INTERVENTO A CONCLUSIONE DEL CAMMINO DI PACE(Vicenza, chiesa cattedrale, 1 gennaio 2017)

         All’inizio di questo nuovo anno porgo i miei sinceri auguri di pace a tutti voi, fratelli e sorelle, bambini e bambine, che avete condiviso questo cammino di pace, nel primo giorno dell’anno civile 2017.
Insieme vogliamo porgere l’augurio di pace vera e autentica, a tutti i popoli e alle nazioni del mondo, ai Capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle comunità religiose e delle varie espressioni della società civile.
 
         Ora desidero sostare sul messaggio di Papa Francesco, in occasione della 50a giornata mondiale della pace, voluta da Papa Paolo VI già dal 1968. Il messaggio porta il titolo: “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”.
 

  • L’invito del Papa: «Facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita».
  • La nonviolenza deve diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme.
  • La nonviolenza attiva ha il suo fondamento in Cristo e nel suo Vangelo.
  • Lo stesso Mahatma Gandhi afferma di aver scoperto la nonviolenza leggendo il Vangelo.
  • Anche Gesù visse in tempi di violenza, il popolo ebraico viveva sotto il tallone dell’Impero Romano, la sua stessa esistenza era stata minacciata dalla furia omicida del re Erode (la strage degli Innocenti come continua anche ai nostri giorni!).
  • Gesù ci insegnò che il vero campo di battaglia in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano: «Dal di dentro, infatti, dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive» (Mt 7,21).
  • Nel nostro cuore alberga l’amore e l’odio, l’istinto di vita e di morte. È necessaria l’educazione, la formazione.
  • Gesù educò i suoi discepoli, predicò instancabilmente l’amore incondizionato di Dio che accoglie e perdona, e insegnò ad amare i nemici (Mt 5,44); impedì a coloro che accusavano l’adultera di lapidarla (Gv 8,1-11) e quando, la notte prima di morire, disse a Pietro di rimettere la spada nel fodero (Mt 26,52). È importante ricordare l’episodio avvenuto durante il processo a Gesù da parte del Sinedrio, il tribunale ebraico, quando una guardia lo percosse: «Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”».
  • Per i cristiani la nonviolenza non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona.
  • Il Vangelo dell’amate i vostri nemici (Lc 6,27) viene considerato “la magna charta della nonviolenza cristiana”, che non consiste nell’arrendersi al male ma nel rispondere al male con il bene (Rm 12,17-21).
  • La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di una resa, di un disimpegno e di una passività, ma in realtà non è così.
  • Basti pensare alla forza della nonviolenza nei cristiani nei confronti dell’Impero Romano, ai risultati ottenuti da Gandhi in India, da Martin Luther King in America, alle donne liberiane che hanno organizzato incontri di preghiera e di protesta nonviolenta, ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della Seconda guerra civile in Liberia. Non dimentichiamo il decennio epocale conclusosi con la caduta dei regimi comunisti in Europa, anche ad opera del ministero e del magistero di San Giovanni Paolo II.
  • Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale educare il cuore delle persone, in primo luogo all’interno della famiglia, dove si impara a superare i conflitti con il dialogo, il rispetto, la responsabilità, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono.
  • La nonviolenza deve cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all’intera famiglia umana.
  • La Chiesa deve accompagnare ogni tentativo di costruzione della pace attraverso la nonviolenza attiva e creativa.
  • Per questo è sorto il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza