SANTA MESSA DELLA DIVINA MATERNITÀ DI MARIA(Tempio di San Lorenzo, 1 gennaio 2018)

Desidero porgere l’augurio per un nuovo anno, ricco di fede, di serenità e di pace, a tutti voi e a ciascuno di voi, fratelli e sorelle, consacrati e consacrate, diacono, canonici e sacerdoti. Porgo anche un cordiale augurio di buon anno nuovo agli amici ascoltatori di Radio Oreb.
 
       L’anno nuovo possiamo affrontarlo con speranza se ci apriamo alla fiducia che Dio non ci abbandona, che è sempre con noi e ci benedice, ci custodisce, fa risplendere il suo volto su di noi, ci dona la sua grazia e la sua pace. Queste sono le parole della grande benedizione che i sacerdoti ebrei invocavano sul popolo all’inizio del nuovo anno.
 
       Oggi celebriamo la Liturgia della Divina Maternità di Maria, affidiamo perciò questo nuovo anno a Colei che è Madre di Dio e Madre nostra. Il Figlio di Dio volle nascere da una umile fanciulla e così donarle la più grande dignità alla quale possa arrivare una creatura umana. Divenendo Madre di Dio, Maria è divenuta anche Madre nostra.
 
       Paolo VI ha affermato che “non possiamo essere cristiani senza essere anche mariani”. La devozione alla Madonna è qualcosa di essenziale al Cristianesimo. Come Gesù è venuto a noi per mezzo di Maria, così anche noi dobbiamo andare a Gesù per mezzo di Maria. Da lei possiamo imparare come vivere il tempo e tutti gli avvenimenti della Storia. Dice il Vangelo: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
 
       La Vergine Maria — nella sua limpida semplicità — ci mostra concretamente come può cambiare il senso del tempo per ciascuno di noi. Mentre tutti si agitavano intorno, lei se ne stava lì, proprio come nel presepio, nel silenzio: custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
       Maria non si lascia sfuggire ciò che sta vivendo, lo custodisce e quindi lo medita (la traduzione più corretta sarebbe “metteva insieme”, “poneva in relazione” tutto ciò che gli stava accadendo), potremmo dire “faceva sintesi”, cercava di cogliere il senso profondo di ciò che stava vivendo.
 
       Ecco allora due indicazioni preziose per come, anche noi, possiamo e dobbiamo vivere il Tempo. Innanzitutto custodendo, cioè non perdendo il momento che viviamo. Capita così spesso infatti che siamo distratti, oggi più che mai. Facciamo una cosa e ne pensiamo un’altra. Parliamo con una persona e interrompiamo il dialogo per rispondere al cellulare. Siamo sempre connessi, ma spesso con qualcos’altro rispetto a quello che stiamo facendo, e soprattutto rispetto alla persona che ci sta accanto. Così la vita è qualcosa che accade intorno a noi e quasi non ce ne accorgiamo. Ci scivola via. Viviamo tanti momenti, tante esperienze tra loro slegate, che non riusciamo più a tenere il filo dell’insieme, dove stiamo andando, di che cosa stiamo costruendo, del senso per cui facciamo tutto questo.
 
       Maria ci aiuta a capire e a realizzare un atteggiamento, uno stile di vita, come il suo. Ella, infatti, custodisce e dà senso a ciò che vive tramite il cuore, come abbiamo letto. Il “cuore”, nel linguaggio biblico, indica, in un certo modo, quello che noi intendiamo per coscienza, ovvero quella straordinaria dimensione che consente di accorgerci (da qui l’espressione “prendere coscienza”) di ciò che stiamo vivendo, vale a dire di vivere consapevolmente, concentrati e non distratti. Partecipare interiormente a ciò che viviamo è il solo modo di vivere umanamente. L’interiorità è tutt’altro che chiusura in se stessi: è apertura, disponibilità profonda verso la realtà.
 
       Maria la contempliamo oggi raffigurata con il Bambino in braccio, ma più avanti nel tempo la vedremo sotto la Croce in cui è inchiodato suo Figlio, e sempre con lo stesso atteggiamento interiore: “custodendo tutte le cose, meditandole nel suo cuore”.
 
       Anche noi, quando sappiamo trovare il tempo di stare con i bambini, con una persona anziana o una malata, con una persona in crisi, troviamo più facile ritrovare il senso del tempo, che non vale più per ciò che produciamo ma per la gioiosa percezione della gratuità, del dono di sé all’altro. Ed è proprio allora che, come Maria, possiamo ritrovare il valore più profondo di ogni istante: vivendolo cioè di fronte a Dio.
       Da quando l’Eterno è venuto a vivere nel Tempo, ogni istante diventa per noi un’occasione propizia per incontrarlo e contemplarlo a partire dal Bambino Gesù che troviamo nel presepio. Che Maria, la Madre di Dio, ci aiuti, in questo nuovo anno che abbiamo appena iniziato, a vivere gli avvenimenti che ci saranno riservati, con il suo stesso atteggiamento: meditandoli e conservandoli nel nostro cuore.
 
 
 
 
 
Dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace
 
3°: uno sguardo contemplativo
Tutti facciamo parte di una stessa famiglia e tutti abbiamo diritto di usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale.
 
4°: quattro pietre miliari per l’azione
– accogliere: bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali.
– proteggere: tutelare la inviolabile dignità di coloro che fuggono, impedire lo sfruttamento.
– promuovere: assicurare l’accesso ai livelli di istruzione.
– integrare: permettere ai rifugiati e ai migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie.
 
5°: una proposta per due patti internazionali (ONU)
– per le migrazioni sicure, ordinate e regolari
– il patto per i rifugiati.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza