“Generare alla Vita di Fede”

Sguardi missionari

14 Parlando dei genitori e, in genere, degli adulti, abbiamo sottolineato la diversità della loro appartenenza alla comunità e del loro atteggiamento nei confronti della fede. Accanto a quanti sono impegnati nella comunità, che sono una minoranza, molti altri sono credenti ma si fermano «sulla soglia» e praticano sporadicamente, mentre altri ancora non credono, pur senza rinunciare a una ricerca religiosa. Cosa vuol dire essere missionari con questi nostri fratelli? Con quale sguardo camminare assieme a loro? Con uno sguardo di rispetto, di tenerezza e di libertà: è questo l’atteggiamento di fondo che una comunità è chiamata ad assumere.
 
 
Sguardo di rispetto

E’ sempre presente nelle nostre comunità il rischio di pretendere di condurre le persone dentro i nostri percorsi, le nostre proposte, con una sorta di «pastorale di inquadramento». Coltivare, invece, uno sguardo di rispetto significa farsi accompagnatori, essere pronti a dislocarci sulla strada in cui il Signore ha deciso di dare appuntamento ai nostri contemporanei, e a noi con loro. Vuol dire proporre di credere con noi, pur in fedeltà alla loro concreta situazione di vita. Significa la disponibilità a semplificare, modificare, ridurre, ridefinire le nostre proposte e i nostri percorsi, rinunciando a determinare e a controllare un cammino di fede che è frutto di grazia e libertà.
 
 
Sguardo di tenerezza

Ci imbattiamo talvolta anche in un’altra tentazione: quella di pensare di essere gli unici detentori di un Vangelo da comunicare agli altri. Sguardo di tenerezza significa, invece, saper cogliere il misterioso lavorio della grazia nel cuore dell’uomo per accoglierlo con gratitudine, mentre affidiamo con fiducia la parola evangelica che abbiamo ricevuto.

Avere la Sua stessa tenerezza ci spinge ad ascoltare e dialogare con l’altro perché, proprio grazie a lui, saremo in grado di ricomprendere il Vangelo, di ritrovarlo nuovo e anche di annunciarlo in modo nuovo. Ogni nostro incontro e ogni prendere la parola ha un prima e un dopo: un prima in cui diamo la parola, un dopo in cui torniamo a ridarla, perché la prima e l’ultima parola sia dell’altro. 

 
Sguardo di libertà

Il nostro impegno non è sempre immune da un’ultima tentazione: quella della ricerca del risultato. E allora vogliamo controllare e guidare la riappropriazione del messaggio cristiano e ci lasciamo prendere dalla delusione quando, dopo tutti i nostri incontri e i nostri sforzi, constatiamo che la maggior parte di genitori resta indifferente alle nostre proposte.

Coltivare uno sguardo di libertà significa invece lasciare nascere ciò che è differente, aiutando le persone ad appropriarsi gradualmente della tradizione cristiana. Sguardo di libertà vuol dire meravigliarsi delle molte strade possibili che il Vangelo non si stanca di aprire nella vita delle persone, accogliendo percorsi e modalità diverse di partecipare al cammino sacramentale dei figli, fiduciosi nella potente azione che il Signore non si stanca di compiere nel cuore di ciascuno.
 
15 In tale orizzonte manteniamo vive le esperienze e le proposte di formazione cristiana degli e con gli adulti avviate negli anni scorsi5, come i Centri di Ascolto della Parola di Dio (CAP), i gruppi biblici, i gruppi sposi e/o familiari, il percorso con le nonne e i nonni, l’iniziativa della preghiera in famiglia nei tempi di Avvento e Quaresima, la Lectio divina settimanale nel giorno della Parola e qualche missione parrocchiale straordinaria, valorizzando e coinvolgendo inoltre i Movimenti e le Associazioni ecclesiali.

 

Mani missionarie

16 Abbiamo già sottolineato i limiti che un percorso di iniziazione incontra oggi nelle nostre famiglie e nella nostra società. Vogliamo, ora, tentare di sintetizzarne i punti di forza in un’ottica catecumenale.

E’ un percorso che mira a introdurre nell’esperienza delle dimensioni costitutive della vita cristiana: annuncio, liturgia, carità e testimonianza nel mondo.
L’evangelizzazione precede la catechesi, che è a sua volta seguita dalla mistagogia.
Le tappe sono scandite dalla dinamica: traditio-receptio-redditio. È fondamentale la presenza della comunità cristiana, della famiglia e di altre figure adulte (catechisti), testimoni della fede.
Va ripristinato l’ordine originario dei sacramenti (battesimo, cresima, eucaristia) e la finalizzazione eucaristica dell’iniziazione.
L’itinerario non è concentrato sui sacramenti, ma sulla vita cristiana, di cui i sacramenti sono la sorgente e l’alimento.
 
17 Ma come fare perché questi itinerari, con la loro logica ben definita e le loro tappe chiaramente scandite, abbiano la dolcezza di mani amiche e discrete? Di mani missionarie, una delle quali si premura di mantenere l’esistente mentre l’altra è libera per accogliere il nuovo che Dio fa sbocciare?

Occorrono due attenzioni:


Lasciare la possibilità alle famiglie (genitori e ragazzi) di vivere in modo completo, ma anche solo in parte, il percorso proposto.
Favorire e sollecitare la celebrazione dei sacramenti non in date rigide e uguali per tutti, ma a piccoli gruppi, in date diverse nel corso dell’anno liturgico, in base alla scelta delle famiglie.
 
18 Nel capitolo successivo presenteremo in modo dettagliato i due itinerari (chiarendo le proposte che riguardano la comunità, le famiglie, i ragazzi).
Qui diamo una visione d’insieme del progetto.
 
 
Itinerario battesimale e post-battesimale 0/6 anni
È formato da due tappe.

Un biennio 1/2 anni, con la proposta di 3 incontri annuali (0-3 anni).
Un triennio da 3/5anni, con la proposta di 3/5 incontri annuali (3-5/6 anni).

 
Itinerario di introduzione alla fede e alla vita cristiana 6/14 anni
Sono previste tre fasi. 

Prima evangelizzazione. Dura circa due anni, preceduta da un eventuale anno propedeutico.
Fase catechistica e sacramentale. Prevede la celebrazione della penitenza, della confermazione e dell’eucaristia, della durata di circa tre anni.
Fase mistagogica. Dura dai due ai tre anni e segue la celebrazione dei sacramenti. 
 
 
 
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08/09/2013