Omelia nella celebrazione delle esequie di Mons. GIUSEPPE ANGELO PAROLIN Chiesa parrocchiale di S. Croce in Bassano, 27 gennaio 2023

Letture: Eb 10,32-39; Sal 36; Mc 4,26-34

La vita di don Giuseppe Parolin è stata una vita spesa per il regno di Dio. E mentre diamo a lui il saluto cristiano rendiamo grazie al Padre perché don Giuseppe ha saputo stare in mezzo al suo popolo con il dono della perseveranza.

Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme nel terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Questa immagine potente che Gesù ci consegna parla di Lui, di don Giuseppe e di noi.

Parla di Lui, un’esistenza piena di vita che è stata gettata nel mondo dal Padre ed è stata sepolta nel silenzio del sabato santo. Ma quel seme è germogliato nella risurrezione. Cristo ha sconfitto la morte e ora vive, Risorto, nella gloria del Padre.

Parla di don Giuseppe che ha risposto alla chiamata del Signore, consegnando la sua vita a Lui. Ha seminato la Parola di Dio accompagnando seminaristi, giovani studenti, giovani di Azione cattolica e tante altre persone dell’intero popolo di Dio. Quel seme è entrato nel cuore di tanti uomini e donne ed ha fatto germogliare la fede in Dio.

Parla di noi che stiamo celebrando l’Eucaristia qui insieme. Il suo Corpo santo ci viene offerto in nutrimento per ricevere forza dallo Spirito Santo il quale opera silenziosamente in noi e ci plasma. È il Corpo di Gesù ci libera dall’egoismo e fa esplodere in noi tutte le possibilità di dono di noi stessi.

Gesù si invita ad avere uno sguardo differente dalla mentalità del mondo. Noi spesso ci scoraggiamo quando non vediamo con i nostri occhi il risultato delle nostre azioni pastorali. Ma il regno di Dio non è come le grandi potenze del mondo che spostano finanze da una parte all’altra, utilizzano e spostano armi sempre più sofisticate come è sotto i nostri occhi in questi giorni; o come è avvenuto a metà del secolo scorso quando venne spinta con forza brutale una folla sterminata di ebrei verso la morte.

No, il regno di Dio è come un piccolo seme. Così piccolo che lo si riconosce con difficoltà; anche Gesù non è stato riconosciuto da tutti al suo tempo. Ma Dio ha rivelato i misteri del Regno ai piccoli. Quel piccolo seme quando viene seminato, si apre alla novità e cresce una grande pianta. Così è avvenuto in don Giuseppe. Come piccolo seme si è aperto al dono giorno dopo giorno. Nelle celebrazioni presiedute con molta intensità e partecipazione viveva nella semplicità la relazione con il Signore insieme al suo popolo. Si è donato accompagnando i giovani nella loro crescita umana e spirituale, nel pensionato studentesco, nei campi scuola, nelle proposte parrocchiali a Povolaro, S. Maria Ausiliatrice, Caldogno, Costozza-Lumignano, fino al ministero degli ultimi anni qui nell’unità pastorale di S. Croce – S. Lazzaro.

La sua vita è cresciuta e molti hanno potuto trovare ristoro e aiuto nell’accompagnamento spirituale che egli assicurava con sapienza e intelligenza.

Dunque una vita spesa per il Regno di Dio, credendo nella forza della grazia di Dio che opera liberazione, conversione, riconciliazione, dono di sé.

Infine, rendiamo grazie a Dio perché don Giuseppe ha concluso la sua vita nella fedeltà al suo Signore e ci consegna l’invito alla perseveranza che ci è stata richiamata dall’autore della lettera agli Ebrei. Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.

Don Giuseppe ha perseverato nella risposta vocazionale. Ordinato presbitero il 23 giugno 1957 ha mantenuto fedeltà alle promesse fatte in quel giorno fino alla fine della sua vita.

È stata pure una perseveranza alle molteplici chiamate quotidiane. Sempre attento all’evolvere della situazione ecclesiale e sociale, anche alla luce degli insegnamenti conciliari, don Giuseppe ha rinnovato con serietà e creatività l’attività pastorale, anche gestendo situazioni economiche complesse.

Ma al di sopra di tutto don Giuseppe ha saputo vivere la perseveranza nella carità. Con l’attenzione per i giovani emarginati caduti nella dipendenza della droga, della criminalità giovanile, vicino a quelli che finivano nel carcere minorile di Santa Bona a Treviso. Ha contribuito alla nascita a Vicenza delle prime case-famiglia e alla prima comunità terapeutica per tossicodipendenti, ed i primi nuclei di famiglie affidatarie. Don Giuseppe è maturato nell’amore celibatario pieno di carità, dicendo a tutti i noi, in particolare noi presbiteri e vescovi, che si possono affrontare i momenti di prova e di crisi con la luce di Cristo.

Ed ora, dando credito ancora una volta alla parola di Dio, siamo certi che don Giuseppe sia in attesa dell’abbraccio eterno con il suo Signore. Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà.

 

† vescovo Giuliano