Monsignor Ermenegildo Reato ricorda Mariano Rumor

Una persona gentile e semplice, che amava incontrare la gente

 
Intervista Mons. Ermenegildo Reato ricorda il politico vicentino
“Era un vero cristiano democratico”
 
Mariano Rumor lo scelse come persona fidata alla quale affidare i suoi documenti privati e pubblici, raccolti in un unico archivio.
Basterebbe questo fatto per intuire il rapporto di particolare vicinanza e stima reciproca che mons. Ermenegildo Reato ebbe con il presidente Rumor.
 
Fu un’amicizia “sincera e umana” come Rumor stesso la definì all’indomani dello scandalo Lockheed che lo coinvolse, ma rispetto al quale poi risultò del tutto estraneo. Fu un’amicizia che però si mantenne anche alla giusta distanza di discrezione e riservatezza. «Mi aveva invitato più volte a dargli del tu – ammette mons. Reato – ma io non ho mai voluto, perché in questi casi è meglio non esagerare».

Reato aveva conosciuto il futuro presidente del Consiglio a metà degli anni ‘50, quando lui era assistente mandamentale delle Acli a Lonigo.
Come lo ricorda dal punto di vista umano? «Una persona gentile e semplice, nonostante i molteplici impegni e responsabilità che si trovò a ricoprire e le vicende anche dolorose che dovette affrontare. Quando tornava a Vicenza, alla quale era legatissimo, gli piaceva incontrare la gente. A Natale amava tornare a casa per fare il presepio. Andava a messa nella sua parrocchia a S. Stefano. Quando fu presidente del Consiglio non voleva, quando era qui a casa a Vicenza, che ci fosse fuori la scorta. Era una persona inattaccabile sul piano dell’onestà, coerente e determinata».
 
Dove vi incontravate?
«Lo incontrai in varie occasioni. Per esempio all’Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa di cui è stato anche presidente. Poi quando sono stato direttore al Pensionato studenti Madonna di Monte Berico, abitavamo vicinissimi e i contatti erano più facili».
 
Come viveva la sua fede?
«Non mi è facile dirlo. È un ambito rispetto al quale c’era grande discrezione. Certamente era un cattolico convinto, cresciuto attraverso una formazione in Azione cattolica, Fuci, Acli. Era un credente con una forte attenzione al sociale come aveva potuto imparare da mons. Arena, un riferimento fondamentale in Diocesi per la pastorale del lavoro, con il quale condivise momenti significativi in gioventù. Egli non ostentò mai la sua fede né i suoi rapporti nell’ambito ecclesiale. Aveva un buon rapporto con Paolo VI, ma era una di quelle cose che custodiva con riservatezza».
 
E come viveva il suo impegno pubblico?
«Credeva nella laicità della politica, non come mezzo per affermare la cristianità. In questo si trovò non in sintonia con il vescovo di allora Zinato che avrebbe voluto un’azione molto più decisa contro il pericolo comunista e che non aveva certo preso bene l’apertura dello stesso Rumor verso i socialisti e quindi verso il centrosinistra».
 
Qual è l’attualità politica di Mariano Rumor?
«Mi pare che la sua idea della democrazia come valore assoluto rimanga una grande lezione per l’oggi. Democrazia vuol dire rispetto della persona e riconoscere quindi la libertà a ciascuno di esprimere il proprio pensiero. In questo senso mi piace definirlo “un cristiano democratico”».
 
Quale sarà il destino dell’archivio?
«Probabilmente andrà all’archivio del Senato dove sarà anche digitalizzato e quindi messo a disposizione di chiunque sia interessato a consultarne i documenti. Non accettare questa offerta significa ridurre Rumor a un fenomeno provinciale quando le sue dimensioni sono invece mondiali, visto anche la responsabilità che ha avuto alla guida dell’Unione mondiale democristiana. I vicentini, per un eccesso di provincialismo, rischiano di non rendersi conto di chi era Mariano Rumor e del ruolo che ha svolto nella politica a livello nazionale e internazionale».

Lauro Paoletto
 
Articolo da La voce dei Berici di questa settimana