Suor Maria Luisa Bertuzzo è la nuova Madre generale delle suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria

Occorre incentivare la condivisione con i laici, il calo di vocazioni può essere un'opportunità

 
«Il Capitolo è stato un importante evento di comunione. La comunione non è automatica ma va sempre cercata insieme».
A parlare è suor Maria Luisa Bertuzzo la nuova Madre superiora generale delle suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria eletta dal Capitolo che si è tenuto a Gallio a Villa Giovanna per tutto il mese di luglio.  60 anni, originaria di Montecchio Precalcino, suora delle Orsoline da 33 anni, suor Bertuzzo succede a suor Samuela Sartorel (Avevamo pubblicato un’intervista a Suor Maria Luisa a dicembre del 2014, clicca qui). Con la nuova Madre generale il Capitolo ha anche eletto suor Graziana Morandin come vicaria e consigliere suor Federica Cacciavillani, suor Annamaria Confente, suor Laura Rossi. Abbiamo raggiunto suor Maria Luisa al telefono all’indomani dell’elezione. L’ha intervistata Lauro Paoletto, direttore de La Voce dei Berici: Quando ha iniziato il Capitolo si immaginava sarebbe finita così? C’erano state delle consultazioni preliminari? «Assolutamente no. È il capitolo il luogo del discernimento».E aggiunge ridendo: «Da noi non si fanno le primarie». Quali sono stati i punti qualificanti dei vostri lavori? «Nel corso del Capitolo abbiamo cercato di declinare quello che era il tema di questo appuntamento: “Abbracciare il mondo con misericordia umanizzata da Cristo e dai poveri”, dove l’idea dell’abbracciare riprendeva una frase della nostra fondatrice Madre Giovanna. Si è trattato di una riflessione forte fatta dalla nostra famiglia religiosa in questo tempo storico». Quali le indicazioni emerse? «Innanzitutto il recupero di una sana spiritualità. Riteniamo decisivo tornare alle fonti di una vita buona secondo Cristo servo, un Cristo che ci invita ad andare verso gli altri, il mondo femminile innanzitutto. L’altra indicazione è contribuire a camminare come Chiesa in uscita. In tal senso l’impegno è quello di continuare ad approfondire l’Evangelii Gaudium per trovare criteri pratici che accompagnino la nostra vita. È questo un compito da condividere con i laici». Cosa significa concretamente? «Il rapporto con i laici costituisce un nucleo importante del lavoro del Capitolo. La linea emersa è che occorre incentivare la condivisione e la collaborazione. Non si può più andare avanti da sole. E questo riguarda da un lato il rapporto con le altre Congregazioni e dall’altro con le altre vocazioni». Rispetto ai laici avete sempre espresso un’attenzione particolare. Dove vi sta portando? «Il calo di vocazioni oltre che farci fare fatica può rappresentare anche un’opportunità. Siamo convinte che possiamo condividere il nostro carisma anche con altre vocazioni, in particolare proprio con i laici, con i quali già condividiamo importanti tratti di strada». Al centro della vostra riflessione c’era anche l’incontro con i poveri. Cosa è emerso al riguardo? «L’essere umanizzate dai poveri – come recita il titolo – significa concretamente misurarsi con la sfida dell’integrazione a livello culturale, religioso, sociale. Questo evidentemente chiede un rinnovato impegno sul fronte del dialogo. L’altra parola che ci ha guidati nei nostri lavori è stata sinodalità, intesa non come termine di moda, ma come stile di lavoro sia tra noi, al nostro interno, che con gli altri.  Con che spirito si appresta a vivere questa nuova responsabilità che il Capitolo le ha affidato? «Nei giorni immediatamente precedenti alle elezioni, il vangelo  a messa ci proponeva il testo di Matteo 20 “l’essere servo di tutti”. Nei giorni successivi l’ho sentita in particolare una parola per me» Lauro Paoletto