LITURGIA FUNEBRE PER DON BONIFACIO DALLA PAOLA(Chiesa parrocchiale di Praissola, giovedì 15 maggio 2014)


Siamo qui raccolti per consegnare all’infinita misericordia di Dio Padre il nostro fratello presbitero don Bonifacio Dalla Paola, che il Signore ha chiamato a Sé martedì scorso, dopo un periodo di malattia e di sofferenza.


 


         Don Bonifacio fu ordinato sacerdote il 29 giugno del 1947 mediante l’imposizione delle mani del vescovo mons. Carlo Zinato. Iniziò il suo ministero pastorale come vicario cooperatore a Longare. Dopo solo sei anni fu nominato parroco a san Rocco di Tretto per dodici anni, parroco a Caldogno per ventisei anni e parroco a Volpino per otto anni. Negli anni successivi fu collaboratore pastorale per il vicariato di San Bonifacio. Ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita presso il Centro Servizi ‘San Giovanni Battista’ di Soave.


 


         Abbiamo ascoltato la Parola del Signore tratta dal libro dell’Apocalisse:


         Ecco la dimora di Dio con gli uomini!


         Egli dimorerà tra di loro:


         essi saranno il suo popolo


         ed Egli sarà il ‘Dio con loro’.


         E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;


         non ci sarà più la morte,


         né lutto, né lamento, né affanno,


         perché le cose di prima sono passate‘ (Ap 21,3-4).


 


         La vita ci viene dal Signore, per Lui dobbiamo vivere: ascoltando la Sua voce, obbedendo alla Sua volontà. La morte, allora, diventerà l’atto supremo della vita. La morte si deve vivere come ha fatto Gesù, non subirla. La morte di Gesù è stato l’atto più alto della Sua vita, il più grande atto d’amore che l’umanità abbia mai conosciuto. Preparata e vissuta così, la morte non è la fine ma il compimento.


         Il testo dell’Apocalisse che abbiamo proclamato ci ammonisce che tutte le vicende, anche le più dolorose, come il lutto, il lamento, l’affanno e perfino la morte, non saranno le realtà ultime e definitive, ma apparterranno a realtà del passato: ‘le cose di prima sono passate‘. E in Cristo tutto sarà rinnovato: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose‘.


         Ma se è vero che la chiamata a partecipare alla vita e alla felicità di Dio è dono e grazia che ci viene dalla Pasqua di Cristo, è anche vero che alla grazia di Dio bisogna rispondere. E don Bonifacio, con il suo ministero pastorale, la sua fede e la sua carità ha cercato di rispondere con tutto se stesso al dono e alla grazia del Signore.


         Don Bonifacio ha celebrato l’Eucaristia ogni giorno per quasi sessanta sette anni. Quante volte ha messo in pratica la Parola del Signore, ascoltata ora nel Vangelo: ‘chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno‘.


 


         La vita del prete si può riassumere nella celebrazione della messa. Il sacerdote è maestro nella liturgia della Parola e continua ad esserlo quando ‘ nella catechesi, negli incontri con i giovani e gli adulti ‘ egli annunzia la Parola di Dio fatta propria nello studio, nella meditazione, nella testimonianza della vita. Anche dalla bara rivolta al popolo, egli continua ad essere maestro.


         Il sacerdote, nella liturgia eucaristica, consacra il pane ed il vino. Per la potenza della Parola e l’invocazione dello Spirito Santo, il pane ed il vino diventano il Corpo ed il Sangue di Cristo che il sacerdote offre al Padre e ai fratelli nella Comunione eucaristica.


         Il prete dice: ‘Questo è il mio corpo che è dato per voi‘, si immedesima nella persona di Cristo, facendosi tutt’uno con Lui. Il sacerdote ‘ che celebra ogni giorno ‘ si impegna ogni giorno a donarsi per il servizio dei fratelli.


 


         La morte di una persona ‘ come la morte di don Bonifacio ‘ anche se giunge nella longevità, è sempre un fatto doloroso, è sentita come distacco; le lacrime, poi, sono sempre amare e non si possono trattenere quando muore una persona cara. La potenza del Signore, però, che cambia il pane ed il vino nel Suo Corpo e nel Suo Sangue, è capace di trasformare il lutto in gioia, la paura in speranza, il distacco in comunione più profonda con Dio e con la persona amata.


 


         Quanto è bella la vita di un prete, non per le sue doti o per gli uffici ricoperti nel suo ministero, ma perché ‘ come l’umanità di Gesù è stata la tenda in cui il Figlio di Dio ha abitato ‘ egli con la sua umanità, povera e piccola, proclama l’unica Parola che salva e rende attuale nell’Eucaristia la morte e la risurrezione di Cristo, perdona nel nome di Gesù, con il Suo cuore, i peccati degli uomini. E quanto più il prete è umile, tanto più lascia emergere solo la potenza di Cristo, e tanto più la sua vita è bella.


 


         Don Bonifacio è morto nel giorno in cui la liturgia della Chiesa celebrava la memoria della Beata Vergine Maria di Fatima. Noi lo affidiamo all’intercessione della nostra Madonna di Monteberico, perché ‘ insieme agli angeli e ai martiri ‘ lo accompagni a Dio Padre, nella Sua dimora di luce e di pace.


 


         E tu, don Bonifacio, prega per noi, per le comunità che hai servito con tanto amore e dedizione. Prega il Signore della messe perché doni alla Sua Chiesa la gioia di numerose e sante vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al sacramento del matrimonio. Amen!


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza