LITURGIA FUNEBRE PER DON ANTONIO COSTENIERO(chiesa parrocchiale di Ca’ Trenta in Schio, 30 aprile 2018)

 
       Don Antonio Costeniero, dopo alcuni giorni di ospedale, ci ha lasciato e ora riposa nella pace del suo Signore. Noi ci siamo raccolti in preghiera attorno a lui per il rito liturgico del commiato cristiano.
 
       Don Antonio fu ordinato presbitero dal vescovo Carlo Zinato il 24 giugno 1962 e svolse il suo ministero pastorale prima come vicario cooperatore a San Vito di Bassano e a Madonnetta di Arzignano e poi come parroco di San Zeno di Arzignano e a Sant’Ulderico di Tretto. Per 17 anni esercitò il prezioso ministero di cappellano degli ospedali civili di Bassano, di Sandrigo e nella casa di riposo “Villa Serena” di Bassano del Grappa.
 
       Il servizio agli anziani e agli ammalati nelle case di riposo e negli ospedali è stato l’impegno pastorale prevalente di don Antonio. In questo modo egli ha testimoniato la presenza del Signore Gesù e della sua Chiesa accanto a chi attraversa la prova del dolore, della sofferenza e della solitudine, come ci dice San Giacomo nella lettura che abbiamo ascoltato: «Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato» (Gc 5,14-15).
 
       La condivisione fraterna con i sofferenti ci fa comprendere la dignità e il valore della vita umana, anche nella sua fragilità. Papa Francesco ha scritto in un suo messaggio per la Giornata Mondiale del malato: “Il servizio della Chiesa ai malati e a coloro che se ne prendono cura deve continuare con sempre rinnovato vigore, in fedeltà al mandato del Signore e seguendo l’esempio molto eloquente del suo Fondatore e Maestro. L’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’, accogliente per tutti quanti sono feriti della vita, è una realtà molto concreta, perché in alcune parti del mondo sono solo gli ospedali e i missionari delle diocesi a fornire le cure necessarie alla popolazione” (Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale del malato).
 
       Dobbiamo davvero ringraziare il Signore per tutto il bene che ha compiuto a favore delle persone malate, attraverso il generoso e assiduo ministero pastorale di don Antonio. Proprio nell’ultimo periodo di sofferenza e di dolore, don Antonio ha mostrato la sua serenità e pazienza, memore di tutte le volte che egli stesso, visitando gli ammalati, esortava alla fiducia e alla preghiera.
 
       Il Vangelo che abbiamo proclamato ci rivela Gesù come “il pane della vita” (Gv 6,35), “il pane disceso dal cielo” (Gv 6,38). Il dono della vita è legato al mangiare “questo pane”, ed è Gesù stesso il pane vivo che è disceso dal cielo e ha così la virtù di comunicare la vita eterna: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).
       Don Antonio, dal giorno della sua Ordinazione, ha celebrato l’Eucarestia per ben 56 anni. Per un prete la Messa e tutto: è il pane che dà forza, l’appuntamento quotidiano atteso che dà senso al faticare, al soffrire, al morire, che sostiene nelle esperienze di amarezza e di delusione. L’Eucarestia è supplica e pianto, è conforto e speranza per il ministero. L’Eucaristia fa della vita del prete un corpo donato e un sangue versato.
 
       Ricordo don Antonio durante le Celebrazioni Eucaristiche presiedute da me, con i carissimi confratelli presbiteri della casa San Rocco, chiuso nel suo silenzio, con i suoi occhiali scuri per dei problemi alla vista. Dice un suo confratello: “non mancava mai agli incontri di preghiera, la Santa Messa e il Rosario. Dedicava un tempo prolungato, ogni giorno, alla preghiera, quelle preghiere che conosceva a memoria, imparate fin da piccolo”.
 
       Stiamo celebrando e vivendo il Tempo Pasquale, protesi oramai verso il dono dello Spirito Santo nella Pentecoste. Ogni prete è l’uomo della Pasqua, strumento di cui il Risorto si serve per far giungere a tutti la grazia  vivificante della sua Morte e della sua Risurrezione.
       Ora don Antonio non agisce più nel regime dei Sacramenti, dei segni, perché per lui è giunta la pienezza, il compimento della sua vita terrena. Fin dal giorno del suo Battesimo ha ricevuto un germe di vita eterna, un germe di risurrezione: «Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui» (Rom 6,8-9).
 
       Il Vangelo aperto sulla sua bara, l’acqua battesimale con cui lo aspergeremo, l’incenso che avvolgerà il suo corpo, ci danno la speranza che anche il suo corpo un giorno risorgerà.
       Noi ora consegniamo don Antonio a Dio, Padre buono e misericordioso. Gli vengano incontro la Vergine Maria, i Santi e i Beati della nostra Chiesa vicentina con Sant’Antonio e lo accompagnino davanti a Dio, nella sua dimora di luce di pace.
       Preghiamo per lui e con lui affinché il Signore doni alla nostra diocesi numerose e sante Vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato. Amen.

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza