Quando le parole aiutano a comprendere la Parola

Domenica 9 ottobre la Diocesi celebra la Giornata per la Stampa Cattolica

Domenica 9 ottobre tutte le parrocchie sono invitate a dedicare un pensiero al nostro settimanale e al quotidiano Avvenire che dedica una pagina alla nostra diocesi. La giornata sarà animata in modo particolare nelle parrocchie di Locara, Arcole e Gazzolo grazie alla presenza dei giornalisti del Settimanale diocesano e dei collaboratori dell’ufficio comunicazioni sociali.

 

Di seguito la riflessione del dott. Giandomenico Cortese referente UCSI Vicenza e presidente del CdA della Nuova Voce S.r.l.

Nella testata del nostro settimanale sta scritto “Una comunità.Tante storie. Buone notizie”.
“Avvenire” si definisce quotidiano di ispirazione cattolica e approfondimenti su Chiesa, papa Francesco, tra cronaca, cultura, politica, economia, mondo.
Di Chiesa e Fede, volontariato e valori, giovani e salute, attualità e cultura riempie le sue pagine “Famiglia cristiana”, la rivista dei Paolini.
C’è un filo conduttore unico per i mezzi di comunicazione che si ispirano e raccontano il nostro mondo, oggi, ed è quello che ci porta ad essere “Voce e Parola” di una realtà complessa che si propone di scoprire e raccontare, accompagnare a capire e vivere la “Verità”. Non è compito semplice, anzi. Nell’accompagnare al discernimento, nel rispetto della libertà individuale, sta la nostra “missione”.
La comunicazione sociale della Chiesa, della nostra Chiesa, è impegnata a recuperare l’ordine delle notizie, a ridare voce agli ultimi, ad aprire dialoghi e costruire ponti nel rispetto delle persone, tutte, a promuovere il senso e il rispetto della vita, sempre, in quella ricerca quotidiana che si scontra con i più stravaganti “infl uencer”, nella ambiguità di una rete che non predilige i testimoni, che urla, spara titoli eclatanti, si ferma a slogan, ed usa la religione per autocelebrarsi.
«La vostra missione – ha detto papa Francesco ai giornalisti – è di far sì che si possano guardare gli altri con più fiducia ». Ascoltare, approfondire, raccontare, non dimenticando cosa ci rende liberi e produce gioia, vicinanza, sostegno, solidarietà.
«La Chiesa – ha sottolineato il Papa – si autentica nella luce di un altro, come la luna». È lo stile da privilegiare, l’annuncio da dare, il metodo per la scrittura.
Ci vogliono “umili e liberi, per costruire”, per spiegare anche il nostro piccolo mondo, quello che incontriamo e animiamo giorno dopo giorno, per far si che chi vi abita abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza.
Il giornalista è il cronista della storia e quando è in sintonia con il magistero della Chiesa è chiamato con coraggio a ricostruire la memoria dei fatti, a lavorare per la coesione sociale, per la verità ad ogni costo. Una comunicazione che sia “Laudato sì” perché promuove “Gaudium et spes” diventa sfida avvincente, coinvolgente.
È un impegno pubblico quello di un giornale che si fregia (faticoso impegno quotidiano attribuirselo) dell’appellativo “cattolico”, anche scomodo – come lo sono radio e tv e perfino i social che li affiancano – resta percorso esaltante.
Il partire dagli ultimi, dagli sfrattati, dagli esclusi ed emarginati, offre sempre un orizzonte che supera confini e va oltre le barriere. Perchè intravvede, in fondo, semi di giustizia e misericordia, l’arcobaleno della pace.
Quando le parole si fanno viventi, condivise, e sono le parole della conoscenza, della memoria, del futuro, allora, si avvicinano, comunicano ed aiutano a comprendere la Parola.

Estratto dalla  Voce dei Berici  a cura di Giandomenico Cortese