Carissimi fratelli e sorelle, consacrati e consacrate, sacerdoti, diaconi, autorità civili, amici che ci seguite attraverso Radio Oreb, il Canale You Tube della Diocesi e Telechiara, al termine dell’anno civile 2021 ci ritroviamo insieme per elevare un inno di ringraziamento a Dio, Signore del tempo e della storia.
Nel brano del Vangelo di Luca, che abbiamo ascoltato, Gesù sottolinea l’importanza del ringraziamento. Egli ha guarito dieci lebbrosi, ma soltanto uno straniero (= un samaritano) torna a ringraziarlo, mentre gli altri nove, vedendosi guariti, vanno per la loro strada.
Il ringraziamento è necessario per completare i benefici del Signore, per ricevere in pienezza la sua grazia. Infatti, soltanto allo straniero venuto a ringraziare, Gesù dice: <<La tua fede ti ha salvato>>.
Gli altri hanno ricevuto la guarigione, e se ne sono andati contenti di essere stati guariti, ma non sono entrati in una relazione autentica con il Signore Gesù, non sono arrivati alla fede che salva. Il ringraziamento, in un certo senso, chiude il circolo dell’amore, completa il nostro rapporto con Dio e rafforza il nostro legame con Lui. Il ringraziamento è importante, perché significa riconoscere che Dio ci ama. Chi non è riconoscente, cade inevitabilmente nell’egoismo e nell’orgoglio. Noi invece dobbiamo ringraziare sempre Dio, perché riceviamo tutto da lui.
Forse qualcuno, questa sera, sta pensando nel suo cuore: ma come possiamo ringraziare Dio, in questo anno così tormentato, carico di limitazioni, di sofferenza, di lutti, di conflitti. Gesù ringrazia il Padre anche durante la sua passione, anzi la passione stessa è un sacrificio di riconciliazione, come ci fa sperimentare la celebrazione dell’Eucaristia, che è una azione di ringraziamento.
Riflessioni sul tempo
Nell’AT il tempo non è una entità astratta, ma il ciclo dei giorni che scandiscono la vita secondo l’ordine della creazione e secondo la volontà di Dio nel corso della storia, che si concluderà con il giudizio finale.
Per tutte le cose c’è quindi un tempo fissato da Dio e segnato – come in Qo 3,1-8 – da fasi e situazioni alterne, che ci riguarda tutti:
- il tempo della giovinezza e della vecchiaia
- il tempo della gioia e del pianto
- il tempo della prosperità e della sventura
- il tempo della malattia e della guarigione
- il tempo del premio e del castigo
L’unica cosa importante è vivere questi momenti con la consapevolezza che Dio agisce per il bene, e così pure siamo chiamati ad avere il coraggio di accettare ogni momento con la serena fiducia che Dio non ci farà mancare il suo aiuto.
Nel NT il tempo (chrònos; kairòs) è concepito come l’ora, l’occasione concessa da Dio all’uomo perché cammini verso la meta a cui è destinato. Nell’economia della salvezza il tempo è, in primo luogo, il tempo di Gesù: la sua incarnazione, il suo ministero, la sua morte e risurrezione. Ed è pure il tempo della Chiesa: l’annuncio del Vangelo, la testimonianza apostolica, la comunità in cammino verso il tempo finale.
Vogliamo questa sera dell’ultimo giorno dell’anno civile ringraziare il Signore, nostro Dio, per tutti i benefici che abbiamo ricevuto durante l’anno, soprattutto per averci fatti figli nel Figlio e fratelli gli uni degli altri.
Dobbiamo anche chiedergli perdono per le nostre infedeltà, i nostri peccati, i nostri egoismi. Sicuramente nel cammino percorso in questo anno, che si sta per concludere, ci sono state luci e ombre, successi e fallimenti, gioie e dolori.
Al termine della celebrazione canteremo l’antico inno Te Deum laudamus. È chiamato anche l’inno della Santa Trinità. È diviso in tre parti: la prima è una lode alla Santissima Trinità, la seconda un inno a Cristo, Verbo incarnato, la terza invece è tutta una serie di versetti tratti dai Salmi.
Il testo è probabilmente un insieme di pezzi che appartengono a età diverse, che vanno dal III al V secolo. Viene cantato in piedi, nei momenti più solenni della Storia, come cantico trionfale e di vittoria. Nella terza parte si invoca la salvezza, la protezione del Signore e la misericordia sui nostri peccati e ci si affida a Dio, che è la nostra unica, vera speranza. Lo ripetiamo con fede stasera: “In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum. Tu se la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”. Amen.




