione della base Dal Molin con il Coordinamento Cristiani per la pace”) è del settembre 2013 alla guida dell’Unità pastorale Gambugliano-Monte San Lorenzo. Condivide la canonica che affianca la chiesa dei santi Vito, Modesto e Crescenza con don Secondo Martin, suo compagno di seminario, assistente spirituale in case di riposo e case di comunità, oltre che coordinatore di Jesus Caritas, fraternità sacerdotale di Charles de Foucauld. «Ritengo importante una vita di comunità – sottolinea don Antonio – soprattutto nelle Unità pastorali, per condividere i momenti di preghiera, ma anche le faccende pratiche della vita quotidiana, in modo sobrio, senza bisogno di domestiche».
 
«Questo luogo – ci dice il parroco – potremmo considerarlo un monastero, perché chiesa e canonica sono costruiti su uno sperone di roccia, fuori dal centro del paese. Bisogna venirci apposta, non si fa un “salto in ciesa” mentre si fanno compere o si è a spasso con il nipotino. Fuori orario di messa non ci viene quasi nessuno, ma è sempre aperta lo stesso, perché la porta chiusa di una chiesa dà sempre una brutta immagine». La chiesa di Monte San Lorenzo, invece, «viene aperta solo per la messa domenicale o in occasione di qualche manifestazione particolare: qualcuno si è offerto di fare un minimo di vigilanza per tenerla aperta. Vedremo quello se si potrà fare, anche perché ha degli interni davvero da ammirare».  
 
«La partecipazione alla liturgia domenicale è scarsa. Devo sottolineare però che i parrocchiani amano le loro chiese: ci sono due comitati parrocchiali con volontari sempre disponibili, due cori, un buon gruppetto di chierichetti e delle brave catechiste».  
 
Il mio impegno pastorale è impostato soprattutto nelle relazioni con le persone, per questo ho scelto di visitare tutte e famiglie, a partire da anziani e malati. Sono stato bene accolto,   anzi la gente ha piacere di scambiare due parole, come io di conoscere i miei parrocchiani».
 
«Frequentano il catechismo una quarantina di ragazzi seguiti da una decina di catechiste – ci dice Marisa Marchetti -. Molti non sono del paese, perché circa la metà degli ottanta alunni della scuola elementare provengono dai comuni limitrofi, grazie alla bravura delle insegnanti e all’eccellente offerta formativa che, unite al rinnovo dei locali e a un buon servizio di scuolabus, hanno scongiurato la chiusura della scuola paventata una decina d’anni fa. La “dispersione”, che di solito inizia dalle Superiori, qui comincia dalle Medie che i ragazzi frequentano a Sovizzo o a Gambugliano, dove costruiscono nuove amicizie, per questo è difficile formare gruppi giovanili».
 
«È incoraggiante in questo senso   – sottolinea don Antonio – l’esperienza avviata con i giovanissimi l’anno scorso: ora sono quindicina che si ritrovano ogni quindici giorni. Un’esperienza che contiamo di portare avanti magari con il sostegno di un animatore»
 
Alberto Schiavo
 
Il servizio completo su La Voce dei Berici di questa settimana