SANTA MESSA DELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA (Vicenza, chiesa Cattedrale, 2 febbraio 2022)

Carissime consacrate e carissimi consacrati, rivolgo a tutti voi un saluto cordiale e affettuoso, che estendo ai fedeli che partecipano a questa Eucaristia, ai canonici, ai sacerdoti, ai diaconi (e agli studenti di teologia del nostro Seminario e alla Comunità del Mandorlo).
Un saluto grato e riconoscente va a monsignor Beppino Bonato, delegato vescovile per la Vita Consacrata, alle segreterie diocesane dell’USMI e CISM, degli Istituti secolari e dell’Ordo Virginum. Un cordiale saluto agli amici ascoltatori di Radio Oreb, e a tutti coloro che partecipano a distanza, attraverso Telechiara e il canale You Tube della Diocesi.
Voglio esprimere a ciascuna e a ciascuno di voi, alle singole comunità religiose la mia vicinanza e quella dell’intera nostra Diocesi. Desidero, inoltre, ringraziarvi per la fedeltà, il coraggio, lo spirito di servizio che testimoniate verso le sorelle e i fratelli provati da questa emergenza sanitaria, sociale ed economica.
La festa della Presentazione del Signore ci viene come tradizione dall’Oriente antico, dove era ricca di simboli e di preghiere. È la festa dell’attesa, dell’incontro e della offerta.
Le letture che abbiamo ascoltato sono cariche di attese. L’attesa è l’atteggiamento interiore di chi è rivolto verso una persona che sta per arrivare, o nei confronti di un evento che sta per realizzarsi, e che è destinato a cambiare la nostra vita. La vita umana è inconcepibile senza una tensione verso il futuro, senza progetti, ma è pure intessuta di delusioni.
Il profeta Malachia è tutto proteso verso “il giorno della venuta del Signore”. L’evangelista Luca ci parla del vecchio Simeone “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele” (Lc 2,25). E ci parla anche della profetessa Anna, avanti negli anni, che “parlava del bambino (Gesù) a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”.
Anche noi siamo pieni di attese, in questo tempo così travagliato. Attendiamo la fine di questa pandemia, la pace tra i popoli – in modo particolare in Ucraina – un lavoro dignitoso per i giovani, il superamento della crisi economica, il risanamento climatico e molte altre attese a livello personale e a livello delle nostre comunità parrocchiali e religiose.
Queste attese trovano una risposta concreta attraverso un incontro, l’incontro con un bambino: il bambino Gesù, il Salvatore di quanti sperano in Lui. Gesù è la nostra speranza, la nostra salvezza, la nostra redenzione.
È lui che ci sostiene nei cammini difficili della vita e ci permette di superare, giorno dopo giorno, le piccole e le grandi crisi della quotidianità e della società. Ma accogliere pienamente questo bambino, il bambino Gesù, il Salvatore, significa diventare come lui: una offerta gradita a Dio. Gesù ha offerto sé stesso per puro amore del Padre e per amore dei fratelli.
Simeone accenna al mistero pasquale di Gesù: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelasti i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34).
La festa della Presentazione del Signore è un anticipo e un annuncio del mistero pasquale di Gesù: egli sarà offerto in sacrificio per la salvezza del mondo. Tutto questo Gesù lo farà per puro amore.
Dice il Vangelo di Giovanni: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1).
L’offerta è un mistero di amore, e quindi un mistero luminoso. Gesù sarà immolato sulla croce, per attrarre gli sguardi di tutti gli uomini e illuminare il mondo con la luce potente del suo amore immenso.
Carissime e carissimi, la vostra consacrazione al Signore è l’espressione visibile della risposta che avete dato alle attese degli uomini e delle donne del nostro mondo, risposta generata dall’incontro con la persona del Signore Gesù, che vi ha spinto a dare la vostra vita come offerta gradita a Dio.
Oggi il Signore Gesù continua a incontrarvi nella vita ordinaria, in tante circostanze concrete: nel fratello affamato e infreddolito che bussa alle nostre porte, che chiede di essere accolto nelle mense, nei dormitori della Caritas e delle istituzioni pubbliche.
Il Signore si fa incontrare nel volto di ogni fratello e sorella che è alla ricerca di dare un senso alla sua vita, in tanti uomini e donne che non trovano un posto di lavoro, o che l’hanno perduto a causa della crisi economica, e così pure, lo incontriamo nelle famiglie che rischiano di varcare la soglia della povertà.
La testimonianza luminosa dell’incontro con Gesù nei fratelli e nelle sorelle poveri, ammalati, abbandonati, scartati dalla società viene dai venerabili, dai beati e dai santi delle vostre Congregazioni e Istituti religiosi.
Vogliamo quest’anno ricordare S. Maria Bertilla Boscardin, nel centenario della sua morte, o meglio, della sua nascita al cielo. Bertilla ha saputo vedere Gesù in ogni persona e ha saputo guardare ogni persona con lo sguardo di Gesù. Ella era arrivata a sperimentare il tutto di Dio e arrivando così a prendere coscienza del nulla della creatura. Desidero ricordare le parole di Santa Bertilla, pronunciate verso la conclusione della sua vita terrena, rivolte a tutte le suore, attraverso la Madre Generale:
“Dica alle sorelle che lavorino solo per il Signore, perché tutto è niente, perché tutto è niente”.
Concludo con un ultimo pensiero che traggo dal messaggio inviato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, nella condivisione del cammino sinodale che sta compiendo la Chiesa che è in Italia e la Chiesa universale.
Si tratta innanzitutto di un cammino che interpella ogni comunità vocazionale nel suo essere espressione visibile di una comunione d’amore, riflesso della relazione trinitaria, della sua bontà e della sua bellezza, capace di suscitare nuove energie per confrontarci concretamente con il momento attuale.
Entriamo in questo viaggio di tutta la Chiesa, con la ricchezza dei nostri carismi e delle nostre vite, senza nascondere fatiche e ferite, forti della convinzione che potremmo solo ricevere e dare del Bene perché:
“la vita consacrata nasce nella Chiesa, cresce e può dare frutti evangelici solo nella Chiesa, nella comunione vivente del Popolo fedele di Dio” (Papa Francesco, 11-12-2021).
A Maria, nostra Madre, Madre della Chiesa, e a San Giuseppe, suo sposo, affidiamo ciascuna e ciascuno di voi, perché vi conducano all’incontro con Gesù Cristo, nostro Salvatore, come hanno fatto con Simeone e Anna.

† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza