OMELIA PER LA SANTA MESSA NELLA NOTTE DI NATALE(Cattedrale di Vicenza, 24 dicembre 2013)

Porgo l’augurio di un santo Natale a tutti voi, fratelli e sorelle, canonici, sacerdoti, diacono, consacrati e consacrate, e a voi, amici ascoltatori di Radio Oreb.


In questa notte la Chiesa rinnova al mondo il lieto annuncio di un evento unico, straordinario, decisivo per la storia dell’umanità: Dio si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi e con noi. Così si legge nel libro della Sapienza: ‘Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal suo trono regale‘. Il grande mistico e poeta spagnolo S. Giovanni della Croce affermava: ‘Quando Dio viene incontro all’uomo, di solito è notte‘.


Anche la pagina evangelica di Luca, che abbiamo appena proclamato, ci ricorda che: ‘C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge‘. La Bibbia fa memoria delle notti decisive per la storia dell’umanità; gli studiosi l’hanno chiamato il ‘Poema delle quattro notti’. La prima è quella della creazione, che vede il passaggio dal caos tenebroso alla luce ordinata e distribuita sull’intero cosmo. Siamo passati dall’oscurità alla luce. Segue, dopo millenni, la notte di Abramo, nell’ora in cui è invitato ad osservare i corpi celesti e a contarli, ricevendo la promessa di una generazione più numerosa di tutte le stelle del cielo: ‘Siamo passati dalla sterilità umana alla fecondità di Dio‘. Si arriva poi alla notte dell’Esodo, la notte della liberazione, nella quale il popolo, dopo aver mangiato l’agnello, intraprende il cammino della libertà con il bastone in mano e le vesti cinte ai fianchi per procedere sicuro e spedito verso la terra promessa: ‘Siamo passati dalla schiavitù alla libertà‘. Infine, la notte dell’incarnazione del Figlio di Dio, del Natale, la cui memoria stiamo rivivendo in questa celebrazione: ‘Siamo passati dal peccato alla vita in Dio‘. Ma questa notte deve essere interpretata anche in senso spirituale. Infatti, già la voce del profeta Isaia preannunciava: ‘Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse‘.


La vocazione dell’uomo non è di vivere nelle tenebre, nella notte dello spirito, ma nella luce del giorno, quella luce che promana dal piccolo Gesù, che da adulto dirà di se stesso: ‘Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita‘ (Gv 8,12).


Carissimi, riconosciamo tutti insieme che anche noi stiamo attraversando una notte tenebrosa a livello personale, sociale e mondiale. Abbiamo l’impressione di vivere un periodo storico nel quale le tenebre dello sconforto, della delusione e, in alcuni casi, della disperazione sembrano prevalere sulla luce della speranza, della fiducia, della gioia di vivere. A queste tenebre possiamo dare tanti nomi. Penso soprattutto a chi sta attraversando sofferenze fisiche o morali, a causa di malattie, divisioni familiari, difficoltà economiche, mancanza di lavoro o di una casa.  Penso, con una certa apprensione, ad alcuni piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, agricoltori, ai tanti giovani senza lavoro che, a partire dal 9 dicembre, hanno deciso di manifestare pubblicamente il loro disagio e il loro sdegno per una situazione che sentono ormai insostenibile. Nelle mie visite alle comunità parrocchiali ed ecclesiali ho avuto modo di ascoltarli, di condividere le loro sofferenze e mi rivolgo a loro con le stesse parole di Papa Francesco: ‘Vi auguro di dare un contributo costruttivo, respingendo le tentazioni dello scontro e della violenza, seguendo sempre la via del dialogo, difendendo i giusti diritti‘. Ma esiste anche un’altra tenebra, più grave e più pericolosa di tutte le altre. E’ la tenebra del cuore, la notte dello Spirito, la chiusura in se stessi, l’egoismo. Questa oscura notte del cuore può essere squarciata da una luce, la stessa che illuminò quella notte i pastori, che vegliavano il gregge: ‘Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce‘ (Lc 2,9).


Carissimi, accogliendo Gesù nel nostro cuore, lasciandolo nascere dentro di noi, come luce del nostro cammino, possiamo trovare la forza interiore per affrontare le fatiche e le difficoltà della vita senza cedere allo sconforto e alla disperazione. Vedo tanti segni e gesti concreti di luce nelle nostre comunità, in ciascuno di noi e in tanti uomini e donne di buona volontà.


Ringrazio, ogni giorno, il Signore per il bene che vedo fiorire nelle persone e nelle comunità cristiane della nostra diocesi, in modo particolare in questo tempo di Natale, che si dedicano con generosità e intelligenza ai fratelli e alle sorelle disagiati. Penso ai moltissimi gesti di solidarietà tra famiglie, resi possibili dai sostegni di vicinanza della Caritas, alle parrocchie che hanno concesso la loro canonica o altre abitazioni a coppie di sposi o a piccole comunità di accoglienza. Penso agli istituti religiosi che hanno aperto una porzione delle loro case per accogliere persone sole, mamme in difficoltà, bambini bisognosi di una famiglia.


La luce di Gesù possa illuminare il cuore di ciascuno di noi, possa donarci pace e gioia per un impegno concreto di vita.


Il mio augurio di buon Natale va a tutti voi, e in modo particolare, a chi sta attraversando momenti di buio e di sconforto.


Su ciascuno brilli la luce del Salvatore.


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza