Viaggio a Lampedusa – 3

Il racconto di mercoledì 3 aprile: da Franco, falegname autore delle croci di legno, alla comunità di Molo Favaloro, dove sbarcano i migranti

Abbiamo visitato la bottega di Franco, un falegname. Questo artigiano ha avuto una certa notorietà perché ha avuto l’idea di recuperare il legno delle navi dei migranti naufragate nelle spiagge di Lampedusa per costruire delle croci. Ci ha raccontato che questa iniziativa è stato un modo per far conoscere la situazione degli sbarchi oltre la cronaca locale. Le sue opere sono state anche utilizzate da Papa Francesco durante la storica visita apostolica a Lampedusa dell’8 luglio 2013.

Dopo aver acquistato delle croci, realizzate da Franco con il legno delle navi che raccoglie sulla riva del mare, siamo andati alla Spiaggia dei Conigli. Lì, all’inizio della strada che porta alla cala, ci ha accolto Fabio, un professore di educazione fisica,  ora in pensione, che da diversi anni vive qui a Lampedusa. In un primo momento, mentre scendevamo ci ha spiegato la ricchezza botanica di quest’isola che nei suoi 20 km² possiede moltissime specie di piante differenti. Giunti sopra la scogliera dalla quale si ammira l’Isola dei Conigli e la baia, sempre Fabio ci ha parlato del naufragio del 3 ottobre 2013, nel quale sono annegate trecentosessantotto persone, quasi tutte eritree. Dopo aver ascoltato la sua testimonianza – la testimonianza di una persona che era presente quando era accaduto il fatto – abbiamo concluso l’incontro meditando su un testo, scritto da una donna eritrea, che ha sentito i racconti dei sopravvissuti ed abbiamo pregato insieme davanti al luogo in cui si è consumato quel disastro ormai undici anni fa.

Nel pomeriggio siamo andati all’Archivio Storico, accompagnati sempre da Germano e Fabio, dove abbiamo incontrato suor Angela, una volontaria di Mediterranea Hope ed Emma, un’operatrice della medesima organizzazione. Lì ci hanno raccontato quello che vivono presso il Molo Favaloro, che è il punto del porto di Lampedusa dove approdano le persone che vengono salvate in mare dalla Guardia Costiera. Ci hanno parlato di quello che fanno nell’accogliere questa gente. Loro gioiscono con chi gioisce, piangono con chi piange, danno da bere a chi ha sete, rivestono chi ha gli indumenti bagnati, danno informazioni e scambiano una parola con chi ne ha bisogno e pregano sul corpo di chi non arriva vivo a terra.

don Mauro Cenzon