DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE Vicenza, 16 dicembre 2022

Letture: Is 56,1-3.6-8;  Ef 2,19-22; Gv 5,33-36

Celebrare la dedicazione della chiesa Cattedrale significa per noi ricordare che questo tempio costruito e ri-costruito nei secoli passati è luogo dedicato ad accogliere il santo popolo di Dio della Chiesa vicentina. Un popolo che riconosce nel ministero del successore degli apostoli – il vescovo – colui che è chiamato a promuovere e custodire la comunione generata dall’ascolto della Parola di Dio e dalla celebrazione dei divini misteri.

Li condurrò sul mio santo monte e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. Il profeta Isaia ci aiuta a riconoscere qual è il desiderio di Dio per il suo popolo in questa casa. Avere la possibilità di entrare in relazione con Lui. Un popolo che si raduna qui per dialogare con Dio, ascoltando la sua parola e ricevere grazia. Un’esperienza che ci ha raggiunti in maniera particolarmente significativa con il saluto del vescovo Beniamino, domenica scorsa con l’ordinazione episcopale, e in tutte le altre circostanze dell’anno liturgico in particolare il Triduo pasquale e la Messa crismale fino a quel quotidiano celebrare l’Eucaristia e le lodi di Dio. E davvero il Signore ci ricolma di gioia. Egli si prende cura di noi. Non ci abbandona. Non ci lascia mai soli.

Il profeta vede realizzarsi anche un’altra promessa quando afferma: Oracolo del Signore Dio, che raduna i dispersi d’Israele: “Io ne radunerò ancora altri, oltre a quelli già radunati”. Uno sguardo che si allarga a tutti i popoli. Infatti, il popolo scelto dal Signore, non è un popolo chiuso. C’è posto per gli stranieri che hanno aderito al Signore. Anzi, se c’è un anelito da parte di Dio è quello riservato agli stranieri perché il suo desiderio è che tutti i popoli lodino il Signore. In questo vi è un appello: il popolo di Dio è tale quando esercita l’ospitalità dello straniero, dell’immigrato, perché possa prendere parte alla gioia della casa del Signore.

Siamo davvero grati per questo luogo e per ciò che rappresenta: il santo popolo di Dio. È questo popolo il vero edificio. Questa cattedrale ne è solo l’immagine. Siamo riconoscenti per il dono di essere edificio costruito sul fondamento degli apostoli e dei profeti. E ciò che fa stare in piedi l’intero edificio è la pietra d’angolo, lo stesso Gesù Cristo. La gioia di essere tempio di Dio si accompagna al compito e la responsabilità di continuare la costruzione. Con la nostra vita fatta di ascolto, preghiera e carità noi facciamo crescere l’edificio.

Possiamo dire che questa cattedrale che siamo noi è una cattedrale incompiuta e lo sarà sempre fino a quando non sarà pienamente formato Cristo in noi. La Chiesa di Vicenza che si avverte come un unico corpo radunato dall’amore di Dio, legato da vincoli divini di comunione, ciascuno con una vocazione particolare a servizio di tutto il corpo per il bene del mondo.

E in questa crescita va posta una attenzione peculiare ai fratelli e alle sorelle che non hanno ancora conosciuto il Signore. A tutti coloro che si “sentono stranieri” o “non di casa” nella comunità dei credenti. Ma lavorano onestamente, cercano la giustizia, dedicano ogni giorno con coraggio alla propria famiglia e alla professione, aiutano il prossimo, visitano gli ammalati. A loro va rivolta la nostra attenzione per riconoscere che lo Spirito Santo è già all’opera e che noi siamo chiamati ad accoglierli, ascoltarli, camminare insieme verso il regno. La Chiesa di Vicenza è in stato perenne di “missione”, ospitale verso gli immigrati, attenta a coloro che portano il peso della solitudine o la gravità della malattia. La Chiesa di Vicenza con i suoi molteplici legami in varie parti del mondo laddove numerose missionarie e missionari si dedicano senza riserve all’edificazione del corpo di Cristo.

Possa essere questa festa della dedicazione della Cattedrale risvegliare in noi la gioia del camminare uniti insieme.

Giuliano, vescovo