OMELIA NELLA FESTA DELLA NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA(Vicenza, Basilica di Monte Berico, 8 settembre 2013)

Carissimi fratelli e sorelle,
carissimi canonici, sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate,
Signor Sindaco,
gentili autorità civili e militari,
carissimi amici in ascolto mediante Radio Oreb,
in questa celebrazione della festa patronale il mio cuore è colmo di gioia per tutto quello che il Signore sta operando in mezzo a noi. Innanzitutto, una maggior coscienza e un cresciuto anelito verso la pace, come ha testimoniato anche la partecipazione, ieri sera qui in Basilica, di molte persone alla veglia di preghiera per la pace. Tale coscienza evidenzia una maggior consapevolezza dei rischi che comporta l’uso delle armi e fonda una rinnovata visione del mondo e del rapporto tra gli stati e tra le persone.
In secondo luogo, constato una riscoperta della preghiera come l’arma più umile e più semplice, di cui l’uomo dispone per invocare da Dio la pace e la fratellanza tra i popoli e tra tutti gli uomini e le donne del nostro pianeta.
Infine, desidero ricordare, a 70 anni di distanza, un evento drammatico della storia italiana del secondo Novecento, vale a dire l’armistizio dell’8 settembre 1943, con il quale ebbe inizio, di fatto, una guerra civile conclusasi con la liberazione e la pace al prezzo, però, di morte, distruzione, miseria. Ebbene, in quel giorno il mio predecessore, mons. Carlo Zinato, cominciò il suo lungo servizio episcopale nella Chiesa vicentina, caratterizzato, nella prima parte, dalla condivisione con i vicentini di dolore, sofferenza, morte e poi della speranza e della rinnovata fiducia nella ricostruzione al termine del conflitto mondiale.
Nel contesto tormentato e confuso, in cui stiamo vivendo, ci viene incontro la Parola di Dio, che abbiamo ascoltato, una parola efficace, in grado di cambiare i cuori delle persone e di orientare le decisioni dei responsabili dei popoli.
I testi biblici sono tutti improntati alla gioia e alla fiducia in un nuovo inizio della storia della salvezza, un inizio che si realizza mediante la nascita di un figlio. Leggiamo nel profeta Michea: ‘comincerà un tempo di pienezza e di pace quando colei che deve partorire partorirà’. Il Vangelo di Matteo narra la nascita di questo figlio, che si chiamerà Gesù, vale a dire il Salvatore. Questo figlio è un dono dello Spirito: ‘quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo’. Questo è il Figlio di Dio, l’Emmanuele, il Dio con noi: ‘Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa ‘Dio con noi”.
Ma la nascita di Gesù nella carne è stata possibile grazie al sì a Dio di una donna, Maria. Contempliamo, ora, questa giovane come è stata pensata e voluta da Dio per portare al mondo suo figlio. Oggi noi celebriamo la festa della sua nascita, atto importante nel piano salvifico, perché prepara la venuta nel mondo del Salvatore attraverso la disponibilità coraggiosa e fiduciosa di una ragazza, che la tradizione vuole figlia di Gioacchino ed Anna, persone credenti e timorate di Dio. Maria, nella sua persona, diventa il luogo accogliente dell’Altissimo; una novità incredibile. Infatti, per il popolo ebraico, ma anche presso tanti altri popoli, il luogo privilegiato della presenza di Dio è il Tempio con i suoi riti, sacrifici, solenni liturgie. Per la comunità cristiana, invece, il luogo privilegiato della presenza di Dio è un corpo: quello di Maria, prima, e quello di Gesù, poi, grazie all’accoglienza della donna di Nazareth della volontà del Signore. Così si esprime Andrea, vescovo di Creta, nel VI secolo: ‘in Maria il Creatore dell’Universo ha costruito il suo tempio, cosicché, in questo giorno la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore’. Comprendiamo, allora, come la nascita di Maria si pone come una linea di confine tra l’Antico e il Nuovo Testamento.
L’odierna celebrazione segna anche l’inizio di un nuovo anno pastorale, che sarà improntato alla riflessione, discussione e concretizzazione della nota pastorale ‘Generare alla vita di fede’, documento che ho annunciato ieri sera in occasione del pellegrinaggio diocesano.
Mi è caro ricordare anche l’inizio, in questo mese di settembre, dell’anno nuovo per i nostri fratelli ebrei, ai quali rivolgo un sincero e affettuoso augurio.
Concludo, affidando questa nostra Chiesa e questo nostro territorio alla protezione della Madonna di Monte Berico con queste parole:

Maria, Tu che sei la Madre
e l’icona perfetta della Chiesa,
popolo dell’alleanza e madre,
che genera a sua volta figli per Dio,
aiutaci a vivere il primato della carità,
condividendo con gli altri
la grazia dell’amore con cui siamo stati amati
dal Figlio Tuo, consegnato alla morte per noi.


Maria, Santa Madre di Dio
sotto la Tua protezione ci rifugiamo:
non respingere le nostre suppliche
nella necessità,
ma liberaci da tutti i pericoli,
Vergine gloriosa e benedetta,
e ottienici le grazie
che fiduciosi Ti chiediamo
per noi, per quanti amiamo,
per la Chiesa e per l’umanità intera.

 

+ Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza