Le pietre come “Viva Testimonianza”: è stato inaugurato l’atteso percorso archeologico sotto la Cattedrale

Vicenza si arricchisce di un importante pezzo della sua storia: lo spazio sarà visitabile dal 7 Gennaio

 
Sabato 20 dicembre alle ore 16 nel Salone d’Onore del Palazzo delle Opere Sociali, in Piazza Duomo a Vicenza, si è svolta l’inaugurazione dell’area archeologica sottostante la Cattedrale, che viene finalmente aperta al pubblico dopo oltre un decennio di intensi lavori di restauro e messa in sicurezza delle strutture e degli spazi espositivi.
Durante la cerimonia sono intervenuti i rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte nel progetto: il Vescovo mons. Beniamino Pizziol per la Diocesi, il direttore del Museo Diocesano mons. Francesco Gasparini, il sindaco Achille Variati, il vicepresidente della Fondazione Cariverona ing. Silvano Spiller e, per la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, il Soprintendente dott. Vincenzo Tinè e la dott.ssa Marisa Rigoni.
 
Proprio il dott. Vincenzo Tinè ha sottolineato la straordinaria importanza di questo sito archeologico, che può considerarsi uno dei più significativi dell’Italia nord-orientale sia per la sua estensione (750 mq) sia per il potenziale informativo. Come ha illustrato la dott.ssa Marisa Rigoni -che, insieme all’architetto Loretta Zega, ha diretto i lavori e l’allestimento del percorso di visita per conto della Soprintendenza- gli scavi condotti al di sotto della Cattedrale hanno consentito di stabilire come quest’area sia stata frequentata senza soluzione di continuità fin dall’epoca preromana; limitati saggi di approfondimento hanno infatti permesso di individuare tracce di un insediamento databile forse già al V sec. a.C., al quale si sovrappongono dalla fine del I sec. a.C alcuni edifici privati romani, caratterizzati da più fasi d’uso. In questo contesto si definisce poi tra III e IV sec. d.C. una “domus ecclesiae”, ovverosia una prima aula di riunione della locale comunità cristiana, entro uno spazio che è ancora privato. Bisogna attendere la fine del IV sec. per assistere alla nascita di una basilica paleocristiana, che si sovrappone al primo spazio di culto e che, dopo un rifacimento nel V sec., viene sostituita nell’VIII-IX sec. da una più ampia Cattedrale. Il nuovo edificio appare notevolmente sviluppato verso ovest, con un avanzamento della facciata che determina l’obliterazione della necropoli formatasi davanti alla basilica di V sec. e del limitrofo quartiere altomedievale. Successivamente la Cattedrale è interessata dall’aggiunta di una cripta (X sec.) e da ulteriori rifacimenti in età romanica e gotica, fino a giungere alla costruzione dell’edificio attualmente in uso.
 
 I primi scavi al di sotto della navata della Cattedrale vennero condotti nel Dopoguerra, in connessione con i lavori di ricostruzione dell’edificio resisi necessari dopo la fine del conflitto bellico. Negli anni ‘50 l’allora Soprintendente Bruna Forlati Tamaro allestì la prima area archeologica visitabile, la quale dovette tuttavia essere chiusa al pubblico già negli anni ‘70 a causa dell’avanzato stato di degrado dei resti archeologici e dell’ambiente che li ospitava, dovuto alle difficili condizioni microclimatiche dell’area: completamente interrata e priva di areazione, essa presentava un tasso di umidità prossimo al 99% ed elevate temperature soprattutto nella stagione invernale, a causa della dispersione di calore generata dall’impianto di riscaldamento della Cattedrale, a pavimento e privo di isolamento.
 
 
Il complesso intervento curato da Marisa Rigoni e Loretta Zega ha avuto come necessario presupposto la predisposizione di un nuovo impianto di riscaldamento, la cui realizzazione tra 2001 e 2002 è stata possibile grazie alla disponibilità del Vescovo mons. Pietro Nonis e al sostegno economico della Fondazione Cariverona. Gli interventi successivi sono stati finanziati con i proventi del gioco del Lotto (programma 2001-2003) e con altri contributi della Fondazione Cariverona: dapprima si è proceduto al risanamento ambientale dell’area, realizzando un impianto di climatizzazione per il controllo del tasso di umidità e della temperatura all’interno dell’ambiente. In seguito è stato dato avvio al restauro delle strutture architettoniche e dei resti archeologici, che ha dunque interessato murature così come lacerti di intonaco parietale e di piani pavimentali (tra essi anche due porzioni di superfici musive). Tale operazione ha consentito di condurre un riesame delle strutture e dei contesti esposti con gli scavi del ‘900 e di eseguire limitati interventi di scavo dei depositi stratigrafici ancora integri: è risultato così possibile definire le fasi e le modalità di occupazione dell’area precedenti la costruzione dell’attuale Cattedrale, con una maggior precisione rispetto a quanto era stato fatto in passato. Infine l’ambiente è stato dotato degli elementi necessari a renderlo fruibile dai visitatori (passerella sopraelevata, pannelli informativi, impianto di sicurezza), ai quali si prevede in futuro di aggiungere spazi per l’allestimento museale dei reperti mobili e supporti multimediali per integrare la visita.
 
 Soddisfazione è stata espressa dal dott. Vincenzo Tinè e da mons. Francesco Gasparini per il raggiunto accordo tra Soprintendenza e Museo Diocesano, grazie al quale spetterà al Museo la gestione dell’apertura al pubblico dell’area archeologica: essa sarà stabilmente visitabile a partire dal 7 gennaio 2015, con apposite visite guidate condotte da giovani laureati in archeologia e storia dell’arte, appositamente formati per questo incarico dalla dott.ssa Marisa Rigoni.
 
Da non perdere dunque una visita a questa interessante area, nella quale troviamo racchiuso un pezzo della storia di un quartiere urbano, della città e dell’intera Diocesi di Vicenza. Come ha ricordato il Vescovo mons. Beniamino Pizziol, la Cattedrale è la “Chiesa Madre” della Diocesi dalla quale traggono origine le altre comunità cristiane: la scoperta al di sotto di essa dei precedenti edifici di culto fino alla domus ecclesiae di III sec., spazio di riunione dei primi cristiani, ci riporta dunque alle radici della nostra fede cristiana, in una “continuità senza tempo” della quale le pietre sono viva testimonianza.
 
Martina Colla